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Laives

No all’autotest, bimbi lasciati fuori dalla scuola elementare di San Giacomo. I genitori chiamano i carabinieri

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Si moltiplicano i casi di bambini i cui genitori non hanno ancora dato il consenso al progetto degli autotest nasali a scuola, che vengono allontanati dalla classe o addirittura, come nell’episodio che vi stiamo per raccontare, lasciati fuori dall’edificio scolastico.

E’ il caso di due fratellini che frequentano la scuola elementare di San Giacomo. La mamma e il papà non avevano detto no, ma si erano astenuti momentaneamente dall’approvare per i propri figli l’adesione all’obbligo di tampone autosomministrato per essere ammessi alle lezioni in presenza. Un fatto analogo segnalato dal consigliere provinciale Urzì si sarebbe verificato anche in un altro istituto di Bolzano, dove un gruppo di bambini non aderenti al piano (i genitori avevano chiesto l’accompagnamento di personale sanitario per l’effettuazione del test) sono stati prelevati da diverse classi per convergere in un unica aula. L’aula degli esclusi.

Questa mattina (8 aprile) davanti agli occhi di mamma Elisa, i fiduciari della scuola assieme all’incaricato della prevenzione anti Covid hanno impedito l’ingresso ai bimbi, un maschio e una femmina di 8 e 9 anni che frequentano rispettivamente la terza e quarta classe, facendoli fermare all’esterno, ovvero fuori dai cancelli.

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A nulla è servito il breve confronto avvenuto all’interno – sottolinea Elisa Monfregola – . Io e mio marito abbiamo chiamato i carabinieri che hanno redatto un verbale con le nostre testimonianze e quelle della dirigente scolastica, dopodiché abbiamo fatto ritorno a casa. I piccoli sono stati respinti dall’edificio e sono rimasti fuori con noi al freddo dalle 7.30 alle 10. La cosa curiosa è che altri alunni con la dichiarazione negativa di adesione sono stati fatti entrare, collocati temporaneamente in una classe alternativa e prelevati in un momento successivo. Noi che ci eravamo astenuti invece siamo rimasti fuori, anche se gli astenuti vengono inseriti automaticamente nel calderone dei NO. Che senso ha tutto questo?“.

Prosegue la signora Elisa: “I miei bimbi non potranno entrare a scuola per i prossimi giorni fino a che il consenso non sarà dato e considerando che il progetto, almeno a San Giacomo, ancora non è partito e non si ha una data di inizio, staranno a casa con noi per un tempo indefinito o almeno fino a quando non si troverà una soluzione prima. Abbiamo parlato con i nostri figli, spiegandogli le motivazioni. Per il momento sono sereni. Ci impegneremo nel frattempo a cercare strade alternative per conciliare questo disagio con le nostre esigenze lavorative. Resta il fatto che la situzione sta creando problemi ai piccoli prima di tutto, e poi ai genitori“.

E alla domanda se abbiano intenzione a questo punto di aderire alle richieste dei responsabili scolastici la risposta è secca. “Non abbiamo assolutamente intenzione di dare il consenso, soprattutto dopo un episodio di questo tipo“.

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Una circostanza che ha dell’assurdo, alla luce anche del fatto che nelle ultime ore il governo di Roma ha dichiarato non consona la decisione presa dalla giunta provinciale altoatesina di imporre l’obbligo del test per partecipare in presenza alle lezioni.

Non sono mancate e non mancano le polemiche. E’ di quest’oggi la notizia pubblicata dal nostro quotidiano di un’azione avanzata dall’associazione “Alto Adige Attivo – Aktives Südtirol” nei confronti dei governatore Kompatscher, con una querela da parte di oltre 100 genitori. Sulla questione è intervenuto anche un papà di Laives, ponendo un quesito la cui risposta è tutt’altro che scontata. “Quanto accaduto ha dell’incredibile – dice – . Ci dovrebbero spiegare, oltre al resto, per quale motivo le istituzioni dovrebbero rendere valido un tampone effettuato da bambini anche di 6 anni al costo di 6.50 circa, quando io che sono un adulto, per renderlo valevole devo spendere 40 euro acquistandolo in farmacia“.

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