Connect with us

Trentino

Orsi in Trentino: il prezzo di un esperimento fallito

Condividi questo articolo

Un circostanziato atto di accusa sul tema di Life Ursus e della sciagurata “gestione” della reintroduzione degli orsi in Trentino (culminata nella morte di Andrea Papi). La lettera è firmata “Un gruppo di montanari istruiti del Trentino che credono ancora nelle istituzioni e nel buon senso”.

Pubblicato

-

Condividi questo articolo

Il Trentino, con i suoi paesaggi mozzafiato e la ricca biodiversità, è oggi al centro di un acceso dibattito sulla convivenza tra uomo e orso. Quello che doveva essere un progetto di conservazione, il Life Ursus, si è trasformato in una realtà ben diversa da quella immaginata: la popolazione di orsi, invece di distribuirsi uniformemente, si è concentrata in un’area ristretta del Trentino occidentale, creando seri problemi di sicurezza.

A 25 anni dalla reintroduzione, il bilancio appare critico. Gli abitanti del territorio vivono in un costante stato di apprensione, tanto che molti hanno smesso di frequentare i boschi, un tempo parte integrante della loro quotidianità. “Ci troviamo di fronte a un secondo lockdown”, denunciano i residenti, sottolineando come la paura abbia modificato radicalmente le loro abitudini.

La questione centrale riguarda la densità degli orsi in un territorio troppo piccolo per garantire una convivenza sicura. Le attività agricole e zootecniche forniscono una fonte di cibo costante, trattenendo gli orsi nella zona e rendendoli sempre meno diffidenti nei confronti dell’uomo. Molti esemplari non cadono nemmeno in letargo, aumentando così il rischio di incontri pericolosi in ogni periodo dell’anno.

Il problema non è solo legato alla sicurezza umana, ma anche alla stessa popolazione ursina. Gli orsi lottano tra loro per il territorio e per l’accoppiamento, arrivando persino a sbranarsi a vicenda. Alcune femmine hanno perso i loro cuccioli per predazione e, quando partoriscono di nuovo, diventano iperprotettive, aumentando la possibilità di attacchi contro chiunque si avvicini. E i cuccioli imparano: osservano, memorizzano e replicano i comportamenti materni.

Il caso più tragico rimane quello di Andrea Papi, ucciso dall’orsa JJ4, la stessa che due anni prima aveva già attaccato due persone. Eppure, nonostante l’evidente pericolosità dell’animale, le istituzioni non sono riuscite ad agire in tempo. Le decisioni sono state ripetutamente bloccate da battaglie legali e opposizioni animaliste, lasciando il destino della popolazione nelle mani di un esperimento ormai fuori controllo.

Il nodo della questione è chiaro: il Trentino non è il luogo adatto per una popolazione di orsi di queste dimensioni. Con una densità di 87,83 abitanti per km² e un territorio fortemente antropizzato, la presenza di grandi predatori risulta incompatibile con la sicurezza pubblica. A ciò si aggiunge un ulteriore problema: gli orsi reintrodotti provengono da una popolazione geneticamente limitata, con un tasso crescente di consanguineità che ne compromette la salute e la sopravvivenza a lungo termine.

Di fronte a questa situazione, i cittadini chiedono interventi concreti: l’eradicazione dell’orso dal Trentino o, in alternativa, una gestione più aggressiva della popolazione attraverso abbattimenti mirati. Tra le proposte più discusse, vi è anche la liberalizzazione dello spray antipredatore, con corsi di formazione e licenze specifiche per permettere ai residenti di difendersi in caso di incontri ravvicinati.

Ma il problema non finisce qui. Il lupo, altro grande predatore, sta avanzando naturalmente nel territorio, portando nuove preoccupazioni per la sicurezza degli abitanti e delle loro attività. Anche in questo caso, si chiede un contenimento regolato, con abbattimenti gestiti dal Corpo Forestale Provinciale e dalle associazioni venatorie.

