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Mamma&Donna

Mio figlio morde! Come farlo smettere?

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Di punto in bianco le maestre ci avvisano che nostro figlio ha iniziato a mordere i compagni. Un modo di fare frequente che utilizzano alcuni bambini per esprimere ciò che li sta opprimendo in quel momento.

Infatti, scalciare, picchiare, colpire, mordere sono modalità naturali che il bambino usa per esprimere le emozioni del momento, come ad esempio, l’aggressività.

Perchè morde?
Partiamo dal presupposto che la fase orale è la prima tappa dello sviluppo psicologico infantile.
Durante l’allattamento il neonato usa la bocca per nutrirsi poi, per scoprire il mondo assaggiando tutto ciò che trova sul suo cammino.

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Tra il terzo e l’ottavo mese iniziano ad uscire i denti da latte che provocano un fastidio alle gengive, spingendo il bambino a stringerle sugli oggetti per alleviare il dolore.

Proprio durante questa fase può capitare che il piccolo inizi a dare morsetti a mamma e papà. Importante non farsi vedere troppo divertiti da questi “morsetti da coccola” per evitare che il bambino si senta incoraggiato dai genitori.

Dopo i 2-3 anni mordere diventa un modo per esprimere deliberatamente le proprie emozioni come la rabbia e può capitare che lo utilizzi per intimidire i coetanei.

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Questo capita sopratutto alla scuola materna, dove il bambino ha  contatto diretto con altri suoi simili e quindi, più occasioni di scontro.

Ma cosa è giusto fare e cosa non lo è?

COSA NON FARE:

  • Sgridare il bambino usando un tono severo non serve a molto in quanto non possiamo sapere quello che passa per la sua testa mentre si sta relazionando  all’altro. Meglio assumere un atteggiamento critico nei confronti del gesto spiegando che è una cosa che non si deve fare;
  • Capita che alcuni genitori restituiscano il morso al bambino per fargli provare il dolore che provoca agli altri. Attenzione! Potrebbe vederlo come un gioco che anche mamma e papà fanno;
  • Le cosciotte cicciose ci fanno venire il desiderio di mordicchiare il nostro bambino ma questi “morsetti d’amore” possono diventare una modalità di relazione che il bambino può apprendere e poi utilizzare nei confronti di altre persone;
  • Mettere in castigo un bambino perché ha dato un morso non è un castigo di grande effetto se lo si fa in prima e seconda infanzia. Non vi è la possibilità di capire ma suscita esclusivamente sensi di colpa che sarebbe bene evitare.

COSA FARE:

  • Assicurarsi che i messaggi dati che arrivano al bambino siano il più possibile coerenti ed uguali fra gli adulti che lo circondano;
  • Interrompere il morso con un netto “no”: eventualmente porre dolcemente una mano davanti alla bocca.
    Il bambino percepisce molto di più il come diciamo le cose piuttosto che il che cosa diciamo;
  • Intervenire, ma solo se si vede che la cosa crea difficoltà al bambino, senza lasciare agire l’ansia preventiva;
  • Proporre giochi “mordicchiosi” piuttosto che negargli questo suo modo di scoprire e conoscere le cose;
  • Con i bambini un po’ più grandi, dall’anno in poi, si può iniziare a stabilire delle regole spiegando che mordere fa male agli altri e che le maestre non usano i morsi per comunicare!

Preoccupazione solo se…

Come abbiamo scritto, mordere è un’attività fisiologica del bambino, ma ci sono alcuni casi in cui il bambino esprime un forte disagio che va tenuto in considerazione.

Se dopo l’anno di età morde frequentemente e senza motivo, può esserci qualcosa che non va.

Il morso diventa quindi un campanello di allarme usato come segnale di un disagio: si sente messo da parte perchè sta nascendo o è nato un fratellino? Ci sono cambiamenti in arrivo a casa? Un trasloco? Un divorzio?

Il morso potrebbe anche essere dettato da un comportamento genitoriale eccessivamente rigido, eccessivamente autoritario!

L’importante è osservare il bambino a 360° e capire se c’è il bisogno di qualche attenzione speciale.

Ovviamente è assolutamente necessario il confronto con i genitori ed eventualmente rivolgersi a una figura di supporto.

Il contenuto è puramente a carattere informativo.
Non sostituisce in nessun modo il parere del medico e degli esperti. 

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