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Vandalismo e aggressività: le motivazioni di un disagio profondo

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Ultimamente sentiamo parlare sempre più di vandalismo, ma sappiamo veramente chi è un vandalo?

I Vandali erano una popolazione germanica dell’inizio del V secolo d. C. Come altri popoli non distruggevano per il piacere di farlo, ma per necessità di conquista.

Il termine vandalo comincia ad essere utilizzato nel senso moderno solo durante la rivoluzione francese. Indica chi sfregia un bene (privato/pubblico) senza alcuna ragione, per il puro gusto di farlo.

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Il vandalismo è la tendenza a danneggiare o distruggere beni materiali/immateriali, senza alcun motivo logico apparente.

Sembrerebbe anzi che l’autore non ne apprezzi il valore.

Queste azioni in realtà avvengono su beni che il vandalo riconosce (consciamente o inconsciamente) come “superiori” per bellezza o valore, al punto da farlo sentire in una condizione d’inferiorità. Distruggendoli, spera quindi di annullare o diminuire (almeno momentaneamente) questa sensazione. In questi anni, si è purtroppo notato un incremento di atti vandalici da parte dei giovani.

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Perché il vandalismo? Devianza, noia e vandalismo sono sempre esistiti.

Crescere circondati da un clima di violenza è il punto di partenza per sviluppare comportamenti di questo tipo. Dietro queste condotte vi è però qualcosa di più complicato di una semplice mancanza di educazione o di valori. C’è un disagio profondo, spesso dovuto al sentirsi costantemente irascibili ed irritabili.

Le origini sono spesso la noia ed incapacità nel gestire autonomamente e costruttivamente la solitudine. Questo porta a unirsi in un branco e, sotto la guida di un leader, dare vita ad azioni distruttive.

In altri casi, il vandalismo è l’espressione della difficoltà a contenere la rabbia o un eccesso di energie. Sfogarsi sugli oggetti, a volte con un contenuto simbolico legato al potere (opere d’arte, banche, beni di lusso etc), è l’unico modo che conoscono e che provoca sollievo. In alternativa, il vandalo potrebbe rivolgere l’aggressività verso se stesso.

In ogni caso, gli atti vandalici nascondono quasi sempre un disagio molto profondo, che sfocia in un’esplosione di violenza incontrollata. A innescare la miccia molto spesso è anche un sentimento di odio, derivante da invidie, gelosie e desideri di vendetta per aver subito dei torti.

Molto spesso il vandalo è una persona che a scuola ha vissuto forme di prevaricazione come il bullismo e che, anche da adulto, continua a vivere questi problemi sotto forma di mobbing da parte di colleghi e superiori.

Sempre più spesso si registrano casi in cui il vandalo è uno stalker: se il persecutore non riesce a sfogare la propria violenza sulla vittima, distruggerà gli oggetti che le appartengono, dall’automobile all’abitazione.

Il vandalismo non è attribuibile solo alla tecnologia; i cambiamenti da essa indotti nelle comunicazioni e relazioni hanno solo contribuito a sfaldare altri punti di riferimento, che nella società odierna possono mancare.

Il vandalismo può essere di vario tipo: informatico (defacement, DDOS); delle opere d’arte; sulla natura (tra cui la piromania); sociale (es teppismo e bullismo).

Si è già parlato spesso di bullismo quindi non mi dilungherò troppo. Il bullismo si basa su tre principi: intenzionalità. persistenza nel tempo. asimmetria nella relazione. Questo comportamento di tipo violento e intenzionale, sia fisico che psicologico, oppressivo e vessatorio, è ripetuto nel corso del tempo e attuato nei confronti di persone considerate dal “bullo” come bersagli facili e/o incapaci di difendersi.

È un’azione intenzionale eseguita al fine di arrecare danno alla vittima, caratterizzata da uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce. Presuppone quindi la condivisione del medesimo contesto deviante. Gli effetti del bullismo possono essere gravi e permanenti.

Solitamente si usa la parola “bullismo” per riferirsi a fenomeni di violenza tipici degli ambienti scolastici e giovanili, ma lo si può trovare anche in altri contesti (ad es: il mobbing in ambito lavorativo; il nonnismo nelle forze armate; l’omofobia; …).

Il collegamento tra bullismo e violenza ha attirato una forte attenzione dopo il massacro della Columbine High School nel 1999, in cui due ragazzi armati di fucili e mitragliatori uccisero 13 studenti e ne ferirono altri 24 per poi suicidarsi.

L’Anti-Bullying Centre at Trinity College di Dublino è intenta ad approfondire le conseguenze del bullismo sugli aggressori stessi, sia minorenni che adulti, i quali sono più soggetti a soffrire di disturbi quali depressione, ansia, bassa autostima, alcolismo, autolesionismo ed altre dipendenze.

Con il termine violenza (etimologicamente: “che vìola”, che oltrepassa il limite della volontà altrui) s’intende un atto volontario, un abuso di forza esercitato da parte di una o più persone. La vittima è spinta ad agire contro la sua volontà. Gli effetti sono diretti ed indiretti. Non necessariamente implica un danno fisico (es armi), ma può essere espressione di violenza verbale o psicologica (ricatti, intimidazioni, minacce). Esempi di violenza non fisica sono: minaccia; plagio.

L’aggressività è una forma d’interazione sociale, in cui troviamo l’intenzione d’infliggere un danno (o spiacevoli conseguenze) a un altro individuo. È un fenomeno complesso, che rientra nelle problematiche legate al manifestarsi della violenza.

Le dinamiche psichiche e biologiche che conducono ai conflitti violenti tra le persone, il loro legame con gli istinti primari sono questioni che da due secoli psicologi e altri studiosi analizzano e che solo recentemente si stanno chiarendo. A qualsiasi età, l’aggressività può nascere da una grave sofferenza interiore causata da traumi psichici o prolungate situazioni di stress.

In questi casi viene ad alterarsi, a volte per breve tempo, altre volte in modo duraturo, il rapporto con gli altri e il mondo nel suo complesso.

In psicologia ed in altre scienze sociali e comportamentali, con “aggressività” ci si riferisce alla manifestazione di comportamenti che hanno come scopo quello di causare danno o dolore ad altri da sé. L’aggressione può attuarsi sia sul piano fisico che verbale.

In breve

Il vandalismo? All’origine un vuoto da colmare. Dietro questi comportamenti, generalmente vi è un disagio interiore.

Rabbia, noia e solitudine possono spingere ad atti estremi. Non tutti gli atti di vandalismo/violenza/aggressività sono apparentemente gratuiti. Ovviamente, non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma possiamo cercare di prestare attenzione e sensibilità anche nel riconoscere i segnali.

La prevenzione è la migliore “arma” in commercio a nostra disposizione.

Il contributo per La Voce di Bolzano è della Dott.ssa Martina Valentini, Psicologa e Psicoterapeuta.

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