Come alternativa, viene proposta l’introduzione della lince europea, un predatore meno impattante per l’uomo ma comunque utile per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema. La lince, a differenza di orsi e lupi, non rappresenta una minaccia diretta per la popolazione e potrebbe integrarsi più facilmente nel contesto trentino.

Infine, i cittadini chiedono giustizia per Andrea Papi: l’apertura di un’indagine per omicidio colposo per individuare le responsabilità di chi ha permesso che si arrivasse a una tragedia annunciata. “Le prove ci sono, tutto è documentato”, affermano con determinazione.

Nel frattempo, il Trentino rimane diviso. Da un lato chi difende la presenza degli orsi, dall’altro chi ne chiede la rimozione per garantire la sicurezza della comunità. Ma un dato è certo: le istituzioni non possono più ignorare la voce di chi vive quotidianamente questa realtà.

La lettera integrale

A coloro che ci governano,

Trentino, terra di splendide montagne vestite di boschi con un’altissima biodiversità vegetale e faunistica, dove le persone vivono in stretto contatto con la natura, intrecciando con essa attività agricole, zootecniche, commerciali, sportive e soprattutto turistiche. Da quando sono stati reintrodotti gli orsi le cose sono cambiate, in peggio. Il progetto Life Ursus (reintroduzione di orsi) ha generato diverse problematiche che hanno messo in serio disagio le persone, soprattutto nella parte Trentina occidentale, area nella quale gli orsi sono stati rilasciati, si sono moltiplicati e dalla quale non si spostano. Le attività agricole e zootecniche forniscono alimenti di ogni genere che trattengono gli orsi in quest’area rendendone molti confidenti, problematici e di conseguenza pericolosi e le persone non possono munirsi di strumenti di difesa personale.

A 25 anni dalla reintroduzione i sentimenti condivisi sono: il disagio, la rabbia, la paura ed una pericolosa perdita di fiducia nelle istituzioni. Molti residenti hanno smesso di frequentare il bosco e stanno subendo un pericoloso secondo “lookdown”.

Di seguito i passi fondamentali per comprendere la situazione e le richieste per risolverla:

1) In Trentino il territorio selvaggio è troppo piccolo per permettere agli orsi di “restare” nel proprio habitat e rispettare i propri cicli biologici mantenendo una certa diffidenza dall’uomo. Infatti, le attività antropiche produttive, sportive e turistiche sono diffuse dal fondovalle fino a 3000 metri e mettono in condizione orsi e persone d’intrecciare inevitabilmente relazioni che rendono impossibile una convivenza senza rischi. Considerando inoltre che molti orsi non cadono in letargo o lo fanno “intermittente”, anche l’inverno non è esente da pericolosità. Lasciare che gli orsi aumentino con la speranza che colonizzino tutto l’arco alpino in modo omogeneo è un illusione: tutte le femmine sono concentrate in MENO di MEZZO Trentino, la zona dove sono stati effettuati i rilasci 25 anni fa. Da qui non si spostano. Qualche maschio esce dalla zona, compiendo lunghi spostamenti, per poi rientrarvi nella stagione degli accoppiamenti. Nel Trentino occidentale si concentrano le maggiori estensioni di coltivazioni frutticole, in particolare meleti e vigneti sui quali gli orsi si alimentano associando l’odore dell’uomo a quello della frutta che mangiano… La densità raggiunta ha aumentato non solo il rischio d’incontro con le persone, ma anche l’aggressività tra gli orsi stessi: sono stati documentati casi di orso dominante che sbrana l’avversario durante gli scontri per l’accoppiamento. Anche alcune femmine con cuccioli hanno subito la predazione della prole e in qualche caso sono state sbranate anch’esse. Da considerare inoltre che quelle reduci dalla perdita dei cuccioli sbranati, diventano spesso iperprotettive e quando partoriscono di nuovo, sono più soggette a reazioni aggressive nei confronti di chiunque si avvicini. E i cuccioli imparano… apprendono ogni comportamento dalla madre.

