Scienza e Cultura
Montagnier: “Covid creato in laboratorio”. Il duello tra il Nobel e la comunità scientifica
“Siamo arrivati alla conclusione che effettivamente c’è stata una manipolazione di questo virus. C’è un modello, che è il virus classico, che proviene dal pipistrello, al quale è stata aggiunta una sequenza del virus dell’HIV. Il lavoro di un professionista, di un biologo molecolare”.
Dichiarazioni choc, quelle che abbiamo appena letto, che non arrivano da un terrapiattista qualunque, ma da Luc Montagnier, scopritore nel 1983 del virus dell’HIV e premio Nobel per la medicina nel 2008 insieme a Françoise Barré-Sinoussi.
Esternazioni rilasciate lo scorso 16 aprile al podcast francese specializzato in medicina e salute, pourquoidocteur.fr e il giorno seguente al canale francese C-News (da cui è tratto il video allegato a questo articolo).
Il virologo d’oltralpe non è il solo a mettere in dubbio la versione ufficiale della pandemia da coronavirus. Prima di lui anche il virologo Giulio Tarro, (che ha ricollegato anche la diffusione del virus in Lombardia ai vaccini) e lo scienziato del MIT Shiva Ayyadurai.
Con il collega biomatematico Jean-Claude Perez, Montagnier afferma di aver condotto uno studio che lo ha portato a spiegare i motivi per cui è convinto che il virus Sars-CoV-2, che causa la pandemia di Covid-19, sia nato e uscito da un laboratorio. Rilasciato per errore in un esperimento su un vaccino per l’HIV.
Al momento non vi sarebbero però prove tangibili a sostegno dell’esistenza di lavori firmati dai due scienziati come riportato da Valigia Blu e come riportato da altri media nazionali, Perez è autore di un proprio studio pubblicato sulla rivista International journal of research granthaalayah, risalente a marzo.
Una posizione, quella di Perez e Montagnier, in netto contrasto con quanto sostiene in modo pressoché unanime la comunità scientifica, secondo la quale il coronavirus non ha alcuna traccia di manipolazione umana e sarebbe frutto di uno spillover, ovvero di un salto di specie dal pipistrello all’uomo.
Afferma Montagnier durante il suo intervento: “Abbiamo analizzato attentamente la descrizione del genoma di questo virus a RNA. In un determinato punto, sono state fissate delle piccole sequenze di HIV. Un gruppo di ricercatori indiani ha tentato di pubblicare uno studio dal quale emerge che il genoma completo del SARS-CoV-2 conteneva sequenze di un altro virus, l’HIV, ma sono stati costretti a ritrattare la pubblicazione perché le pressioni erano troppo forti».
“Se questa modifica da parte di ignoti ricercatori sia avvenuta in maniera intenzionale o accidentale, non sta a me dirlo – ha sottolineato lo scienziato – Lo scopo non è chiaro. Il mio lavoro è solo quello di esporre i fatti. C’è la possibilità che si sia voluto fare un vaccino contro l’AIDS. E’ possibile quindi che si siano prese delle piccole sequenze del virus dell’HIV e che le si sia installate nella sequenza più ampia del coronavirus».
In un’altra parte della messa in onda Montaigner fa intendere che con degli studi non pubblicati per via di forti pressioni, sarebbero numerosi gli scienziati arrivati alle stesse sue conclusioni e precisa: “C’è una possibilità che questa epidemia scompaia e che il virus si elimini con la sua stessa propagazione, perché i cambiamenti innaturali vengono rigettati dalla natura, che non accetta alcuna manipolazione molecolare (..) Bisogna evitare assolutamente che queste epidemie si ripresentino ma è necessario che tutti rispettino le regole etiche previste per i ricercatori”.
C’è da dire che il processo che può riguardare la manipolazione di un virus, quello descritto da Montagnier, è stato menzionato come una delle vie scientifiche materialmente già percorse per la ricerca di un vaccino contro l’HIV.
