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Piano Pandemico Provinciale. M5S: “Si è fatto tutto quello che si poteva fare?”

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Fin dal 2005 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ravvisato il rischio reale di una pandemia ed ha quindi raccomandato a tutti i Paesi di mettere a punto un Piano Pandemico e di aggiornarlo costantemente seguendo le Linee guida concordate.

In Italia il Piano Pandemico Nazionale (PPN), un Piano Nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale, è stato approvato il 9 febbraio 2006 dalla Conferenza Permanente per i Rapporti fra Stato, Regioni e Province Autonome e ha tracciato le linee generali per l’identificazione e il controllo di una eventuale pandemia influenzale con l’obiettivo generale di limitarne l’impatto negativo sulla popolazione.

Il ruolo delle Regioni, della Provincia Autonoma di Bolzano e della Provincia Autonoma di Trento, nell’ambito di quanto stabilito dal titolo quinto della Costituzione, viene ribadito spesso nel PPN che prevede “azioni condivise e coordinate” fra Stato e Regioni e Province autonome.

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Il PPN indica che “le azioni sanitarie a livello territoriale sono garantite dalle Regioni”, fornendo in allegato le istruzioni per la compilazione dei piani pandemici regionali e definendone il ruolo fondamentale per l’attuazione pratica degli indirizzi nazionali.

Il Piano Pandemico Provinciale (PPP) è stato approvato con una delibera della giunta provinciale anteriore al 2010 e non è quindi accessibile per la cittadinanza.

Il PPN, ed il PPP per derivazione, definisce i 3 periodi pandemici – interpandemico, allerta pandemica e pandemia – e per ciascuna fase definisce le azioni preventive da porre in essere.

Solo il passaggio alla fase pandemica può comportare che si dichiari lo stato di emergenza e che le funzioni di coordinamento passino al Presidente del Consiglio dei Ministri che si avvale del Dipartimento della Protezione Civile integrata dalle Strutture Regionali ed Aziendali per quanto attiene le specifiche competenze di prevenzione ed assistenza sanitaria.

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Durante la prima fase, quella interpandemica, la popolazione deve essere informata e invitata all’adozione delle norme igieniche atte a limitare la diffusione della malattia, devono essere adottate misure preventive per limitare la trasmissione delle infezioni nelle comunità (scuole, case di riposo, altri luoghi di ritrovo), devono essere predisposte le misure di controllo della trasmissione dell’infezione in ambito ospedaliero tramite approvvigionamento degli adeguati dispositivi di protezione individuale (DPI) per il personale sanitario e devono essere individuati appropriati percorsi separati per i malati o sospetti tali.

Sempre in questa fase deve essere eseguito, come dispone l’OMS, un censimento delle disponibilità di posti letto in isolamento, di stanze in pressione negativa e di dispositivi meccanici per l’assistenza ai pazienti;

Nella successiva fase di allerta pandemica, sempre anteriormente alla dichiarazione di emergenza, devono essere definiti i protocolli di utilizzo di DPI per le categorie professionali a rischio e si deve assicurarne un approvvigionamento adeguato per quantità e qualità.

Sono previste inoltre azioni per informare correttamente i cittadini, promuovendo la diagnosi precoce, anche da parte degli stessi pazienti, per ridurre l’intervallo tra l’esordio dei sintomi e l’isolamento con assistenza continua domiciliare.

E’ ancora in questa fase, e non in emergenza, che è prevista la valutazione dell’opportunità di chiusura delle scuole o di altre comunità e della sospensione di manifestazioni e di eventi di massa, per rallentare la diffusione della malattia.

Solo l’ultima fase, di pandemia, prevede la limitazione della mobilità delle persone con misure di quarantena generalizzate.

Sulla base della pianificazione nazionale e provinciale, predisposta in linea con le indicazioni dell’OMS, la Provincia autonoma di Bolzano avrebbe quindi dovuto porre in essere una serie non irrilevante di azioni preventive per affrontare al meglio l’emergenza. La gran parte delle misure dovevano essere attuate fin dalla notizia della diffusione del Covid-19 in Cina nel dicembre 2019, attesi gli intensi collegamenti e scambi commerciali, quindi ben prima del 31 gennaio 2020, data di dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Governo.

Così il consigliere provinciale M5S Diego NicoliniLa mancata attuazione delle misure indicate nel PPP comporta l’esposizione a gravissimo rischio del personale sanitario e anche in conseguenza di ciò dei cittadini tutti, in particolare di quelli che contraggono l’infezione nelle case di cura o negli ospedali e che da qui la diffondono inconsapevolmente in comunità” .

Come M5S chiediamo all’Assessore Widmann quale sia il motivo per cui, pur disponendo degli strumenti di pianificazione della gestione della congiuntura epidemiologica incipiente, mai abrogati, la Provincia autonoma di Bolzano non abbia tenuto conto per tempo delle prescrizioni contemplate, quali ad esempio il tempestivo approvvigionamento di DPI e l’implementazione dell’assistenza domiciliare che avrebbero potuto quantomeno contenere gli effetti devastanti della pandemia da SARS-COV 2 e proteggere gli operatori sanitari dell’Azienda sanitaria altoatesina e per estensione tutti/e gli altotesini/e”.

Ci appelliamo infine affinché si adottino con urgenza tutte le azioni e le misure atte a contenere gli effetti di una eventuale successiva recrudescenza della epidemia, come l’implementazione della sorveglianza attiva e l’assistenza precoce dei contagiati sul territorio in modo decentralizzato”, concludono i rappresentanti pentastellati altoatesini.

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