I 3 cuccioli di JJ4 (l’orsa che ha ucciso Andrea Papi, attualmente rinchiusa) e quelli di KJ1 (abbattuta dopo aver aggredito Vivien Triffaux) andavano abbattuti insieme ad esse. Invece sono ancora liberi. E non solo hanno assistito alle aggressioni, ma hanno visto le madri in trappola (quando sono state catturate) ed hanno visto/sentito gli umani portarle via. Anche i cuccioli rinvenuti feriti o deperiti, abbandonati dalla madre, devono essere lasciati nell’ambiente, o abbattuti se vicini alle abitazioni, perché ogni attività per il recupero e remissione in libertà, non solo si contrappone alla Selezione naturale che li ha destinati alla morte essendo i più deboli (eventi normali che favoriscono l’equilibrio dell’ecosistema), ma anche perché il contatto con l’uomo modifica il comportamento dell’animale rendendolo confidente e quindi incline a diventare problematico e/o pericoloso, perché non resta un cucciolo… Tornando all’attività di monitoraggio della specie, gli interventi di cattura per il radiocollaramento, possono causare dei traumi cognitivi all’animale che poi viene rilasciato. Traumi che aumentano l’imprevedibilità comportamentale nei confronti dell’uomo.

Da non sottovalutare gli animali più longevi, che possono andare incontro a patologie da invecchiamento che li rendono più suscettibili soprattutto se cala la capacità uditiva: un orso che si accorge della nostra presenza solo quando siamo già vicini è un orso che si spaventa e un orso spaventato è un orso pericoloso. Fungaioli, escursionisti, sportivi, fotografi, turisti, ciclisti con bici elettriche fino ai pascoli alpini, i pastori nelle malghe con animali sempre a rischio di predazione, i pescatori lungo i rivi di montagna, i cacciatori nella foresta dall’alba al tramonto e tutte le persone che nei paesi circondati dal bosco allevano galline, conigli, capre, pecore, api, animali da compagnia o coltivano frutta e ortaggi… prima o poi racconteranno, o forse no (nel peggiore dei casi), la loro esperienza con il plantigrado. L’abbattimento puntuale e costante di tutti gli orsi dannosi, pericolosi o semplicemente poco diffidenti dall’uomo e dalle sue attività, potrebbe rivelarsi lo strumento più efficiente di selezione comportamentale a favore di una popolazione di orsi composta da quegli esemplari che si mantengono lontani dall’uomo e che lo insegnano ai cuccioli. Ma non è da escludere che gli orsi meno invadenti, trovando le zone coltivate intorno ai paesi sgombre dagli orsi problematici abbattuti, ne prendano il posto diventando a loro volta problematici perché, come è noto, l’orso è per definizione onnivoro opportunista. Va per altro ricordato che gli orsi “sloveni” liberati in Trentino, sono stati catturati su siti di alimentazione predisposti per il turismo fotografico e la caccia… quindi orsi che già collegavano il cibo all’odore umano e quindi già inclini a essere problematici. Infatti i danni e le predazioni su domestici sono iniziati subito dopo la reintroduzione.

Considerando l’alta densità 87,83 abitanti/km e l’offerta trofica capillare, il Trentino è la terra meno adatta allo sviluppo di una popolazione ursina. In Europa infatti esistono territori selvaggi più vasti, lontani dalle zone antropizzate e privi di coltivazioni o allevamenti zootecnici, che sono più idonei alla conservazione e tutela di questi splendidi animali.

2) Il progetto si prefiggeva di salvare la genetica degli orsi Trentini, almeno in parte, grazie all’accoppiamento dei 2 maschi rimasti con le femmine Slovene, ma non è successo.

La popolazione ursina attuale del Trentino discende da 2 maschi e 5 femmine di provenienza Slovena. I primi studi sul monitoraggi
o genetico hanno dimostrato che:

Un solo maschio dominante ha generato tutti i cuccioli nati dal 2002 al 2005; abbiamo rilevato 1 cucciolo consanguineo nel 2006 e 2 nel 2008 derivanti da due accoppiamenti padre-figlia, la parentela media è aumentata da 0,075 a 0,134 dal 2002 al 2008, la diversità genetica è diminuita”, (Monitoraggio genetico – M. De Barba).

