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Benessere e Salute

Running Amok, aggredire dal nulla: sindrome etnopsichica o semplice esplosione di violenza criminale?

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Ciclicamente tornano all’attenzione delle cronache casi di soggetti che apparentemente dal nulla perdono il controllo di sé stessi aggredendo in maniera indiscriminata incolpevoli passanti o danneggiando proprietà altrui (vedi link a fondo pagina). Abbiamo chiesto al Dr Michele Piccolin, psicologo forense e referente dell’Associazione Italiana di Psicologia Giuridica per il Trentino Alto Adige, quali sono i meccanismi, le peculiarità e le conseguenze di questo particolare fenomeno.

Gentile dr Piccolin, alla luce del recente episodio di immotivata esplosione di aggressività e violenza avvenuta in provincia cosa si sente di commentare?

Di fronte a tali accadimenti un processo adeguato di valutazione e comprensione caldeggerebbe l’analisi delle peculiarità del singolo caso da parte di un esperto psicoforense, onde ottimamente determinare la presenza o l’assenza di volontarietà e di consapevolezza delle azioni compiute. Rimane infatti oltremodo importante distinguere con efficacia i casi di franco disturbo mentale da quelli condannabili e punibili come comuni aggressioni.

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Ma cosa accade a tali soggetti? Esiste una condizione patologica che può realmente innescare tale tipo di comportamenti?

Nella letteratura psicopatologica ed etnologica i soggetti colpiti da furia indiscriminata e transitoria non sono affatto una novità, al punto da aver meritato anche un nome: Amok. Tale peculiare sindrome etnopsichiatrica trova una sua collocazione anche nel DSM V, il manuale occidentale di classificazione dei disturbi psichici. Essa si presenta solitamente come un episodio dissociativo, caratterizzato da un periodo di incubazione spesso caratterizzato da ritiro sociale e destrutturazione comportamentale, precipitato da un evento stressante e a cui fa seguito una esplosione di comportamento violento, aggressivo, o anche omicida, diretto verso persone e oggetti.

Quali sono dunque le caratteristiche più frequenti di chi mostra tale particolare condizione?

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In diversi casi i soggetti, quasi sempre uomini e più frequentemente nella fascia tra i 30 e i 40 anni, hanno recentemente subito una perdita traumatica o hanno ricevuto quelle che ritengono essere delle gravi offese alla loro persona. Spesso sono stati dimessi da una istituzione, la loro istruzione è scarsa e provengono da un basso contesto socioeconomico. Circa il movente, paiono spinti dall’impressione di essere vittima di ingiustizie e sono spesso accompagnati da idee persecutorie e automatismi comportamentali, terminando di norma le loro azioni con amnesie lacunari ed importante esaurimento psicofisico.

Qual è l’interpretazione che le scienze psicoforensi forniscono del fenomeno?

Nelle culture di origine detti fenomeni erano in passato attribuiti all’influenza di spiriti malevoli o ad azioni di stregoneria, quindi con il passare del tempo l’interpretazione psicopatologica storicamente prevalente si orientò variamente verso il delirio febbrile, la schizofrenia, il delirio alcolico o altri aspetti di demenza cronica. Interpretazioni più attuali chiamano invece in causa l’ambito dei disturbi dell’umore, dei disturbi psicotici deliranti o particolari evoluzioni di disturbi post traumatici in associazione ad utilizzo di sostanze e a tratti di personalità peculiari.

Ma una condizione di tale tipo si può prevenire?

Può risultare tranquillizzante considerare come la sindrome di Amok sia statisticamente poco comune, tuttavia, i danni a livello psichico ed emotivo che provoca alle vittime, alle famiglie e alle comunità sono importanti e hanno un effetto duraturo. Poiché è spesso assai arduo fermare un attacco da una di queste persone senza rischiare la propria incolumità, la prevenzione è l’unico metodo per evitare il danno che provoca: una prevenzione che garantisca assistenza psicologica agli individui maggiormente a rischio, potendo al contempo monitorare celermente l’insorgere di condizioni critiche e permettendo interventi a protezione della popolazione.

Si ringrazia per la disponibilità il dr Michele Piccolin, psicologo forense e Referente regionale dell’Associazione Italiana Psicologia Giuridica, consigliere dell’Ordine degli Psicologi della Provincia di Bolzano.

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