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Violenza di genere e doppiopesismi culturali: cosa succede quando la vittima è l’uomo?

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Il 25 novembre, proprio nella giornata contro la violenza sulle donne si è consumata l’ennesima tragedia, questa volta però, ai danni di un uomo di 44 anni.

A Rieti, una donna di origini brasiliane dà fuoco al marito dopo l’ennesima lite.

Sono le 22:30 quando l’uomo allerta la polizia, preoccupato del fatto che la moglie sia andata via portando con sé i loro due figli. La donna intanto, sta riempiendo delle taniche di benzina, che una volta tornata a casa getterà sul marito dandolo alle fiamme e riportando lei stessa gravi ustioni.

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Sebbene le urla abbiano attirato l’attenzione del vicinato che ha prontamente contattato i soccorsi, non c’è stato nulla da fare per il coniuge, mentre i due bambini fortunatamente sono rimasti illesi.

Sì: durante la giornata nella quale si combatte la violenza sulle donne, una donna arde vivo il proprio marito dopo una lite.

I più importanti giornali d’Italia hanno riportato la notizia questa mattina, sotto la quale troviamo commenti aberranti, più da parte di donne che di uomini. Alcuni di questi recitano “Io darei una medaglia a quella donna” oppure ancora “Fossi in te mi vergognerei di difendere uno str**” (insulto riferito alla vittima), o “Avrà avuto le sue buone ragioni”. Un uomo commenta “Preferisco che sia un uomo a finire al cimitero che l’ennesima donna”, uno dei peggiori “Bene, un coglionicidio”.

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Questo giustificare un omicidio premeditato, ci dimostra come la campagna perpetrata in questi anni contro la violenza sulle donne, altro non abbia fatto che legittimare il gentil sesso a perpetrare le peggiori violenze sugli uomini, ai quali, anche da vittime, viene data la colpa.

Le persone che si accaniscono contro la vittima, addirittura gioendo per la morte di quest’ultima sono, con ogni probabilità, le stesse che mentre quest’uomo veniva barbaricamente ucciso, si segnavano il viso di rosso per “Combattere la violenza”.

Sono le stesse persone che, giustamente, dicono ‘Non è la minigonna a chiamare lo stupro ma lo stupratore’ e poi commentano un caso di spietato omicidio ‘Povera donna, chissà com’era stanca’ riempiendosi la bocca e la mente di doppiopesismo che condanna l’uomo a prescindere.

L’uomo che, seppur innocente ha come unica colpa quella di essere nato tale, e deve pagarla cara per secoli di società patriarcale, secondo il pensiero di questo genere di persone.

Questi commenti ci mostrano come in Italia, nel 2019, esistano morti di serie A e di serie B, facendoci dimenticare che la violenza è violenza, e va condannata sempre. Perché uomo o donna che sia, il carnefice non è mai vittima“.

Il contributo per La Voce di Bolzano è di Emma Castellucci.

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