Arte e Cultura
Teatro di S. Giacomo: emozioni intense il 21 maggio con «Agosto 1957 – Eiger: l’ultima salita»

Una vicenda vera, un dramma della montagna trasposto in performance teatrale. Ha per titolo «Agosto 1957 – Eiger: l’ultima salita» ed è una proposta delle Sezioni CAI di Bolzano e Laives in collaborazione con il Centro culturale San Giacomo.
L’appuntamento è per venerdì 21 maggio 2021 al Nuovo Teatro di S. Giacomo di Laives, con inizio alle ore 20 e ingresso gratuito. Requisiti di accesso sono la mascherina FFP2, il coronapass e la prenotazione obbligatoria via mail a culturasangiacomo@gmail.com oppure a cailaives@cailaives.it.
Liberamente ispirato alla vicenda degli alpinisti Claudio Corti e Stefano Longhi, il lavoro verrà rappresentato dalla compagnia di Lecco ‘Lo stato dell’arte’, nell’interpretazione di Alberto Bonacina e con musiche dal vivo di Sara Velardo. Drammaturgia di Mattia Conti; regia di Alberto Bonacina.
È l’agosto 1957 quando i lecchesi Claudio Corti e Stefano Longhi decidono di rincorrere un sogno: essere i primi italiani a conquistare la mitica e famigerata Parete Nord dell’Eiger. Ci troviamo quindi nell’Oberland Bernese, in Svizzera, e stiamo parlando di una bastionata rocciosa dal fascino sinistro.
Non avendo altre vette davanti è uno dei punti più esposti delle Alpi ai fronti meteorologici provenienti da nord e da nord-ovest, che causano improvvise tempeste dagli effetti devastanti per chi si trova in parete. Inoltre è continuamente attraversata da scariche di massi, neve, ghiaccio e cascate d’acqua; è martoriata dalle slavine col brutto tempo e dalla caduta di pietre appena fa caldo. Un insieme di fattori che rende la sua salita unica e insidiosissima.
Alla cordata dei due italiani si affianca quella formata da due scalatori tedeschi; si procede in una progressione lenta, condizionata per l’appunto da scariche di sassi e ghiaccio. Una scalata che si concluderà in tragedia. Dei quattro alpinisti, solo Corti sarà salvato. Il corpo senza vita di Longhi rimarrà appeso alla Parete Nord per quasi due anni: una sorta di macabra attrazione e al tempo stesso un monito.
È appunto questa la storia che lo spettacolo intende raccontare: uomini che rincorrevano un sogno e si sono ritrovati dentro a un incubo. Il punto di vista della narrazione sarà quello dello scalatore Longhi, il quale trascinerà il pubblico in una dimensione onirica dove tempo e spazio perderanno di significato. Lo farà in una chiave originale, senza pietismo né sconti, dando spazio a pensieri e ad intime emozioni che, c’è da scommetterci, non lasceranno insensibile lo spettatore.
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