Dillo a Noi
Quando il “Razzismo” è contro gli italiani, all’estero ed in Patria
La parola “Razzismo” è una delle più usate e ricercate su google ed ha significati davvero complessi.
Si registra secondo ISTAT un “aumento delle emigrazioni”, che accomuna cittadini italiani e stranieri. Sono i giovani italiani laureati e qualificati ad emigrare in cerca di lavoro quasi più che i cittadini extra comunitari ad arrivare .
Come precisa l’Accademia della Crusca il razzismo dalla zoologia e dalla botanica, è passato agli uomini, nel senso di ‘popolazione o insieme di popolazioni con una particolare frequenza distributiva di alcuni geni, contraddistinta da alcune caratteristiche dinamiche e mutevoli nel tempo’ (razza gialla), di ‘discendenza, stirpe’ (razza aristocratica), di ‘stirpe, popolazione’ (razza ariana; in questo senso il termine ha già una forte connotazione ideologica).
Ormai il concetto di razza umana è stato destituito di propria validità scientifica, visiti alcuni studi dell’antropologia fisica e dell’evoluzionismo, ma la parola ha ancora una sua vitalità, anche in usi più generici, nel senso di ‘genere’, ‘specie’, o anche ‘qualità’, con riferimento a persone (che razza di amici frequenti?;razza di maleducato!) e perfino a cose (che razza di modelli hanno predisposto?).
Le teorie razziste nacquero nel Medioevo quando sovrani cristiani nutrivano interesse verso i beni dei banchieri ebrei che avevano avuto grande fortuna prestando denaro e ricevendo alti interessi; si svilupparono poi nel XVI secolo, quando Spagna e Portogallo impiegarono schiavi Africani per le loro colonie.
Esse assunsero un’importanza politica nel XIX secolo quando cominciò a diffondersi il mito della razza ariana. Questa ipotetica razza servì a Joseph Arthur de Gobineau per giustificare i privilegi dell’aristocrazia e spiegare l’antagonismo tra essa e le masse popolari.
Oggi il termine razzismo ha assunto significati cosi molteplici che non è semplice definirlo con precisione. Infatti vengono in gran parte riproposte da alcune minoranze politiche estremiste semplicemente sostituendo alla parola “razza” quella di “etnia”, “popolo”, “cultura” o “civiltà”.
Sostituendo all’elemento biologico (non più riproponibile legalmente) quello culturale, si può mantenere intatta la stessa precedente impostazione “pseudo-scientifica”. La molteplicità è un valore quando non c’è discriminazione.
Spesso noi italiani siamo stati e siamo tutt’oggi vittime di razzismo più che artefici di condotte razziste.
“Specismo” è un termine di fine 1800 che indica l’attribuzione di un diverso valore e status morale agli esseri umani rispetto alle altre specie animali, è usato nel contesto della letteratura sui diritti animali. E credo si debba ricordare che anche gli uomini appartengono comunque a tale categoria.
In “senso stretto” invece il razzismo, come teoria della divisione biologica dell’umanità in razze (superiori e inferiori o semplicemente differenti), è un fenomeno relativamente non cosi recente ed in senso più ampio si tratta di una generale antica tendenza a discriminare (nazioni, culture, classi sociali inferiori, religioni ed appartenenza associative).
Il fenomeno del razzismo ANTI ITALIANO è attestato soprattutto nei paesi del Nordamerica, dell’Europa centrale e del nord (Germania, Svezia, Austria, Svizzera, Belgio, Francia, Regno Unito) e balcanici (Slovenia e una parte della Croazia). Le cause sono attribuite all’emigrazione italiana di massa nel XIX e XX secolo, a eventi storici, soprattutto di natura bellica, o a ostilità nazionalistiche ed etniche.
Tuttavia si può notare che anche taluni immigrati sul suolo italiano siano di fatto favoriti rispetto agli autoctoni per vari motivi.
