Bolzano
Ospedale San Maurizio, intasca tangenti: a processo per corruzione ex direttore edilizia Facchini
La Procura di Bolzano ha chiesto il rinvio a giudizio per Marco Facchini, ex direttore dell’ufficio edilizia dell’ospedale San Maurizio. L’accusa è di corruzione.
Secondo il pm Igor Secco Facchini avrebbe intascato tangenti per l’affidamento di ben 125 appalti di lavori edili e di manutenzione il cui valore si attesta al di sotto di 40mila euro: si tratta di lavori detti anche “sotto soglia”, e dunque sottoposti a procedure meno vincolanti o a evidenza pubblica.
Ad incastrarlo i filmati della Guardia di Finanza che proverebbero il reato (il video in allegato).
Dal dicembre 2015 all’ottobre 2017, a lui competeva la gestione, predisposizione e affidamento delle procedure d’appalto relative ai lavori edili e manutentivi del comprensorio sanitario bolzanino. In tale veste, il direttore, oltre che ricoprire il ruolo di “responsabile unico del procedimento” (Rup), rivestiva anche la qualifica di pubblico ufficiale.
A marzo del 2018 per Facchini erano scattati gli arresti domiciliari in seguito a delle indagini partite l’anno prima, ma erano stati revocati il mese successivo.
Oggi Facchini, che era stato licenziato dall’Azienda sanitaria, risulta ancora in attesa della decisione del giudice del lavoro per la richiesta di reintegro: il geometra comparirà davanti al giudice dell’udienza preliminare il prossimo 12 giugno, difeso dagli avvocati Giancarlo Massari ed Alessandro Melchionda.
E sarebbero ben otto i titolari di aziende che secondo l’accusa avrebbero beneficiato dei favori del funzionario, facendosi affidare lavori in maniera pilotata e condizionata da rapporti amicali. Anche per loro è stato quindi chiesto il rinvio a giudizio.
Diverse ditte sarebbero poi state reclutate da Facchini per lavori di ristrutturazione edilizia su immobili propri e quindi a titolo personale.
Come corrispettivo a fronte dei favori, il direttore reggente avrebbe infatti ricevuto per sé vantaggi consistenti, tra l’altro, in denaro, lavori di tinteggiatura, lavori di pulizia in immobili, lavori di falegnameria, trasporto mobili, buoni carburante, pagamento di riparazioni meccaniche e altri personalismi.
Inoltre, con riguardo al titolare di una stessa impresa, il direttore reggente avrebbe violato anche il “principio di rotazione” previsto dal “Codice dei contratti pubblici”, favorendo in più occasioni il medesimo imprenditore locale.
In altre circostanze, il direttore avrebbe consentito, ad alcune imprese aggiudicatarie, l’emissione di fatture con importi maggiorati, supportate dalla predisposizione di “rapportini di lavoro” contenenti dati non veritieri con riguardo all’esecuzione delle prestazioni.
Per tutti l’accusa in concorso rimane quella di turbativa d’asta e corruzione.
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