L’impertinente
Rimpatri e promesse: Salvini e il ritornello di “ognuno al suo Paese”

Pongo un quesito/riflessione aperto a tutti, con una premessa di un fatto accaduto a Torino oggi.
In sostanza un poliziotto è stato morso ad una falange da un tal Ifada Elvis, soggetto di nazionalità nigeriana, pluripregiudicato e richiedente asilo (quindi in attesa di risposta). Ma ovviamente ne potrei citare altre decine.
Con il neo decreto sicurezza la politica tuona “sarà rispedito immediatamente nel suo paese“. Almeno cosi è stato ripetuto e assicurato dal Ministro dell’Interno Salvini.
Fin li credo siamo tutti concordi nel rimpatriare soggetti che si sono macchiati di reati. Ma in realtà il rimpatrio avviene nell’immediatezza, o risulta un soggetto espulso (su carta) ma di fatto ancora circolante sul territorio italiano?
Nel caso specifico e da fonti del Viminale in realtà, sarà convocato dalla commissione territoriale per l’esame accelerato della sua richiesta di asilo, quindi si accetterà o ci sarà un diniego.
Poi sorge un altro problema e cioè il reato.
Il decreto sicurezza infatti prevede per il rimpatrio almeno una condanna in primo grado (visto che deve essere per legge processato) e con delle lungaggini processuali che ben conosciamo.
Poi abbiamo una Corte Ue che stabilisce: “il diritto d’asilo non decade anche in presenza di fatti gravi, se lo straniero rischia la vita o la persecuzione una volta rimandato nel paese di origine“.
Quindi si hanno già tre ostacoli non da poco, prima appunto di qualsiasi ipotetico e assicurato rimpatrio.
Detto questo non si possono dimenticare i labili o addirittura inesistenti accordi bilaterali internazionali, che portano a detenzioni parziali e provvisorie nei vecchi Cie, dai quali poi i cosiddetti irregolari scappano. Nella migliore delle ipotesi, tali soggetti non vengono rimandati da nessuna parte.
In ultimo, abbiamo per i rimpatri coatti dei costi elevati, con dei fondi irrisori a disposizione.
Notare che ogni soggetto deve essere scortato da due operatori, utilizzando un aereo andata/ritorno e con le dovute misure di sicurezza che impiegano appunto uomini e mezzi.
In sintesi quanti rimpatri (non espulsioni) sono stati di fatto effettuati fino ad ora?
Sarebbe utile infatti capire, a livello pratico, quanti criminali sono stati effettivamente “rimandati nel loro paese” e non solo sulla carta.
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