La menzione in questione si trova in un articolo dal titolo “Un nuovo approccio al vaccino per l’AIDS” dove si spiega che “un’iniziativa dell’UE ha progettato un nuovo vaccino anti HIV utilizzando vettori coronavirus per esprimere gli antigeni HIV. Le scoperte sono molto promettenti per la prossima generazione di vaccini efficaci per combattere la pandemia dell’AIDS” (Servizio Comunitario di Informazione in materia di Ricerca e Sviluppo).
Tutti contro Montagnier? Il contrattacco e le smentite
Sulla ricerca degli indiani citata precedentemente e che Montagnier utilizzerebbe come stampella d’appoggio per sostenere la connessione tra HIV e Coronavirus SARS-COV-2 era già intervenuto, lo scorso 1 febbraio, il professor Enrico Bucci:
“Su BioArxiv, un gruppo di ricercatori indiani ha rilasciato un manoscritto in cui si afferma che ben 4 sequenze di ncov2019 sono inserti dal virus di HIV. L’enormità di questa affermazione è aumentata dal fatto che gli autori suggeriscono anche che ciò sia dovuto a ingegnerizzazione umana (come unica fonte possibile della cosa).
E’ UNA SOLENNE E PERICOLOSA FESSERIA.
2 sequenze sono tipiche del coronavirus di pipistrello, mentre delle rimanenti 2 solo una è davvero conservata con HIV, ma è lunga solo 6AA, il che significa che il dato è puramente casuale. Pubblicare in fretta per guadagnare visibilità e fama accademica è da criminali in questo contesto. Qui il manoscritto https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2020.01.30.927871v1
PS: Gaetan Burgio, della Australian National University, ha ripetuto gli allineamenti: per ognuno dei 4 “inserti”, ottiene oltre 100 match, con sequenze provenienti dall’intero mondo conosciuto. Veramente dei criminali“.
In un articolo pubblicato ieri (20 aprile) sul quotidiano Il Foglio, Bucci ribadisce che non basta essere un Nobel per essere immuni alle fesserie sul Coronavirus. Scrive Bucci: “Il manoscritto ha avuto una brevissima apparizione in Internet prima di sparire, ritirato dagli stessi autori. Montagnier ha dato a intendere che ci fosse qualcosa di losco, ma in realtà il manoscritto è stato pubblicamente demolito, prima di essere ritirato, in maniera assolutamente trasparente.
Fra le tante pecche che ne hanno causato l’eliminazione, qui basterà mettere in evidenza quella dimostrata dal prof. Burgio: le parti del genoma del virus che sarebbero state, secondo gli autori, identiche a quelle di Hiv (e dunque la prova della manipolazione, perché in natura l’ibrido non può prodursi), sono in realtà dei brevissimi tratti del genoma del coronavirus, che questo condivide non solo con Hiv, ma con centinaia di altre specie, da ognuno dei regni del vivente” (Una Montagnier di fuffa).
Contro la ricerca degli indiani, anche lo scienziato del Fred Hutchinson Cancer Research Center, Trevor Bradford, ha poi asserito che, senza coinvolgere la presenza dell’HIV, gli inserti trovati nel virus sono stringhe minuscole che hanno corrispondenza con molti altri virus (qui il riepilogo dei risultati).
Sarebbero infine due gli studi scientifici che smentiscono la teoria del premio Nobel. Il primo, che si intitola HIV-1 did not contribute to the 2019-nCoV genome, smentisce il legame tra il nuovo Coronavirus e l’HIV ed è stato pubblicato su Emerging Microbes & Infections lo scorso 14 febbraio.
Il secondo si trova sulla rivista scientifica Nature Medicine e non conferma l’ipotesi della fabbricazione in laboratorio del SARS-CoV2.
Ancora più contrastate sono le esternazioni sul possibile collegamento, già oggetto di polemiche a livello planetario, tra Coronavirus e 5G.
