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“Non confondiamo la comunità con la community”: le linee di Muser per l’anno pastorale

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Non confondiamo la comunità con la community”.

Questo l’appello del vescovo Ivo Muser che, concludendo ieri (21 settembre) a Bressanone il Convegno pastorale, ha presentato le linee programmatiche del nuovo anno pastorale “Sulla tua Parola: credere, comprendere, vivere insieme”.

L’introduzione del nuovo percorso per la preparazione alla cresima, la creazione di team pastorali nelle parrocchie, il nuovo percorso diocesano di formazione e le iniziative dell’ufficio missionario per il mese missionario straordinario voluto da Papa Francesco sono alcuni dei temi affrontati dal vescovo nel suo intervento.

In un momento storico in cui – come riferisce uno studio dell’Astat – un utente di internet su due utilizza i social media, è bene abitare queste “piazze virtuali”, senza mai confondere, però la comunità con la community.

Nella comunità – ha ricordato questa mattina il vescovo Muser – si condividono contenuti e si costruisce lo stare insieme a favore del bene comune. Anche se viviamo nell’epoca dei ‘like’ e del ‘mi piace’ o del ‘non mi piace’, per una società sono necessari la riflessione e un confronto in profondità con temi e persone. Solo questo approccio aiuta a creare nuove relazioni e quindi comunità”.

Per abitare consapevolmente le “piazze virtuali” che rischiano di ridurre il mondo a slogan e dove si fatica sempre più a distinguere il vero dal falso, è necessaria una maggiore responsabilità per il noi: “L’io nella nostra società, e anche nella nostra Chiesa – ha sottolineato mons. Muser – è diventato molto abbondante. Serve meno io e più noi. Meno individualismo e più responsabilità per il bene comune”. 

Informazione e verità

Il problema della verità e del suo rapporto con l’informazione è centrale nel mondo di oggi, che è fatto di notizie diffuse attraverso i canali più diversi”, ha puntualizzato il vescovo ricordando quanto chiesto ai professionisti della comunicazione in occasione della festa di s. Francesco di Sales, lo scorso 24 gennaio: non accontentarsi mai di ciò che appare come verità; selezionale non solo notizie vere, ma scegliere anche tra notizie che valgono e informazioni pilotate; attenzione e sensibilità anche per le “good news” e per quanti non hanno voce nella nostra società, continuando “a lavorare per una convivenza autentica e per fare comunità fra le persone di diversa provenienza e gruppi linguistici”.

“Sulla tua Parola: credere, comprendere, vivere insieme”

Tre i punti su cui ruota il nuovo tema pastorale: credere, comprendere e vivere insieme: “La fede non è una proprietà statica – ha ricordato il vescovo –. Credere significa restare in cammino e cercare Dio. È quindi importante creare nelle nostre parrocchie proposte e offerte che possano far crescere le persone nella loro fede”. Tante sono in diocesi le persone che svolgono un prezioso servizio nella comunità.

“La formazione contribuisce alla vivacità della comunità”

Il processo di cambiamento all’interno delle comunità parrocchiali deve essere necessariamente accompagnato e sostenuto dalla formazione. “Essa aiuta a farà sì che questo processo non sia pura organizzazione – ha spiegato il vescovo – ma resti legato al mandato essenziale della Chiesa. La formazione rafforza le persone nel loro agire e offre loro gli strumenti per farlo bene. La formazione incoraggia, rinnova, contribuisce alla vivacità della comunità. Dobbiamo lavorare per una cultura del volontariato ecclesiale in cui la formazione abbia naturalmente un posto fisso”.

Una sempre più diffusa indifferenza religiosa

Nel suo intervento mons. Muser non ha evitato di toccare temi critici, come ad esempio la sempre più diffusa indifferenza religiosa. La diminuita partecipazione alla messa, la mancanza di vocazioni sacerdotali e religiose, la crescente difficoltà nel coinvolgere i volontari e la domenica che perde il suo volto cristiano sono i segni di questa crisi.  Una possibile via per mantenere aperto il “dialogo” sono “le offerte sociali, perché il lato sociale di religione e Chiesa viene ancora e sempre apprezzato anche dagli indifferenti alla religione e dai critici verso la Chiesa”.

“Andare incontro alle persone di altre religioni, senza rinunciare alle nostre radici”

La società altoatesina sta diventando sempre più multiculturale. “Come religione maggioritaria siamo chiamati in modo particolare ad andare incontro alle persone di altre religioni e culture, aiutandoli ad avere maggiore visibilità – ha detto mons. Muser –. Abbiamo bisogno di nuove forme di collaborazione e cooperazione con le comunità religiose nella nostra provincia, per segnalare alla società che le persone di tutte le culture e religioni sono benvenute in Alto Adige e meritano riconoscimento e rispetto. Questo non significa, però, rinunciare alle proprie radici, alla propria identità cristiana e cattolica, bensì impegnarsi in Alto Adige per un clima religioso fatto di sensibilità e amicizia”.

“Oasi di spiritualità missionaria” a Oies

In occasione del mese missionario straordinario, voluto da Papa Francesco per celebrare i 100 anni della lettera apostolica “Maximum Illud” di Benedetto XV, considerata la magna charta dell’attività missionaria in epoca contemporanea, l’ufficio missionario diocesano ha elaborato – in sinodalità con gli altri “volti” della pastorale diocesana – un progetto per la valorizzazione di Oies come “Oasi di spiritualità missionaria”.

Il testo integrale del discorso di mons. Ivo Muser è disponibile sul sito della Diocesi www.bz-bx.net 

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