Politica
Violenza sulle donne: domani seconda raccolta firme AANC/FdI per il dispositivo salvavita

Secondo appuntamento domani mattina alle 10.00 in Corso Libertà per poter aderire alla raccolta firme lanciata da quattro promotrici appartenenti al centrodestra, ovvero Rosanna Oliveri (L’Alto Adige nel Cuore e appartenente alla Commissione provinciale Pari Opportunità), Barbara Pegoraro (L’Alto Adige nel Cuore e consigliera di circoscrizione Piani Rencio), Cristina Barchetti (Fratelli d’Italia) e Evi Matala (Riformisti e Conservatori).
La richiesta, indirizzata alla Giunta provinciale, è chiara e semplice: la dotazione di un dispositivo salvavita con geo-localizzatore collegato alle Forze dell’Ordine per tutte le donne che hanno fatto denuncia di violenza fisica o vittime di Stalking.
In modo che con una semplice pressione del dito possano chiamare le Forze dell’Ordine senza essere scoperte dall’aggressore.
Per comprendere meglio di cosa si tratta, abbiamo intervistato l’ideatrice dell’iniziativa, Rosanna Oliveri.
Il problema della violenza sulle donne è molto complesso. Pensa davvero che con questo semplice dispositivo, si possa risolvere la questione?
“Certamente è un problema molto complesso che dipende da tanti fattori: incertezza e inadeguatezza della pena e fattori culturali sono soli alcuni aspetti da dover affrontare urgentemente. Il dispositivo è solo una piccola misura che però può aiutare concretamente le donne che si trovano in una situazione in cui vengono minacciate costantemente da una persona che si è trasformata nel loro peggiore incubo. Questo dispositivo certamente non sostituisce la nostra richiesta di certezza e inasprimento della pena per l’aggressore. Sono tanti i fattori che possono aiutare le donne a non subire violenza”.
Il dispositivo prevede di poter poter chiedere aiuto alle Forze dell’Ordine nel momento in cui si vede l’aggressore, ma cosa succede quando si viene aggredite alle spalle?
“Purtroppo il dispositivo non è risolutivo di tutte le forme di violenza. Abbiamo pensato però alle vittime di Stalking e violenza domestica in cui le dinamiche sono abbastanza ripetitive: l’aggressore in moltissimi casi è una persona molto conosciuta dalla donna e prima si avvicina per parlare, anche se spesso più che parlare si tratta di un monologo di accuse e offese verso la donna e poi aggredisce anche fisicamente”.
Non crede che debba valere anche per gli uomini e non solo per le donne?
“Certamente. Abbiamo pensato alle donne perché sono molto spesso degli uomini, vittime di violenza domestica o di Stalking, ma ciò non toglie che se un uomo si trova in questa situazione deve poterne usufruire”.
Esistono già delle app per il cellulare che basta premere e si chiama automaticamente le Forze dell’Ordine proprio per casi come questi da Lei descritti. Non bastava?
“No, non bastava perché in questi casi tirare fuori un cellulare può fare innervosire parecchio l’aggressore che si sente minacciato e può diventare ancora più violento”.
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