Politica
Scaldacollo, la protesta: “700mila euro tolti agli ospedali”. E spunta il giallo parentela sulla produzione
300mila bandane di blanda copertura contro il contagio, per una spesa che pare si aggiri sui 700mila euro a carico (parziale o totale si vedrà) dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige.
Tutto questo, per offrire gratuitamente ai cittadini un indumento che in qualche misura può essere d’aiuto nel limitare la diffusione del virus, anche se tutti sanno che non ha certamente la stessa efficacia scientificamente comprovata delle mascherine.
Dopo la presa di distanza della Lega dall’iniziativa dell’Asl locale (Scaldacollo: code ai giornalai, la Lega si dissocia. “Soldi tolti all’emergenza, rischio aumento contagio”), profondo disappunto arriva anche dai rappresentanti del Team Koellensperger.
“Ma non bastava dire ai nostri cittadini di usare un qualsiasi fazzoletto di cotone che tutti hanno in casa? Anziché indurli, in barba alle continue esortazioni, di stare a casa ed evitare assembramenti, di fare la file per prendersi un inutile pezzo di stoffa? E con il rischio che chi indossa lo scaldacollo si senta protetto e quindi indotto ad un comportamento meno attento del dovuto“, tuonano.
La vicenda peraltro si arricchisce di altri elementi che andranno ulteriormente approfonditi e per questo Il Team K ha già depositato un’interrogazione: “L’assessore alla Sanità Thomas Widmann – dicono – è il cugino dei fratelli Christoph e Heirich Widmann, titolari della TEXmarket, la ditta incaricata dall’Azienda sanitaria di confezionare gli scaldacolli da distribuire gratuitamente” (leggi Coronavirus: TEXmarket, 150.000 bandane prodotte a tempo di record).
La teoria è sostenuta, oltre che da Paul Koellensperger e soci, anche dalla stampa tedesca in un articolo pubblicato da Salto.bz che potete leggere qui. Del resto, l’albero genealogico della famiglia Widmann viene ricostruito anche in un delizioso pezzo del Suedtiroler Wirtschaftszeitung dal titolo Die vier Widmänner.
Oltre a tutte le magagne e i ‘qui pro quo’ prodotti in quantità industriale negli ultimi mesi dall’Azienda sanitaria locale, non poteva dunque mancare il giallo della parentela sulla produzione degli inutili gadget. E sarebbero circa 700mila euro (pubblici) di spesa per il blando protettivo, dicevamo, mentre negli ospedali si vanno ad esaurire le scorte di mascherine e tute integrali anti contagio.
“L’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige ci ha contattato chiedendoci una fornitura urgente di bandane. Non capita spesso di poter dare un contributo così importante al proprio territorio: fare tutto il possibile per rispondere a questa richiesta è stato una logica conseguenza”, ha raccontato alla stampa Christoph Widmann, che insieme al fratello Heinrich e al cognato, il commerciante tessile di Bolzano Peter Stadler, è come già accennato il proprietario dell’azienda.
Proprio per l’occasione, nello stabilimento di Timisoara, in Romania, dove TEXmarket produce articoli sportivi dal 1993, è stata riorganizzata l’attività, dedicando gran parte della produzione alla fabbricazione delle bandane mentre per il trasporto dalla Romania a Bolzano, la TEXmarket si è affidata successivamente ad un corriere privato per il rischio troppo alto di veder bloccati i prodotti alla frontiera.
Nelle ultime settimane abbiamo assistito a molti casi di aziende e realtà private altoatesine che si sono offerte di prestare il proprio aiuto, sostenendo con donazioni di vario tipo il sistema sanitario locale e le associazioni di volontariato. Gratuitamente.
Lo scaldacollo, secondo l’Asl Alto Adige, è un presidio che può aiutare a limitare il contagio, ma non è sicuramente un presidio medico riconosciuto per la protezione della bocca o delle vie respiratorie. Quindi marginalmente utile, trascurabile, non indispensabile. Ma pagato una cifra definita e, da come si sostiene, in odore di conflitto parentale.
Ma andiamo oltre. Come hanno ben fatto notare anche i rappresentanti altoatesini del Carroccio, la decisione di fornire gli scaldacollo sarebbe azzardata per il rischio di assembramento nei punti vendita presso i quali essi, dal 21 marzo, possono essere ritirati gratuitamente, favorendo così il contagio, ma anche perché quanto investito nell’operazione di blanda prevenzione avrebbe potuto essere destinato ad altre forme di sostegno ai cittadini nella specifica situazione di emergenza.
“Utilizzare le bandane e perfino le mascherine è utile soprattutto per chi è già ammalato, non tanto per tutelare chi è sano – sostiene inoltre Franz Ploner del Team K, consigliere provinciale e medico -. Non esiste evidenza scientifica che una mascherina chirurgica o uno scaldacollo ci protegga in modo efficace da un’infezione; mentre invece potrebbe dare, a chi lo indossa, un sensazione di sicurezza del tutto fuorviante, inducendo a comportamenti meno responsabili.
Per questo motivo voglio ricordare ai cittadini in modo energico di non tralasciare le norme sanitarie primarie consigliate dalla WHO che sono le distanze di sicurezza, lavarsi le mani, ridurre i contatti sociali, ecc. Lo scaldacollo perde la protezione appena diventa umido; inoltre bisogna lavarlo continuamente”.
La distribuzione di un gadget gratuito nelle edicole e nelle tabaccherie, nell’ordine delle centinaia di migliaia di pezzi, ha in effetti suscitato ulteriori perplessità, dato che tutte le autorità pubbliche si sforzano da giorni di sottolineare l’importanza di restare a casa e di uscire solo per necessità inderogabili.
Ecco una testimonianza diretta di un addetto ai lavori, Luciano Giacomi, edicolante di piazza Gries: “Regalare delle bandane ha fatto in modo che tantissime persone siano uscite di casa per ritirare l’omaggio, che oltretutto offre una protezione molto limitata. Tutto questo incentiva la gente ad uscire perché si sente protetta. Grazie del pensiero ma è sbagliato sia il momento che il messaggio“.
Infine Paul Köllensperger, che ha depositato un’interrogazione per fare luce sull’intera vicenda: “Il Consiglio provinciale è chiuso ma si continua a lavorare, e l’opposizione continua a vigilare sull’operato della Giunta. Questa vicenda, se confermata nei termini descritti dalla stampa tedesca, sarebbe davvero odiosa, in un momento tanto difficile per tutti i cittadini dell’Alto Adige. Mentre negli ospedali inizia a mancare l’essenziale, qui si perdono tempo e soldi per azioni poco trasparenti e di dubbia utilità”.
Un bel guaio, l’ennesimo pare, per la Asl. E per concludere con l’ironia che da sempre contraddistingue le nostre pubblicazioni, potremmo dire che se il direttore generale dell’Azienda sanitaria altoatesina Florian Zerzer, assieme all’assessore provinciale Widmann, si fossero messi a regalare gratuitamente alla popolazione coloratissimi boa di struzzo a posto degli scaldacollo, una volta scoperta la poca utilità dell’iniziativa forse avrebbero suscitato più simpatia. Il nostro Bellerofonte Fabrizio Pollinzi, nella sua inarrivabile creatività, li ha immaginati proprio così:
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