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Naz Sciaves, un invaso al posto delle installazioni dell’ex base Nato, Urzì: «Uno scempio, la Provincia ponga il veto»

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A Naz Sciaves, tra le tante proposte per l’utilizzo dell’ex area Nato, si fa strada prepotentemente quella della costruzione di un serbatoio d’acqua per l’irrigazione dei meleti.

Non proprio una valorizzazione storica, quanto uno scempio di quella che avrebbe dovuto costituire un’ installazione culturale permanente a testimonianza di un epoca storica a che ha visto coinvolto anche l’Alto Adige nella contrapposizione tra blocco occidentale e orientale.

“L’idea che il Sindaco di Naz Sciaves Alexander Überbacher si appresta a portare in Consiglio comunalespiega il consigliere provinciale di Fratelli d’Italia Alessandro Urzìprevedrebbe infatti la demolizione della porzione della base utilizzata in passato dall’Esercito italiano per ricavarne un invaso idrico della portata di 30.000 mq da tenere a disposizione dei contadini per i periodi di siccità.”






Demolire una parte della base prosegue Urzìsignifica distruggere la storia: senza quella parte di installazione non si capirà più l’interazione tra Esercito Italiano e US Army nell’ ambito della condivisione nucleare attuata in ambito Nato durante il periodo della Guerra fredda che vedeva contrapposte Nato e Patto di Varsavia.

L’area in questione  – aggiunge Urzì è quella nota come “Site Rigel”, una base dell’Alleanza atlantica condivisa tra italiani ed americani durante la guerra fredda. Si trattava di un deposito per munizioni speciali della Nato ed  era l’unico in tutto il Trentino- Alto Adige nel quale venivano custodite armi nucleari: testate per missili a corto raggio e proiettili di artiglieria per obici, destinati in caso di conflitto con il Patto di Varsavia all’impiego da parte di reparti di artiglieria italiani, per cercare di contrastare un’ipotetica invasione nemica attraverso il passo del Brennero o la Val Pusteria tramite il varco di Prato alla Drava-Versciaco.

L’installazione era concepita come una fortezza, con una zona esterna e due settori interni ad accesso ristretto con doppia recinzione di filo spinato: il deposito italiano di armi convenzionali e il settore di massima sicurezza gestito dall’U.s. Army con due bunker per armi nucleari.

La base fu utilizzata tra il 1967 e il 1983, poi al termine della Guerra fredda il deposito fu svuotato e l’area infine, espropriata ai contadini di Naz Sciaves nel 1962, fu  ceduta nel 2010 alla Provincia che già nel 2016 aveva deciso di concedere i quasi dieci ettari dell’ex base in comodato gratuito al Comune che ne avrebbe dovuto ricavare un museo della Guerra Fredda, sulla falsariga di base Tuono di Folgaria in Trentino, ma anche realizzare uno spazio per passeggiate nella natura e un altro per le feste e le manifestazioni. Una struttura gestita dal Comune, ma di valenza provinciale e di interesse ancora più vasto.

All’epoca in Consiglio provinciale era anche stata approvata una mozione che impegnava la Giunta provinciale a “incentivare e sostenere la rapida prosecuzione  completamento di questo percorso storico documentale a testimonianza del difficile periodo storico della Guerra Fredda”.

Così in una nota stampa il consigliere provinciale Alessandro Urzì che ha annunciato la presentazione di un’interrogazione urgente al Presidente della Provincia.



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