Alla domanda del giornalista se questo virus possa accelerare in qualche modo l’impoverimento delle nostre difese immunitarie, il professore dell’Istituto Pasteur di Parigi risponde: “Penso che oggi viviamo senza rendercene conto in un ambiente molto diverso da quello dei nostri progenitori. Gli uomini comunicano tra loro continuamente e ci sono progetti sempre più imponenti per aumentare le onde intorno a noi. Il loro ruolo deve essere quindi oggetto di studio. Si è detto per esempio che la città di Wuhan è molto avanti nell’installazione delle antenne 5G. In questa regione ci sono 10mila antenne e dunque queste potrebbero aver contribuito al potere patogeno del virus“.
Se la gloria del riconoscimento più ambito al mondo anche in ambito scientifico e medico ha fatto di Montagnier una celebrità, molte sono state le critiche che negli ultimi anni sono state rivolte all’ormai 87enne virologo francese, con accuse a più riprese di aver abbracciato teorie lontane dalla ricerca scientifica.
Nel 2010, su una rivista americana, ha sostenuto l’idea della memoria dell’acqua, proposta nel 1988 da Jacques Benveniste. Anche se questo lavoro è stato scientificamente screditato, non ha esitato a parlare di Benveniste come “un Galileo dei tempi moderni” sostenendo come molti avessero riprodotto con successo gli esperimenti di Benveniste, ma avessero paura di pubblicarli a causa del terrore intellettuale di chi non li capisce.
Nel 2009, nel documentario House of Numbers: Anatomy of an Epidemic (Casa dei numeri: Anatomia di un’epidemia) sul virus dell’AIDS e sulla sua trasmissione affermò: “Possiamo essere esposti all’HIV molte volte senza essere cronicamente infettati. Il nostro sistema immunitario si sbarazzerà del virus in poche settimane, se si dispone di un buon sistema immunitario“.
Nel luglio 2012 alla 19a Conferenza internazionale sull’AIDS a Washington, D.C., la ricercatrice Françoise Barré-Sinoussi, che ha scoperto il virus dell’AIDS insieme a lui nel 1983, lo ha tuttavia contraddetto: “Dobbiamo certamente considerare l’immunità naturale per controllare l’infezione da HIV. So che Montagnier e pochi altri dicono che se si ha una buona immunità, ci si può proteggere dall’infezione da HIV. Non credo che abbiamo dati seri a tutt’oggi per dirlo“.
Non è mancato lo scalpore sollevato dai ‘baci a rischio Aids’, ma le critiche più aspre le ha ricevute sulle posizioni da lui tenute sui vaccini e sul loro presunto collegamento con l’autismo. Posizioni critiche le sue, in particolare nei confronti della sicurezza delle vaccinazioni.
“Non sono contro le vaccinazioni, sono un buon modo per prevenire le malattie, ma i tempi sono cambiati. Il principio di precauzione andrebbe adottato quando si parla di problemi di salute. Il mio suggerimento è non fare vaccini senza prima effettuare controlli del caso. Oggi in alcuni Paesi come la Francia vengono raccomandati diversi vaccini obbligatori entro i due anni di età. Questo è un errore medico e politico“, aveva affermato il 2 marzo al convegno dell’Ordine dei Biologi a Roma.
“Oggi c’è maggiore inquinamento chimico ed elettromagnetico e aumenta la frequenza di malattie neurodegenerative, artritiche, cancro, autismo. Dobbiamo essere cauti quando proviamo nuovi tipi di vaccini soprattutto quelli obbligatori. E la scienza deve includere tutti i fatti, anche quelli non in linea con teorie precedenti. Se parla solo degli aspetti positivi delle vaccinazioni, eludendo il resto, creiamo una pseudo scienza“.
Insomma scomodo e non allineato, da anni controcorrente, Montagnier fa ancora discutere. Il duello tra la comunità scientifica internazionale e il premio Nobel sta infatti ottenendo una grande eco su tutta la stampa internazionale.
Non sta certo a noi valutare la bontà dell’una o dell’altra posizione. Valutazioni che lasciamo all’esito finale del confronto tra ricercatori.
Sotto, il premio Nobel Luc Montagnier
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