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Post di sostegno all’ex terrorista: Università La Sapienza valuta la posizione della docente Di Cesare

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foto ANSA
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La docente Donatella Di Cesare si è resa protagonista di un incidente che ha suscitato una giusta e inevitabile indignazione. Il suo commento, un inopportuno tributo alla figura di Barbara Balzerani, ex terrorista delle Brigate Rosse, non solo contravviene ai principi fondamentali di giustizia e memoria, ma rigetta anche il dovere morale e civico di condannare senza ambiguità il terrorismo in tutte le sue forme.

È inconcepibile che una personalità accademica del calibro della Di Cesare, che dovrebbe essere un faro di conoscenza e di etica per i giovani studenti, abbia scelto di esprimere cordoglio per la scomparsa di una figura così controversa, senza tenere in debita considerazione il dolore e il danno inflitto da Balzerani e dal gruppo terroristico a cui apparteneva.

Le parole della Di Cesare, che sono state giustamente criticate da vari esponenti, tra cui la rettrice dell’Università La Sapienza di Roma, Antonella Polimeni, e il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, rappresentano un affronto alla memoria delle vittime del terrorismo e ai loro familiari, che continuano a soffrire il peso di perdite ingiuste e violente.






La Sapienza ha pertantavviato una valutazione della condotta della docente, un atto dovuto e necessario per mantenere la reputazione dell’istituzione e assicurarsi che i suoi insegnanti aderiscano a standard etici impeccabili. È essenziale che l’università si distanzi da qualsiasi atteggiamento che possa sembrare un sostegno, anche solo velato, a chi ha compiuto atti criminali che hanno insanguinato il nostro Paese.

Il tentativo maldestro della Di Cesare di rimuovere il post incriminato non fa che aggravare la situazione, suggerendo una mancanza di sincerità e una consapevolezza tardiva dell’errore commesso. Il paragone con altre situazioni in cui docenti sono stati sospesi o persino rimossi dalla cattedra per reati ben minori solleva domande legittime sulla coerenza e l’equità delle conseguenze a cui un accademico dovrebbe andare incontro per comportamenti che violano i principi guida di un’istituzione educativa.

La posizione di Lorenzo Conti, figlio di una delle vittime del terrorismo, sottolinea la gravità e l’inaccettabilità delle azioni della Di Cesare. Non si può tollerare che chi difende i terroristi possa ricoprire ruoli educativi. La richiesta di dimissioni o di licenziamento è più che fondata e sottolinea un principio di giustizia che trascende le divisioni politiche: chi placa o glorifica il terrorismo non può e non deve avere posto nelle aule universitarie.

In conclusione, l’atteggiamento della Di Cesare è un esempio sconcertante di mancanza di giudizio e di comprensione del ruolo che un educatore ha nella società. La sua posizione è incompatibile con la responsabilità di insegnare, e le istituzioni devono agire con determinazione per assicurare che l’educazione rimanga uno spazio libero da ideologie che in passato hanno portato solo violenza e dolore.



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