Benessere e Salute
«Phoenix 5.0»: l’Azienda sanitaria altoatesina è la prima in Italia a conseguire tale riconoscimento
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L’identificazione precoce dei rischi può prevenire incidenti. L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige è stata la prima in Italia a superare i severi standard del sistema di gestione del rischio “Phoenix 5.0”; il certificato è stato consegnato oggi, 11 ottobre, nel corso di una conferenza stampa.
L’Azienda sanitaria ha scattato una sorta di “fotografia” dei rischi al suo interno e ha coinvolto la rinomata università “LUISS” (Libera Università degli Studi sociali) di Roma. Il percorso verso la certificazione è stato seguito dal Prof. Stefano Mezzopera con “Phoenix 5.0” e, ad oggi, l’ente sanitario altoatesino è la prima Asl in Italia a conseguire tale riconoscimento.
Sulla base di questa valutazione indipendente, circa 50 persone dell’area clinica sono state formate come referenti del Risk Management. In futuro, agiranno in reparti e servizi come parte integrante della gestione clinica insieme al team aziendale preposto alla gestione del rischio guidato dallo Specialista Oliver Neeb.
Il Direttore generale, Florian Zerzer: “Nelle nostre strutture abbiamo a che fare quotidianamente con persone malate, a volte gravemente, che spesso si trovano in una condizione generale di salute molto fragile. Garantire loro il massimo livello di sicurezza possibile in un’azienda con queste dimensioni è un nostro dovere e la missione di tutti noi. Per questo motivo sono molto lieto che ora sia scritto nero su bianco che L’Azienda sanitaria sia così ben attrezzata a tal riguardo”.
Il Direttore sanitario Josef Widmann sa in prima persona in base alla sua esperienza di medico di lunga data, quanto sia importante fare tutto il possibile “per incrementare la sicurezza nella cura dei nostri e delle nostre pazienti. Sfortunatamente, gli eventi avversi non possono essere esclusi con assoluta certezza nella pratica clinica quotidiana; tuttavia – con un sistema di gestione del rischio ben sviluppato – possiamo ridurre o prevenire errori futuri. In questa maniera apprendiamo anche come affrontare al meglio gli errori, laddove non è importante identificare i colpevoli, occorre piuttosto effettuare delle analisi che ci consentano di migliorare i processi e che comportino direttamente un aumento della sicurezza del paziente”.
Concretamente, ciò si traduce nel fatto che, ad esempio, vengono effettuate analisi delle aree a rischio, come nei reparti in cui c’è il pericolo di cadute a causa dell’alto numero di persone anziane. Questo al fine di identificare possibili errori di processo e avviare miglioramenti nelle procedure.
“In questo caso, è importante anche creare un cambiamento culturale per sensibilizzare le persone sui temi della sicurezza”, afferma il Responsabile del Risk Management, Oliver Neeb. “Non solo abbiamo un alto livello di motivazione tra i partecipanti al corso, ma anche tra il personale che lavora nell’area clinica in generale. Per questo motivo, sono convinto che una formazione in miglioramento continuo sui temi del rischio contribuirà gradualmente a rendere le aree critiche ancora più sicure nel lungo periodo”.
Il certificato è stato consegnato da Carlo Perini di CSQA – Certificazioni srl e Stefano Mezzopara.
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