Società
Ove nasce il perdono: giustizia riparativa e minorile il 12 giugno alla LUB
Continuano gli incontri sul tema della giustizia riparativa e della giustizia minorile, in quest’occasione grazie alla testimonianza di Lucia Montanino, vedova di Gaetano, guardia giurata, ucciso nel 2009 durante una rapina.
L’incontro con Antonio, uno dei 4 componenti della banda di rapinatori, ha cambiato la vita di due famiglie, quella di Antonio e quella di Lucia.
Perché dopo il delitto e il dolore, possono esserci anche la riconciliazione e il riscatto.
Un evento organizzato dal Centro per la Pace del comune di Bolzano, sotto gestione della Caritas Diocesi Bolzano-Bressanone, assieme al servizio Odós della Caritas diocesana, a Libera, all’U.E.P.E e U.S.S.M e che si terrà mercoledì 12 giugno alle 18.00 presso la Libera Università di Bolzano, aula D1.03.
Intervengono Lucia Montanino – moglie di Gaetano Montanino, guardia giurata uccisa a Napoli nel 2009 e Annalisa Pelle – Educatrice dell’Istituto penale minorile Beccaria di Milano e Benno Baumgartener – presidente del Tribunale dei Minori di Bolzano.
Introduce e modera Katia Sartori, direttrice U.E.P.E. e U.S.S.M Bolzano.
La storia
È un cammino pieno di ostacoli, quello che ha scelto di percorrere Lucia Montanino. Per molto tempo Antonio, condannato a 22 anni di carcere, aveva chiesto di incontrarla, ma lei no era pronta, finché un giorno è capitato quello che non avrebbe mai immaginato prima.
Come racconta Lucia: “Eravamo sul lungomare, alla marcia di Libera quando il direttore di Nisida mi disse che Antonio era lì. Sul palco. Rivolsi lo sguardo verso di lui. Cercavo un mostro, vidi un ragazzino. Tremava, piangeva. Non ho mai avvertito tanto dolore negli occhi di una persona.
Era come un animale ferito dal male che lui stesso aveva provocato. Mi sono avvicinata. Antonio mi ha abbracciata. Chiedeva perdono. Mi sentii di stringerlo, di accarezzarlo. Ormai è fatta. Ma ora devi promettermi che cambierai vita, gli ho risposto“.
Antonio ora lavora per una cooperativa con sede in un bene confiscato alla camorra e intitolato proprio a Gaetano Montanino.
Qualche volta parla ai ragazzi che rischiano di finire stritolati dal crimine come accaduto a lui e si presenta così: “Mi chiamo Antonio e nella mia vita ho fatto tanti errori.
Ma ho promesso a Lucia, il mio angelo custode, di uscire dalle tarantelle. Lavoro con i disabili e non c’è cosa più bella al mondo che aiutare i più deboli.
Lucia mi ha fatto capire tantissime cose. Prima di qualsiasi passo, anche il più piccolo, mi confronto con lei. La ringrazio, ma so che è sempre poco quello che fa per me“.
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