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Muser e le vittime del Covid: il dolore di una comunità che vuole rialzarsi

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Fermarsi.Ricordare.Rialzarsi“: questo il motto con cui l’Alto Adige ha celebrato oggi (18 marzo) la Giornata nazionale del ricordo delle vittime della pandemia. Il vescovo Ivo Muser ha presieduto la celebrazione nel duomo di Bolzano, davanti a cittadini e rappresentanti delle istituzioni: “Le persone di fede sono persone di speranza: guardando a Gesù, il crocifisso e risorto, confidiamo per i nostri defunti nella vita dall’altra parte della vita. Questa è l’alternativa cristiana“, ha detto il vescovo, che ha invitato a pregare “per le oltre mille vittime per o con il coronavirus in Alto Adige, per tutte le vittime in Italia, in Europa e nel mondo intero. Non si tratta di numeri senza nome, ma di persone con le loro storie di vita, le tracce che hanno lasciato per noi“.

Ivo Muser ha ricordato le impressionanti immagini del 18 marzo 2020, un anno fa, delle colonne di mezzi militari che da Bergamo trasportavano le bare in altre regioni perché in città non c’era più posto e ha espresso “la vicinanza a chi è in lutto per la perdita di una persona cara che non ha potuto accompagnare nell‘ultimo viaggio terreno. Questa dolorosa esperienza può aiutarci a riscoprire quanto siano importanti la condivisione e l‘essere comunità, specialmente nell’accettare la morte e le molte domande che solleva.“ Questo giorno di commemorazione, ha aggiunto Muser, “è un momento importante per rendere collettivo un dolore che non è privato ma di un’intera comunità. Un dolore che può trasformarsi in energia positiva se sarà capace di produrre in noi una nuova consapevolezza, un senso civico di responsabilità forte e di solidarietà reciproca. Nessuno, veramente nessuno, si salva da solo!“.

La ricorrenza ci deve incoraggiare verso un altro tipo di contagio, ha sottolineato Muser in duomo: “Un contagio che si trasmette attraverso la speranza e che va di cuore in cuore, che ci aiuta a vedere nel dopo-pandemia una consapevole inversione di rotta. Dobbiamo essere convinti di non voler tornare semplicemente alla normalità prima della crisi, ma di lavorare assieme per una normalità della nostra vita trasformata e purificata nella crisi“.






Un doveroso pensiero del vescovo è andato “a quanti stanno soffrendo, a tutti gli operatori sanitari che sono impegnati in prima linea e con dedizione si prendono cura degli ammalati”. Durante la celebrazione il presule ha acceso una candela in memoria di tutte le vittime del Covid per poi collocarla presso la tomba di Josef Mayr Nusser, che esattamente quattro anni fa, il 18 marzo 2017, veniva beatificato nel duomo di Bolzano. Al beato si è rivolto il vescovo: “Aiutaci a vivere le nostre convinzioni familiari, sociali, politiche e religiose senza violenza, nel rispetto reciproco e nella comune responsabilità per la dignità di ogni essere umano. Aiutaci a fermarci, a ricordare e a rialzarci“.

Questa sera il ricordo delle vittime del Covid in Alto Adige sarà celebrato alle 19 con il suono delle campane di tutte le chiese altoatesine per 5 minuti e l’invito alla popolazione a collocare una candela accesa alla finestra o al balcone.

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