Considerando che la popolazione di orsi in Trentino è isolata e gli accoppiamenti tra consanguinei sono sempre in aumento è possibile affermare con onestà scientifica, che il progetto Life Ursus ha generato una popolazione di orsi della peggiore qualità genetica, destinata alla depressione da inbreeding: aumento di una serie di condizioni genetiche sfavorevoli che causano il collasso della specie e si manifestano prevalentemente nei caratteri che riguardano la mortalità, la fecondità, la natalità, l’adattamento alle variazioni ambientali e la resistenza alle malattie. In 25 anni di “gestione” la necessità d’intervenire per scongiurare il graduale peggioramento genetico, ad esempio attraverso nuovi rilasci affiancati dall’abbattimento dei soggetti problematici o geneticamente più imparentati, non è mai stata presa in considerazione dimostrando la carenza strutturale tecnico/scientifica del progetto. Un esperimento che va interrotto al più presto essendo un inutile investimento di fondi ed energie con i rischi che aumentano, voluto e sostenuto più dall’emotività che dalla lungimiranza scientifica, per tutelare una specie dannosa e potenzialmente pericolosa che in Europa NON è in pericolo di estinzione.

3) In 25 anni nessun governo provinciale, regionale, nazionale o europeo è stato in grado di modificare le normative e le inefficienti direttive del PACOBACE al fine di prevenire gli eventi più gravi e permettere la gestione della specie nei modi e nei tempi opportuni, con le istituzioni che non hanno saputo collaborare neppure nei momenti più critici mettendo a rischio la sicurezza delle persone. Le norme di super protezione della specie, non essendosi adeguate ai cambiamenti, hanno mantenuto troppo alto il valore del singolo individuo generando una visione sbagliata della realtà dal punto di vista scientifico, faunistico e culturale, impedendo la gestione ottimale, la riduzione dei rischi e l’accettazione sociale. Attualmente non esiste un piano di gestione della specie e si rincorrono le problematiche come avviene dalla reintroduzione e ogni soluzione messa in campo è oggetto di accuse, denunce e processi giudiziari.

4) E’ da subito mancata la pianificazione degli interventi strutturali per impedire agli orsi di alimentarsi sui residui delle attività umane, permettendo agli animali di aumentare la propria pericolosità. Animali che in sintesi hanno generato solo disagi e spese: per il risarcimento dei danni causati (animali domestici sbranati, apiari distrutti, recinzioni spezzate, bidoni squarciati, alberi da frutto spezzati e sradicati) per la fornitura di recinzioni elettriche di protezione, per il personale addetto e le attrezzature connesse al monitoraggio ed al mantenimento degli individui problematici rinchiusi. A tal proposito affermiamo con cognizione di causa, che ogni essere nato libero non accetterà mai la prigionia e coloro che “per amore” si oppongono all’uccisione gestionale, sono degli ipocriti perché alla morte preferiscono la tortura.

5) Sono stati liberati animali pericolosi senza fornire alle persone strumenti di difesa personale né le informazioni necessarie, raccontando che non sarebbe successo nulla perché “animali schivi e diffidenti”. Quando invece l’orso mostrava gli artigli, i sostenitori cercavano le parole più adatte per sminuire l’evento arrivando ad incolpare le vittime pur di non ammettere la pericolosità che minava la tenuta dell’ideologia animalista. Se si fosse detto il vero fin da subito nessuno avrebbe votato a favore. In Trentino le aggressioni all’uomo documentate iniziano nel 2014, dopo circa 15 anni dalla reintroduzione, quando la popolazione di orsi aveva raggiunto le 45 unità circa. Ad oggi sono 9 le aggressioni documentate, una delle quali purtroppo fatale, con un numero stimato di 100 orsi, in aumento. Abbiamo raggiunto il 60% di probabilità che accada di nuovo. A chi tocca quest’anno?

