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Alto Adige

Toponomastica troppo italica? Guardiamo alla storia e cancelliamo il messaggio anti italiano

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Sta già sollevando polemiche l’iniziativa degli Schuetzen sudtirolesi che con un blitz nella notte tra il 15 e il 16 agosto hanno letteralmente tappezzato i cartelli dei Comuni altoatesini, ben 600 a partire da Salorno, con adesivi riportanti la scritta “DNA seit 97 Jahren – Deutsch nicht amtlich“, ovvero “Tedeschi nel DNA da 97 anni – il tedesco non è la lingua ufficiale”.

Recita il comandante regionale degli Schuetzen Jürgen Wirth Anderlan in un video che questa mattina rivendicava l’atto di protesta contro l’invasione italiana del Sudtirolo: “I toponimi tedeschi cresciuti storicamente sono stati incollati su circa 600 tabelloni: #DNA dal 97J (tedesco non ufficiale da 97 anni). Con questa azione, l’Associazione vuole richiamare l’attenzione della popolazione sull’ingiustizia (dell’invasione ndr) iniziata nel 1922 e che continua ancora oggi.

Per 97 anni il problema della toponomastica è rimasto irrisolto. Sei su un’altalena, ti stai muovendo, ma non puoi andare oltre. Anche le associazioni turistiche e gli uomini d’affari spargono sale su questa ferita aperta della storia del nostro Paese, continuando l’opera del prescelto Tolomei con ulteriori nuove invenzioni pseudo-italiane.

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Gli ultimi 100 anni hanno plasmato l’Alto Adige, è una storia dolorosa ma allo stesso tempo di successo. Due guerre mondiali, oppressione e assimilazione, opzioni, bombe e tortura. Eppure oggi siamo un sistema di successo economico in cui tre gruppi etnici convivono pacificamente. Ma non può essere che per una tolleranza esagerata nei confronti di un altro gruppo etnico e per amore della convivenza pacifica, l’etnia tedesca debba accettare tutto.

Prendiamo la Svizzera come nostro modello, facciamo in modo che gli italiani siano italiani, i tedeschi tedeschi tedeschi e i ladini ladini. Non ci sono nomi tradotti arbitrariamente e non si ricade da nessuna parte anche sui nomi creati arbitrariamente. Rispettiamoci a vicenda e continuiamo ad essere orgogliosi sudtirolesi. Per raggiungere questi obiettivi abbiamo bisogno di politici che abbiano il coraggio di prendere in futuro decisioni dove i crimini culturali e il fascismo non hanno posto e che trasformano il DNA (tedesco non ufficiale) in RM (rispettoso l’uno con l’altro)” conclude il Landeskommandant.

Come riportato da Corrado Poletti nel breve video allegato a questo articolo, le vicende storiche dell’Alto Adige vengono definite storia del Sudtirolo, anche se storicamente con questo termine si indicava anche il Trentino o il Trentino-Alto Adige.

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Troviamo un breve excursus storico anche in internet, dove in maniera molto semplice e comprensibile a tutti, si spiega che “l’Alto Adige, in antichità abitato da popolazioni di origine retica, fu conquistato nel 15 a.C. dai romani, che imposero la loro cultura. Dopo il crollo dell’Impero romano d’Occidente nel 476, la zona passò al Regno d’Italia di Odoacre, poi agli ostrogoti, ai bizantini, ai longobardi e infine ai franchi, entrando a far parte del Sacro Romano Impero.

In seguito, il territorio subì un lungo processo di germanizzazione, soprattutto ad opera dei baiuvari. Nell’XI secolo, il suo territorio fu spartito dalla dinastia salica fra i principi vescovi di Trento, Bressanone e Coira. Il loro potere fu poi gradualmente eroso dalla contea del Tirolo, nata sotto i conti Albertini a partire dagli inizi del XIII secolo e poi passata dal 1363 alla casata degli Asburgo, seguendone le sorti.

Tra il 1810 e il 1814 la parte meridionale e quella orientale della provincia appartennero al Regno d’Italia napoleonico come parte del Dipartimento dell’Alto Adige e Dipartimento della Piave. Nel 1814 l’Alto Adige, in quanto parte del Tirolo, passò assieme al Trentino all’impero austriaco e nel 1867 all’Austria-Ungheria. Alla fine della prima guerra mondiale, a seguito della sconfitta dell’impero austro-ungarico, il territorio venne annesso al Regno d’Italia.

Dopo la seconda guerra mondiale, il territorio in base all’Accordo di Parigi del 1946 siglato fra l’Italia e l’Austria, rimase sotto la giurisdizione dello stato italiano, che riconobbe nella costituzione repubblicana del 1948 i diritti specifici di tutela della minoranza germanofona, concedendo, allo scopo, lo status di regione autonoma al Trentino-Alto Adige (analogamente a quanto fatto in altre quattro regioni).

Nel 1972 l’accordo, dopo l‘internazionalizzazione della questione sudtirolese dinnanzi l’ONU, venne aggiornato ed ampliato con l’istituzione della provincia autonoma di Bolzano, con ampie competenze e ambiti di autogoverno.

Sul territorio altoatesino, che fu segnato da una forte politica di italianizzazione durante l’epoca fascista e da episodi di terrorismo secessionista da parte del Befreiungsausschuss Südtirol (BAS) nel secondo dopoguerra, coesistono in modo pacifico, seppur non esente da tensioni, popolazioni di lingua tedesca, italiana e ladina“.

Tuttavia, il territorio rimane e rimarrà sotto la giurisdizione della Repubblica italiana, in un’area che resta lontana culturalmente e politicamente dal modello svizzero. Non sarebbe ammissibile dunque una protesta che parla di “eccessiva italianizzazione della toponomastica e del territorio della provincia di Bolzano“, né sarebbe ipotizzabile una suddivisione in cantoni che andrebbe inevitabilmente a “ghettizzare” le tre etnie italiana, tedesca e ladina.

Gli Schuetzen altoatesini hanno annunciato che il gesto è stato meramente simbolico e che gli adesivi apposti per protesta a copertura solo della denominazione tedesca dei toponimi verranno presto rimossi.

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