Ambiente Natura
Ricerca scientifica sugli “scopazzi del melo” al Centro Laimburg: risultati e prospettive

Nella conferenza stampa di giovedì 9 maggio, il Centro di Sperimentazione Laimburg ha informato su risultati e prospettive della ricerca sulla malattia infettiva “scopazzi del melo”.
La malattia infettiva colpisce i frutteti e reca danni significativi al raccolto. Infatti, essa porta alla crescita di mele piccole non commercializzabili e gli alberi infetti devono essere rimossi immediatamente.
La trasmissione del batterio che provoca la malattia, ovvero il Candidatus Phytoplasma mali, avviene per mezzo degli insetti vettori psille Cacopsylla picta e Cacopsylla melanoneura.
L’ultima ondata di infezioni in Alto Adige risale al 2013, con rispettive grandi perdite nel raccolto.
“La patolgoia ‘scopazzi del melo’ è tra le più pericolose per l’agricoltura altoatesina – dichiara Michael Oberhuber, direttore del Centro di Sperimentazione Laimburg – . Per questo motivo, l’obiettivo della nostra ricerca consiste nel prevedere e arginare una nuova ondata d’infezione”.
Al Centro Laimburg sono stati completati due progetti di ricerca incentrati su questa malattia.
“Quando sono stati osservati i primi sintomi, i nostri agricoltori erano ovviamente preoccupati“, ha riferito il presidente del Consorzio delle Cooperative Ortofrutticole Altoatesine VOG, Georg Kössler.
“Siamo lieti che la buona cooperazione con il Centro Laimburg e il Centro di Consulenza per la fruttiviticoltura dell’Alto Adige abbia permesso di trovare mezzi efficaci per controllare il diffondersi della malattia in un periodo di tempo relativamente breve. Tuttavia, poiché è da temere che la malattia si ripresenti, è necessario continuare a osservare eventuali sintomi e condurre sperimentazioni“, afferma Kössler.
Sotto la direzione di Katrin Janik, i ricercatori del Centro Laimburg hanno studiato la biologia dei due noti insetti vettori e analizzato come la malattia si sviluppa e si diffonde.
“Abbiamo mostrato ai contadini come identificare gli alberi infetti e informato dell’importanza di rimuoverli subito. Attraverso questo monitoraggio sistematico e l’opera di sensibilizzazione, siamo riusciti a contenere la propagazione della malattia”, così il coordinatore Centro di Consulenza per la fruttiviticoltura dell’Alto Adige Robert Wiedmer, che opera con il centro Laimburg per il monitoraggio.
Per indagare sugli altri insetti che possono trasmettere gli agenti patogeni degli “scopazzi del melo”, gli analisti hanno eseguito annualmente circa 140.000 campionamenti con prove di battitura in 50 frutteti, raccogliendo 31.485 cicaline, che sono poi state classificate.
“Nell’agro-ecosistema delle mele da reddito abbiamo riscontrato 16 specie di psille e 95 specie diverse specie di cicaline. Tra queste contiamo anche alcune specie osservate per la prima volta in Alto Adige, come la Orientus ishidae di origine asiatica, la Asymmetrasca decedens o Edwardsiana ulmiphagus“, spiega Stefanie Fischnaller dal gruppo di lavoro Entomologia del Centro Laimburg.
Questi insetti sono stati poi analizzati nel laboratorio di biologia molecolare del Centro Laimburg per verificare eventuali presenze del patogeno.
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