Renè Benko: rischio arresto in caso di espatrio, ma l’estradizione verso l’Italia appare improbabile

Nuovi sviluppi emergono sul caso dell’imprenditore austriaco Renè Benko, al centro di un’inchiesta della Procura di Trento che ha richiesto per lui gli arresti domiciliari. Attualmente a piede libero, il magnate rischia però di essere arrestato se dovesse lasciare l’Austria e recarsi in un altro Paese dell’Unione Europea, o se decidesse di tornare in Italia, dove possiede una prestigiosa villa sul lago di Garda.

La residenza italiana di Benko, Villa Ansaldi a Sirmione, è spesso meta dell’imprenditore. Secondo quanto emerso, le autorità italiane avrebbero inizialmente pianificato di arrestarlo proprio lì. Tuttavia, quando martedì mattina è scattata l’operazione su vasta scala legata all’inchiesta, Benko si trovava già nella sua città natale, Innsbruck, in Tirolo.

La possibilità di un’estradizione in Italia sembra remota. Come riportato dalla stampa austriaca e confermato dal procuratore di Innsbruck Hansjörg Mayer, l’eventuale coinvolgimento delle autorità giudiziarie austriache dipenderebbe dal fatto che le accuse mosse a Benko dalla magistratura italiana siano riconosciute come reati anche in Austria. Tra queste, reati come truffa e corruzione potrebbero effettivamente attivare un procedimento giudiziario nel suo Paese d’origine.

 

Scopri di più sui corsi Balla & Snella dimagrire ballando

Al momento, Benko è sotto indagine anche in Austria nell’ambito del fallimento della sua holding immobiliare Signa, un caso che ha attirato l’attenzione internazionale. Tuttavia, fino ad ora, non è stata avanzata alcuna richiesta di arresto nei suoi confronti da parte delle autorità austriache. Secondo Klaus Schwaigkofler, professore di diritto penale intervistato dalla Tiroler Tageszeitung, è improbabile che ciò accada per fatti avvenuti in Italia.

Il quadro, dunque, resta incerto, ma per il 47enne tycoon il rischio di arresto si concretizzerebbe solo in caso di espatrio o di un ritorno sul suolo italiano, dove le autorità giudiziarie continuano a monitorare attentamente la situazione.