Il “buonismo“, perbenismo e l’uniformarsi al pensiero unico di massa impone sempre crescenti difficoltà nella valutazione oggettiva di fatti e comportamenti messi in atto da soggetti appartenenti a delle minoranze e per i quali l’essere appunto minoranza aumenta le possibilità di difesa per motivi astratti e legati alla non discriminazione.
Sempre negli stessi confini italiani, in Alto Adige, in particolare gli italiani riscontrano forti limitazioni nell’accesso al pubblico impiego, infatti è necessario dichiarare il gruppo di appartenenza linguistica in Tribunale oltre naturalmente alla conoscenza della lingua tedesca obbligatoria, meglio ancora se si conosce il dialetto Sud Tirolese.
Oltre alle note vicissitudini sulla toponomastica e cartellonistica multilingue in quel Bolzano il Consiglio provinciale di Bolzano aveva deciso recentemente inoltre di cancellare le parole “Alto Adige” e “altoatesino”, modificando il testo italiano del disegno di legge 30 sull’adempimento degli obblighi della Provincia autonoma derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea.
Nella versione tedesca del testo sarebbe dunque dovuto esistere il “Suedtirol”, ma non più l’Alto Adige, sostituito invece con “Provincia di Bolzano” nella versione italiana.
Anche in Svizzera, Canton Ticino, sono spesso apparsi in pubblicità elettorali orribili disegni in cui gli italiani che vanno a lavorare nelle aziende elvetiche sono raffigurati come topi che mangiano il formaggio svizzero. Naturalmente facendo intendere a sbafo e a danno dei cittadini elvetici.
A distanza dalla prime apparizioni, nel 2010, tornano le vignette xenofobe utilizzate negli ambienti della destra ticinese. All’epoca la campagna fu diretta contro i frontalieri, esplicitamente definiti “ratti”. Quasi si sfiorò la crisi diplomatica fra Roma e Berna, passando per Lugano.
Poi nel 2016 quei manifesti razzisti fecero la propria comparsa ancora una volta. Quella volta l’occasione fu il referendum anti-frontalieri “Prima i nostri!“, fortemente voluto dal partito populista di destra Udc.
Ancora in vista delle elezioni cantonali del Ticino, quei manifesti sono tornati a fare la propria comparsa negli ambienti vicini all’Udc e a un altro partito di destra anti-italiani, la Lega dei Ticinesi.
Si ricorda inoltre il Belgio, da dove sono stati espulsi oltre 12.700 cittadini comunitari in soli sei anni. Numerose decine dei quali, italiani. In Germania infine sono state inviate centinaia di lettere a connazionali, con il consiglio di lasciare il territorio tedesco a quegli italiani che non avevano più i requisiti per accedere a misure di sussistenza sociale.
Ad onor del vero molti nostri connazionali all’estero a volte hanno condotte non proprio encomiabili ma ognuno va giudicato per quello che fa.
Di pochi giorni fa il caso “Jimmy the Watch” negli States riportato anche dalla trasmissione “ Le Iene” come caso di razzismo contro gli italiani “ ( Napoletani in particolare), dove è stato filmato a tradimento ed insultato il seppur tristemente noto e tuttavia simpatico connazionale.
Gli italiani quindi non sono razzisti ma piuttosto subiscono il razzismo ed anche il campanilismo interregionale.
Popoli di viaggiatori, creativi, aperto e tollerante manifesta a volte il “razzismo all’incontrario” che arriva a discriminare la maggioranza stessa di italiani a favore di certe minoranze.
Pertanto con la consapevolezza di vivere in uno dei Paesi più belli del mondo per arte, storia, cultura e tradizioni si rende sempre più evidente la necessità di un profuso impegno di tutti per la difesa della cultura italiana, nel mondo ed anche e soprattutto in Patria.
Sarebbe opportuno giudicare le persone dai propri comportamenti sempre ma anche sarebbe bello che tutte le voci che si levano a favore del fronte immigrazionista si sentissero anche quando le discriminazioni sono nei confronti degli italiani.
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