E sarà fatale? L’esperimento in corso ha semplicemente dimostrato che all’aumentare degli orsi aumentano tutte le conseguenze negative.
Sul web la follia umana ha raggiunto il peggio fino ad insultare le persone vicine ad Andrea Papi tragicamente morto a causa dell’aggressione fatale di un orsa che doveva essere abbattuta 2 anni prima. Il nostro abbraccio più sincero a chi ancora sta soffrendo per l’evento che ha sconvolto tutti.
Sintesi degli eventi che hanno impedito alla volontà Trentina di scongiurare la tragedia:

  • Il 22 giugno 2020 l’orsa JJ4 aggredisce e ferisce 2 persone che fortunatamente si salvano (Fabio e Christian Misseroni).
  • Il presidente del Trentino Maurizio Fugarti firma subito un’ordinanza per abbatterla.
  • Si oppongono le associazioni animaliste e Pallore ministro Costa.
  • Il TAR di Trento sospende l’ordinanza.
  • Il presidente emette un’altra ordinanza per passare dall’abbattimento alla reclusione dell’animale.
  • Si oppongono di nuovo le associazioni animaliste.
  • Nel frattempo l’orsa viene catturata e rilasciata munita di radiocollare. In estate si rende protagonista di un attacco a 2 guardie forestali che riescono a fuggire evitando l’aggressione.
  • Quindi il TAR di Trento è favorevole alla reclusione dell’animale.
  • Il Consiglio di Stato invece sospende definitivamente tutte le ordinanze.
  • Circa un anno e mezzo dopo viene segnalato un falso attacco ad un ciclista sulla strada forestale. Ma il parere di ISPRA, già espresso altre volte, rimane sempre negativo sia per l’abbattimento che per la rimozione.
  • Il 5 agosto 2022 il radiocollare smette di funzionare e non viene sostituito. Le catture infatti vengono interrotte per rivedere i protocolli tecnici a causa della morte dell’orsa problematica F43, avvenuta durante le operazioni di sostituzione del radiocollare.
  • Passa l’inverno e nessuno sa dove sia l’orsa pericolosa JJ4 con i 3 cuccioli.
  • Il 5 aprile 2023 Andrea Papi viene aggredito ed ucciso da JJ4 sulla strada forestale…

Nessun responsabile?

6) Da anni assistiamo impotenti ad un teatro imbarazzante che ha avvelenato la vita di tutti: basta parlare di orsi e si scatena uno scempio mediatico deprimente, grazie a giornalisti ed animalisti che non sanno di che parlano ma “lo fanno bene” costringendo le istituzioni senza strumenti normativi adeguati, a percorrere strade ingarbugliate generando un clima che non fa bene a nessuno, neppure agli orsi. Persone che cavalcano l’antropomorfizzazione usando appositamente un linguaggio tendenzioso, esagerato, spesso offensivo dimostrando una patologica esigenza di nutrire la propria ideologia più che la consapevolezza del proprio agire. Infatti il trasferimento di sentimenti, caratteristiche e comportamenti umani agli animali è un tratto si spontaneo negli esseri umani, ma senza la dovuta dose di raziocinio e conoscenza scientifica ha conseguenze pericolose perché allontana dalla realtà, amplifica sentimenti egoistici, nutre convinzioni sbagliate e conduce alla follia. Ma davvero il presidente di una provincia deve essere accompagnato dalla scorta perché minacciato per le scelte gestionali di animali pericolosi frutto di un esperimento destinato a fallire? Troppe persone hanno sputato veleno e diffuso una visione falsa della realtà senza rispondere delle proprie azioni. La libertà di parola non è libertà di offendere e non dovrebbe essere la libertà di veicolare disinformazione!

