Bolzano
Presentata la tuta di un deportato del Lager di via Resia conservata all’Archivio Storico
In occasione del Giorno della Memoria, l’Archivio Storico della Città di Bolzano ha presentato alcuni materiali originali in tessuto provenienti dal Lager di Bolzano.
Si tratta di una tuta e di triangoli rossi di deportati politici, di fascette con numeri di matricola e fasce da braccio di capoblocco. Questi materiali sono il frutto di donazioni da parte di privati che, nutrendo fiducia nel progetto “Storia e memoria: il Lager di Bolzano” gestito da anni dall’Archivio Storico, desideravano fosse mantenuta viva la memoria sulla deportazione.
Per l’Archivio Storico materiali e tessuti di grande valore recentemente oggetto di delicati interventi conservativi di restauro che alla presenza del dell’Assessore alla Cultura del Comune Juri Andriollo e della responsabile dell’ Archivio Storico Carla Giacomozzi, sono stati presentati stamane nel corso di una conferenza stampa nella sede di via Portici 30.
Non vi sono nomi sui materiali ma solo numeri di matricola: questo era il modo in cui nei Lager nazisti venivano “chiamati” i deportati che perdevano la loro identità nel momento esatto in cui entravano nel Lager stesso.
Materiali di grande valore e pressoché unici: scarsi sono non solo i resti architettonici del Lager di via Resia, ma anche la documentazione originale, che, in mancanza dell’archivio del campo di concentramento, proviene in massima parte dagli ex deportati stessi o dai loro familiari.
Da questo fatto deriva la necessità di provvedere ad una corretta conservazione di ciò che è stato donato alla Città di Bolzano e in particolare di questi tessuti che sono stati restaurati da Irene Tomedi. Un profondo ringraziamento è stato espresso alle famiglie Longhi, Musy, Antonioli e Caloisi, che hanno donato alla Città i materiali in esposizione all’Infopoint dell’Archivio Storico presentati come Oggetto del Mese di gennaio 2020.
Info.
La tuta, donata nel 1996 all’Archivio storico di Bolzano dall’ex deportato Alfredo Caloisi, non era mai stata sottoposta finora ad alcun tipo di trattamento. Confezionata con un tessuto resistente a ordito di lino nero e trama di cotone grigio scuro presenta un modello sartoriale molto semplice: una parte posteriore costituita da due parti unite centralmente da una cucitura verticale e due parti anteriori.
Lo stato conservativo prima dell’intervento si presentava abbastanza buono, con normali depositi di polveri accumulatisi nel tempo. Il tessuto è stato trattato con lavaggio ad immersione senza trattamento meccanico e con diversi risciacqui di acqua demineralizzata.
L’intervento ha riguardato anche accessori del vestiario dei deportati, ossia i numeri di matricola che sostituivano il loro nome e che venivano cuciti sulla divisa insieme ai triangoli di riconoscimento (il colore rosso indicava gli oppositori politici), oltre a fasce da braccio di capo blocco
L’intervento è stato affidato alla restauratrice Irene Tomedi di Bolzano, specializzata in restauro di tessili antichi, è riconosciuta a livello internazionale e tra gli altri incarichi ha lavorato per la Curia arcivescovile di Torino sulla Sacra Sindone.
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