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Nuova mostra “Lockout”: l‘arte ed il lockdown

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Dieci settimane di lockdown. E l’arte? Dov’era? In che modo si può continuare a farla? Quasi 50 artiste ed artisti rispondono a questa domanda nell’ambito della nuova mostra „Lockout“ del curatore Heinrich Schwazer. Fino all‘8 novembre al Forte di Fortezza.

I cambiamenti, che abbiamo vissuto negli ultimi mesi, sono stati travolgenti. All’improvviso, il nostro precedente stile di vita ha subito diversi cambiamenti. L’isolamento ci ha strappato dalla nostra vita quotidiana e ci ha catapultato in una nuova realtà: distanza, controllo e paura sono state parole chiave onnipresenti, quasi impossibile risultava dare risposte alle domande sul perché, sul come e su una via d’uscita da quella situazione spaventosa.

La solidarietà, la libertà e la speranza, tuttavia, sono state risvegliate dopo lo shock iniziale. Di cosa abbiamo veramente bisogno per vivere? Cosa possiamo imparare da questa situazione? E in quale direzione il nostro mondo può e deve svilupparsi? Sono domande a cui bisogna dare risposta.






E l’arte? Dov’era? In che modo si può continuare a farla? Inevitabilmente, la pandemia ha colpito anche il mondo dell’arte. Anch’essa ha vissuto l’irruzione, è diventata invisibile e ha vissuto dietro porte chiuse.

La personalissima prospettiva sul lockdown di quasi 50 artiste ed artisti ed in generale il tema del cambio di prospettiva sono i protagonisti della nuova mostra temporanea “Lockout” al Forte di Fortezza. Non si tratta di una mostra curata in senso stretto, ma piuttosto di una collezione di pensieri personali e sentimenti delle artiste e degli artisti nel periodo della pandemia ed una riflessione sulla crisi e le sue possibili conseguenze.

Non tutte le opere esposte sono state realizzate nella primavera di quest’anno, ma tutte trattano del cambio di prospettiva o di particolarità di questo periodo.

La scultura di Lois Anvidalfarei ad esempio parla dell’essere intrappolati in una situazione rigida e stretta, da cui deriva una sensazione d’immobilismo e di crampo; Peter Senoner mostra una piccola figura chiusa in un vetro, la cui testa è anch’essa racchiusa in una palla ambrata; Julia Bornefeld in aprile ha disegnato l’opera “FIGLIO”, un ritratto di suo figlio, costretto a passare il suo compleanno lontano da casa.

Le conseguenze, che l’isolamento ma anche il cambiamento climatico hanno sulla natura, è invece il tema dell’installazione “Primavera Covid” di Kulbaka Sebastian. La mostra è nata da un’indagine del curatore e giornalista culturale, Heinrich Schwazer, apparsa sul quotidiano Die Neue Südtiroler Tageszeitung durante e dopo il lockdown.

Le artiste e gli artisti: Alberti Gino, AliPaloma, Angerer Leonhard, Anvidalfarei Lois, Böge Katrin, Bonell Gotthard, Bornefeld Julia, Bosisio Robert, Christiansen Jette, Dall’O Arnold Mario, Dapunt Erich, De Chirico Jakob, Demetz Aron, Egger Ulrich, Gallmetzer Christine, Gantz Beate, Gasser Werner, Grezzani Elisa, Habicher Eduard, Hofer Jörg, Höllrigl Michael, Inger Erika, Innerhofer Heinz, Kammerer Will-ma, Kulbaka Sebastian, Mahlknecht Brigitte, Mahlknecht Ivo, Mayer Linda Jasmine, Micheli Sissa, Pan Robert, Pichler Franz, Prossliner Anuschka, Prugger Gregor, Prugger Leonora, Prugger Paula Regina, Rainer Josef, Riess Thomas, Runggaldier Hermann Josef, Salcher Thaddäus, Seiwald Luis, Senoner Peter, Skuber Berty, Steger Lois, Tschurtschenthaler Stefan, Varesco Andrea M., Walcher Maria, Welponer Sara, Wohlfahrt Wolfgang, Zingerle Andreas.

Nel corso dell’inaugurazione si è tenuto anche il festival di lettura Fiebermesser in collaborazione con l‘associazione letteraria Literatur Lana. Undici autrici ed autori hanno letto testi scritti durante i mesi dell’isolamento per Literatur Lana e pubblicati dal quotidiano Die Neue Südtiroler Tageszeitung nella rubrica Fiebermesser.

Le autrici e gli autori sono: Rut Bernardi, Bertrand Huber, Waltraud Mittich, Lene Morgenstern, Josef Oberhollenzer, Anne Marie Pircher, Matthias Schönweger, Gerd Sulzenbacher, Matthias Vieider, Erika Wimmer e Jörg Zemmler. Presente anche il gruppo musicale viennese Fainschmitz.

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