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Benessere e Salute

Persecutori ‘innamorati: ecco le diverse tipologie di stalker secondo la psicologia forense

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Lo stalking è un fenomeno noto da tempo in ambito psicopatologico forense ma solo in tempi più o meno recenti ha mostrato più chiaramente le proprie caratteristiche di diffuso problema sociale e relazionale, attirando l’interesse della collettività, dei mass media e dei legislatori.

Nella valutazione psicologica forense dello stalker, è necessario evidenziare che spesso coesistono comportamenti clinicamente riconducibili a condizioni francamente psicopatologiche e altre ad elementi meramente caratterologici. Lo stalking, di per sè, non è infatti una diagnosi, ma un comportamento che può essere sintomo di una patologia psichiatrica o meno.

Ricerche condotte soprattutto in paesi di area anglofona hanno inteso individuare diversi pattern di funzionamento psicologico degli stalker, utili anche a tentare un trattamento più mirato degli stessi.

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Tra questi si riconoscono:

“Il rifiutato”

E’ normalmente un soggetto che ha subito la rottura di una relazione affettiva.

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Gli scopi più o meno consci di questo tipo di stalker sono la riconciliazione o la vendetta. Controllare, perseguitare la vittima diviene un modo per cercare di mantenere la relazione e non accettare la perdita, evento che innesca emozioni che lo stalker non riesce a gestire normalmente.

Questa variante rappresenta la forma più persistente ed intrusiva di stalker. Spesso è correlata a sottostanti disturbi di personalità, soprattutto tratti narcisistici e antisociali e, in minima parte, dipendenti. Più della metà degli stalker che segue questo pattern di comportamento ha problemi di abuso di alcol, sostanze, azzardo.

Il “risentito”

I comportamenti dello stalker “risentito” mirano principalmente a causare paura e apprensione nella vittima. Lo stalking emerge da un desiderio di rivalsa nei confronti di un individuo dal quale lo stalker ritiene di essere stato danneggiato. Tipicamente le vittime sono per lo più colleghi, datori di lavoro e professionisti sanitari, legali o amministrativi.

Lo stalker risentito è chiaramente intenzionato a seguire un piano punitivo, spesso iniziato in forma anonima. Di norma considera giustificati i propri comportamenti, in cui ricerca confortanti sensazioni di potere e di controllo.

Nel suo immaginario si rappresenta spesso come una vittima che lotta contro un oppressore, solitamente identificato in un individuo più forte o con più potere. Spesso il soggetto ha dato mostra di pregresse difficoltà con le figure di autorità ed ha progressivamente costruito una percezione di sè come persona incompresa e maltrattata.

Il “cercatore di intimità”

Il “cercatore di intimità” indirizza i suoi sforzi nel tentativo di costruire una relazione di amicizia o di amore con un partner idealizzato. La relazione che spesso viene immaginata non mostra per forza caratteristiche sessuali ma può presentare elementi romantici, amichevoli o infantili.

Nel tentativo di colmare i propri bisogni emotivi persiste con le proprie comunicazioni e i propri approcci, incurante o indifferente alle risposte negative da parte della vittima, che solitamente è uno sconosciuto, una persona incontrata per caso o spesso un personaggio famoso.

Il problema centrale alla base di questo quadro pare essere, accanto a varie possibili forme di involuzione del funzionamento cognitivo o di personalità, quello della solitudine, della mancanza di una relazione fisica o emotiva stabile con un’altra persona.

Purtroppo risulta essere tra le forme di stalking più persistente, in media tre anni circa, e pare essere l’unica forma perpetrata in numero consistente da donne 

Il “corteggiatore incompetente”

Similmente al “cercatore di intimità” non riesce a entrare in sintonia con il partner desiderato.

Si mostra suo malgrado incapace di avvicinare persone dell’altro sesso e di entrare in relazione con loro. Nel caso di un soggetto di sesso maschile adotta spesso un comportamento eccessivamente assertivo, opprimente, convinto che le donne debbano subire il suo fascino e cadergli immediatamente tra le braccia. Le sue avances sono spesso volgari e dirette.

Nel suo immaginario emerge il diritto di ottenere ciò che vuole e se non lo ottiene diventa maleducato, aggressivo, manesco. Il forte bisogno di possesso e di conquista lo porta a considerare l’altro come un semplice oggetto ai cui sentimenti è del tutto insensibile. 

Fortunatamente, rispetto agli altri tipi di stalking, le molestie di questo tipo di stalker durano meno nel tempo poiché procurano allo stalker scarse soddisfazioni. Egli è però il più recidivo di tutti.

Il “predatore”

Rappresenta la forma più pericolosa di stalker. Pare che per ora siano noti solo soggetti di sesso maschile, spesso arrestati per molestie sessuali, lesioni o reati gravi contro la persona.

Tale pattern rimane rappresentato da un piccolo ma pericoloso gruppo di persecutori che prova eccitazione nei sentimenti altrui di paura, ricava piacere nell’organizzare pedinamenti, inseguimenti e terrorismi, attaccando la vittima di sorpresa con franche intenzioni sessuali.

Spesso tali soggetti sono affetti da parafilie come esibizionismo e feticismi ed evidenziano comorbilità psichiatriche che vanno dai disturbi dell’umore, ai disturbi di personalità, alla dipendenza da sostanze.

Dette classificazioni, non avendo certo pretese di completezza e potendo comunque necessitare di ulteriori approfondimenti statistico-epidemiologici, non rappresentano che una delle categorizzazioni note in letteratura ma possono fornire elementi di aiuto a potenziali vittime nel riconoscere possibili “campanelli d’allarme” per identificare situazioni problematiche prima che degenerino.

 

Il contributo per La voce di Bolzano è del Dr Michele Piccolin, psicologo, perfezionato in psicologia e neuropsicologia forense, Perito e Consulente Tecnico per la Procura della Repubblica, per il Giudice di Pace e per il Tribunale Civile e Penale di Bolzano e Trento. Consigliere Ordine degli Psicologi della Provincia di Bolzano, Esperto del gruppo Alienazione parentale.it

 

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