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Storico accordo alla COP28: per la prima volta si chiede la fuoriuscita dei combustibili fossili

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In un importante passo avanti per affrontare la crisi climatica, i rappresentanti di 197 Paesi, insieme all’Unione europea, hanno ratificato l’ultima bozza presentata dal presidente della Cop28, Sultan Al Jaber. Questo accordo segna un punto di svolta storico, poiché introduce il concetto di “transizione” dai combustibili fossili, sebbene il precedente impegno per il phasing out, ovvero  l’abbandono graduale degli idrocarburi, sia stato attenuato.

Sultan Al Jaber ha aperto la sessione plenaria dei delegati sottolineando che questa trasformazione è un obiettivo condiviso che coinvolge tutti i partecipanti, affermando: “Abbiamo le basi per la trasformazione“.

Il documento, definito come “di compromesso“, è il risultato di consultazioni tra le parti, necessarie dopo che una versione precedente era stata giudicata “deludente” da molti Paesi. Questo aveva causato una frattura con un gruppo di nazioni dell’OPEC, tra cui Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait e Russia, che si erano opposte alla proposta di abbandonare le fonti fossili.






La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, iniziata il 30 novembre, si è ufficialmente conclusa il 12 dicembre. Tuttavia, le negoziazioni sono proseguite tra i delegati dei vari Paesi in assenza di un accordo definitivo.

Riguardo al contenuto dell’accordo, è degno di nota che per la prima volta in un testo della Conferenza delle parti è menzionato esplicitamente il termine ‘combustibili fossili’. Tuttavia, la formula del phasing out è stata sostituita con l’espressione ‘transitioning away’ (fuoriuscita graduale).

Il punto 28 della bozza, composta da 21 pagine, riconosce “la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas serra in linea con il percorso degli 1,5 gradi” e invita le parti a contribuire agli sforzi globali, rispettando gli impegni dell’accordo di Parigi,  adottando modalità determinate a livello nazionale.

Tra le azioni concrete indicate nell’accordo vi è anche la richiesta di triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale entro il 2030, oltre a raddoppiare la media globale del tasso annuo di efficienza energetica. Si esorta anche a accelerare la riduzione dell’energia prodotta da carbone non abated, cioè senza tecnologia di cattura e stoccaggio, promuovendo simultaneamente sforzi globali verso sistemi energetici a zero emissioni nette e l’uso di combustibili a zero e a basso contenuto di carbonio entro la metà del secolo.

Insomma, non si tratta di  un “transition away”, ovvero  una fuoriuscita da gas, petrolio e carbone. Una formula più soft che però segna un momento storico: per la prima volta, dopo 30 anni di negoziati, si mette nero su bianco chiaro e tondo che è iniziata la fine dell’era dei principali responsabili della crisi climatica.

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