E’ tempo di contrastare con determinazione le ideologie estremiste che hanno manipolato da tempo la percezione della realtà causando la situazione in cui ci troviamo e dalla quale vogliamo uscire al più presto. Le politiche iperprotezionistiche o di ripristino ambientale e faunistico si manifestino con forza nelle grandi città, dov’è stato cementificato, asfaltato e inquinato ogni centimetro quadrato, causando l’estinzione della maggior parte della fauna e flora selvatica. In Trentino, nonostante l’alta densità di popolazione, la gestione delle risorse naturali e la salvaguardia degli ecosistemi hanno raggiunto altissimi livelli di qualità e non necessitano di esperimenti stravolgenti che compromettono la stabilità del livello raggiunto. L’orso si è rivelato non idoneo ed il lupo sta avanzando naturalmente e va subito contenuto perché questo super predatore quando aggredisce lo fa sempre per nutrirsi. La storia documenta molti casi di predazione umana, ragion per la quale, dopo l’avvento delle armi, tra il 1800 e l’inizio del 1900 lo abbiamo estinto insieme all’orso, non per cattiveria, ma per una questione di spazio e sopravvivenza.

Da considerare infine che le valli del Trentino sono ambienti severi, impervi, per alcuni mesi freddi e innevati, lontane da servizi e segnate da forme di disagio sociale che mettono tutti a dura prova soprattutto i giovani. Ci sono aspetti sociali importantissimi da considerare al pari di quelli ambientali: ad esempio il triste primato di suicidi che affligge il Trentino con circa 45 casi all’anno. Un disagio in più non ci serve. La libera fruizione del bosco, senza rischi e preoccupazioni è di vitale importanza per il mantenimento dell’equilibrio fisico e psicologico. Si tratta della nostra terra, della nostra VITA. Gli esiti delle consultazioni popolari “MASSIMA ESPRESSIONE DEMOCRATICA” che si stanno svolgendo nel Trentino occidentale, in merito alla possibile convivenza con grandi predatori, stanno dimostrando chiaramente il dissenso nei confronti di orsi e lupi. Alla luce di quanto fin qui descritto chiediamo:

  • di avviare e concludere, entro la fine dell’anno 2025, un’indagine per l’omicidio colposo di Andrea Papi, al fine di individuare le responsabilità ed applicare quanto previsto dal codice penale. Le prove non mancano è tutto documentato;
  • di considerare la reintroduzione degli orsi in Trentino un fallimento sia dal punto di vista faunistico che sociale e quindi Autorizzare la Provincia Autonoma di Trento ad eradicare la specie Ursus actors. I proventi derivanti dal commercio degli esemplari abbattuti sia devoluto in beneficenza;
  • di Autorizzare la Provincia Autonoma di Trento a contenere, in completa autonomia, la specie Canis lupus attraverso abbattimenti gestiti dal Corpo Forestale Provinciale con il coinvolgimento e coordinamento delle associazioni venatorie, fissando preventivamente il numero massimo di lupi sopportabili nei vari territori in relazione alle attività zootecniche, alla densità di ungulati, agli insediamenti antropici considerando anche la possibilità di eradicare la specie qualora l’attività di contenimento si rivelasse comunque inefficace ai fini della sicurezza pubblica, della serenità sociale o del contenimento delle predazioni su animali domestici;
  • Nel caso in cui le richieste di soluzione faunistica sopraesposte non venissero attuate, di liberalizzare e disciplinare la vendita dello Spray antipredatore incaricando il Corpo Forestale Trentino a promuovere e gestire annualmente corsi di formazione per il rilascio della “Licenza di porto spray antipredatore” (funzionale sia per lupi che per orsi) segnalando i possessori all’Autorità Giudiziaria e consentendo la vendita solo alle armerie e l’acquisto solo su esibizione della licenza sopra proposta. Obbligo di detenzione in cassaforte domiciliare e autorizzazione al porto solo nei territori ove presenti orsi e lupi. Tale strumento non solo è funzionale per la sicurezza, ma svolge anche ima funzione disciplinatoria nei confronti del predatore che, associando un’esperienza disarmante agli esseri umani, aumenterà la propria diffidenza preferendo la fuga e la lontananza da essi.
    Nel caso del turismo alberghiero la situazione si complica e lasciamo a voi la ricerca di eventuali soluzioni.

