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Italia ed estero

Salario minimo bocciato, il Cnel sta con il Governo: “Meglio i contratti collettivi”

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Immagine di repertorio
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Ormai è passato del tempo da quando la premier Meloni aveva dato l’incarico di una proposta contro il lavoro povero.

Per una parte del Governo, la soluzione era «contrattazione» e ieri, 12 ottobre il presidente del CNEL (un organo consultivo del parlamento che sta per Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro) ha dato ragione alla proposta del Governo Meloni, spiegando anche le conseguenze dell’introduzione di un salario minimo legale in Italia, ossia di una soglia minima.

In poche parole il documento spiega che il salario minimonon risolverebbe» la questione del lavoro povero, ma che per garantire dei minimi adeguati è augurabile un ruolo maggiore per la contrattazione collettiva, ossia del rapporto tra sindacati e le associazioni dei datori di lavoro. Secondo Brunetta la soluzione al lavoro povero è «contrattazione, contrattazione, contrattazione”. Questa chiaramente non è una valutazione vincolante, ma ha un forte significato politico visto che arriva dopo mesi in cui il dibattito sul salario minimo era stato molto acceso.






Se già a inizio luglio, le opposizioni avevano depositato in Parlamento una proposta di legge per l’introduzione di un salario minimo a 9 euro l’ora, l’elaborazione del Cnel sembra spegnere un po’ questa speranza.

Essendo un organo imparziale, il documento del CNEL cerca di rispondere alla domanda se, in base alla legge europea, l’Italia debba dotarsi di un salario minimo.



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