Benessere e Salute
Raggiunto il traguardo dei 100 trapianti su pazienti oncologici grazie alla microchirurgia
I tumori che colpiscono la zona cervico-facciale, ed in particolare il cavo orale, sono in aumento. In provincia di Bolzano, l’incidenza di 17 persone colpite ogni 100.000 abitanti, è fra le più alte d’Italia. Negli ultimi cinque anni, l’Ospedale provinciale di Bolzano si è trasformato in un centro per la cura di questo tipo di neoplasie.
La chirurgia rappresenta la terapia che prevede l’asportazione di ampie porzioni di organi come la lingua e la mandibola. Se a questo tipo di interventi non viene affiancata un’idonea ricostruzione, essi determinano menomazioni funzionali ed estetiche tali da incidere profondamente sul recupero sociale e sulla qualità di vita dei/delle pazienti.
Possiamo affermare che i progressi degli ultimi 25 anni nell’ambito della chirurgia oncologica di questa parte del corpo sono intimamente connessi a quelli della chirurgia ricostruttiva. All’Ospedale di Bolzano, negli ultimi 5 anni, sono state effettuate 100 ricostruzioni complesse microchirurgiche del distretto cervico-facciale e questo traguardo ha permesso al reparto di Otorinolaringoiatria di diventare uno dei centri con maggior esperienza in Italia.
Oggi, la ricostruzione dell’organo con tessuti presi da un’altra parte del corpo e trasferiti, come un vero e proprio trapianto, grazie alla tecnica microvascolare permette di effettuare trattamenti ontologicamente più ampi e allo stesso tempo conservativi della funzione. La tecnica microchirurgica realizza di fatto un trapianto di organo su sé stessi.
Nelle diverse parti del corpo esistono delle unità vascolari, cioè unità anatomiche composte da osso, muscolo, cute, tendini, nervi, connesse fra di loro da un’unica arteria e vena, che possono essere isolate e modellate a seconda delle necessità. L’idea è quella di ricostruire l’organo, o parte di esso, trapiantando una di queste unità anatomiche.
Ad esempio, una demolizione della mandibola determina l’impossibilità di una corretta occlusione dentale e una conseguente masticazione inefficace, oltre all’evidente danno estetico. La parte della mandibola asportata può essere sostituita con una porzione dell’osso peroneale della gamba prelevato insieme ai tessuti muscolari e cutanei necessari per una “restitutio ad integrum” quanto più vicina alla situazione anatomica iniziale dopo un rimodellamento di tali tessuti.
Grazie alle nuove tecnologie computer-assistite per la ricostruzione dell’anatomia del paziente, partendo dalla Tomografia computerizzata e dalle scansioni facciali preoperatorie, è possibile replicare fedelmente i trattai somatici durante l’intervento. L’arteria e la vena che tengono in vita questa unità anatomica, dopo essere state sezionate e dopo aver staccato il lembo dalla sede donatrice, con una sutura microchirurgica fatta al microscopio vengono riconnesse a dei vasi del collo delle stesse dimensioni di circa 4 mm.
Una volta che l’osso si è vascolarizzato, si comporta come una normale frattura: forma callo osseo e si integra perfettamente con le altre parti del viso. Dal punto di vista morfologico e funzionale nessuno si accorge della ricostruzione. Il viso del paziente è simmetrico e, anche grazie alla possibilità di inserire impianti dentari in questa “nuova” mandibola, diventa possibile una buona masticazione. In più, poiché si tratta di un autotrapianto non si hanno problemi di rigetto dal punto di vista immunitario e la percentuale di successo è altissima (intorno a 95-96%).
Un altro esempio è la lingua, organo muscolare estremamente complesso, che può essere ricostruito attraverso la cute e il muscolo dalla coscia con la possibilità di re-innervazione motoria e sensitiva. Il Primaro di ORL dell’Ospedale provinciale di Bolzano, Luca Calabrese, spiega: “Sono interventi molto complessi che durano anche 12 ore e richiedono l’impegno di diverse equipe. Fra chirurghi/e, anestesisti/e, ferristi/e ed infermieri/e attorno a questi interventi ruotano almeno 15 operatori/operatrici.
La chiave del successo è proprio il gioco di squadra e la multidisciplinarietà. Il lavoro dopo l’intervento continua con delle equipe infermieristiche e riabilitative di eccellenza che conducono la persona alla guarigione e permettono un recupero, anche se solo parziale, delle funzioni per una vera guarigione, quella sociale, relazionale e lavorativa.”
Il Direttore generale Florian Zerzer: “Grazie alle capacità e all’esperienza dei collaboratori e delle collaboratrici coinvolti in queste complesse operazioni, dove danno il meglio di sé, questi e queste pazienti riavranno letteralmente il loro volto. E con esso una vita che prima non sembrava più possibile. Sono molto fiero che tali sviluppi medici siano possibili anche nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige”.
Josef Widmann, Direttore della Sanitario: “Questo successo si basa comunque anche su dei concetti di governance clinica oramai indiscussi rispetto ai volumi e alle soglie individuali ed istituzionali. I risultati di tutto questo sono visibili anche nella nostra Azienda e, in particolare, si stanno verificando nel reparto di Otorinolaringoiatria.
Sono sicuro che gradualmente si allargheranno anche ad altri ambiti. I risultati ottenuti ci devono incoraggiare a proseguire con fermezza su questa strada trovando la formula giusta per il coinvolgimento reciproco ottimale di tutti i Comprensori sanitari. Il nostro unico obiettivo centrale è quello di migliorare l’assistenza sanitaria offerta a tutta la cittadinanza dell’Alto Adige, che deve essere garantita dal Servizio Sanitario pubblico.”
Anche Pierpaolo Bertoli, Coordinatore sanitario del Comprensorio sanitario di Bolzano, ha sottolineato l’importanza della collaborazione interprofessionale per interventi così complessi. Interventi di questa portata sono ora eseguibili anche in Alto Adige; fino a poco tempo fa, i/le pazienti dovevano essere indirizzati a cliniche nel resto d’Italia o all’estero.
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