Proposte

  • Per risolvere definitivamente le problematiche causate da orsi e lupi, le legittime preoccupazioni in merito alla liberalizzazione dello spray e la difficile gestione dello stesso con la componente turistica, chiediamo di considerare seriamente l’eradicazione di orsi e lupi finanziando un progetto di reintroduzione della Lince europea (Linx linx) in sostituzione di orsi e lupi, in modo da mantenere viva l’attività predatoria negli ecosistemi Trentini, indispensabile per il miglioramento degli stessi. Le foreste Trentine hanno le caratteristiche idonee per permettere a questa specie di ripopolare il territorio senza impattare così negativamente come hanno fatto orsi e lupi. La lince non è esente da occasionali predazioni su animali domestici di piccola/media taglia, ma in bibliografia non si trovano aggressioni e/o attacchi mortali all’uomo. In una terra popolata come il Trentino sembra essere il predatore ideale considerando soprattutto i piccoli nuclei di lince già presenti sulle Alpi, frutto anch’essi di reintroduzioni, con i quali potrebbe mescolarsi e garantire alla specie stabilità e futuro.
  • Altra proposta: per diminuire gli incidenti conseguenti all’investimento di fauna selvatica e aumentare la sicurezza degli automobilisti è necessaria la realizzazione di attraversamenti stradali sopraelevati-rimboschiti. Ogni anno sulle strade del Trentino muoiono più di 1300 animali con danni ingenti agli autoveicoli e rischi costanti nei confronti dell’incolumità pubblica. Il 10 maggio 2024 il sig. Arrigo Zanella, a bordo della sua moto, non ha potuto evitare un capriolo che gli ha attraversato la strada. L’impatto, e la conseguente caduta del motociclista, hanno causato la morte di entrambi.

Destinatari:

Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella
Presidente del consiglio Giorgia Meloni
Ministri: Gilberto Pichetto Frattin, Carlo Nordio
Presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti
Presidente del Parlamento europeo: Roberta Metsola
Presidente della Commissione europea: Ursula von der Leyen
Mass media

Un gruppo di montanari istruiti del Trentino, che credono ancora nelle Istituzioni e nel buon senso

Italia & Estero28 minuti fa

Orrore in famiglia, bimba di 10 anni chiama il 118: “ha ucciso mamma”

Bolzano34 minuti fa

Addio a Giancarlo Podini, il patriarca dell’impresa altoatesina che univa business e solidarietà

Alto Adige40 minuti fa

Urne aperte in Trentino Alto Adige: sfida nei capoluoghi, occhi puntati sull’affluenza

Bolzano Provincia43 minuti fa

Sventato furto notturno in un cantiere: arrestato 28enne italiano, in fuga i due complici

Alto Adige18 ore fa

Completato l’ultimo scavo sotto le Alpi: il Brennero si prepara a battere ogni record

Val Venosta1 giorno fa

Compra un’auto online, spariscono 13.500 euro: truffatore smascherato

Bolzano1 giorno fa

Bolzano, ciclabile sì… ma col pugno di cemento

Bolzano1 giorno fa

Furti in serie al centro commerciale Twenty: preso pregiudicato

Val Pusteria1 giorno fa

Blitz nei cantieri: 17 denunciati per gravi violazioni alla sicurezza

Bolzano Provincia1 giorno fa

Tecnica e cuore per salvare una famiglia di anatre: l’intervento dei Vigili del Fuoco

Italia & Estero1 giorno fa

Il turismo genera il 10,8% del Pil, con quello enogastronomico cresciuti in dieci anni del 176%

Bolzano2 giorni fa

Rissa al parco delle religioni: droga, violenza e un arresto

Bolzano2 giorni fa

Colloqui lampo, futuro in corsa: al “Galilei” di Bolzano studenti e imprese si incontrano in uno speed date

Alto Adige2 giorni fa

Vaccino anti-zecca: l’Alto Adige rilancia la campagna per proteggere i cittadini

Bolzano2 giorni fa

Capodanno di fuoco a Bolzano: identificato uno dei piromani: dovrà risarcire somme ingenti

NEWSLETTER

Archivi

Categorie

più letti