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Bolzano

Minaccia di uccidere gli agenti, arrestato un soggetto violento dopo averlo reso inoffensivo con il «Taser»

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Dal mese di luglio 2022, alcuni operatori della Polizia di Stato in servizio presso la Questura di Bolzano hanno in uso l’arma ad impulsi elettrici, comunemente nota come “Taser”.

In particolare, le pattuglie della Squadra Volante dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico sono dotate del dispositivo che, in determinate circostanze e sulla base di un protocollo di risposta ben definito, può contribuire a risolvere situazioni critiche, inibendo l’aggressività di soggetti non collaborativi.

L’arma si è finora rivelata utilissima, nella sua funzione di dissuasione e deterrenza: infatti sono stati diversi i casi in cui la semplice estrazione ha indotto a più miti consigli elementi agitati e pericolosi.






Da inizio anno, si sono registrati numerosi episodi di aggressione verso gli operatori della Polizia di Stato durante l’espletamento del loro servizio.

Nella sola città di Bolzano, ben 20 Agenti hanno riportato lesioni a causa dell’azione violenta di soggetti facinorosi, attacchi che hanno provocato assenze dal servizio dei dipendenti della Polizia di Stato per 101 giornate lavorative.

Nella notte di mercoledì scorso, la Sala Operativa riceveva una chiamata di un cittadino, che aveva udito rumori ed urla provenire dall’appartamento adiacente al suo. Va subito precisato che si tratta di situazioni che devono essere seguite con particolare attenzione, per la possibilità di eventi imprevedibili.

Le Volanti in servizio si recavano perciò velocemente nella zona segnalata, alla periferia sud di Bolzano.

Una volta individuata l’abitazione oggetto della richiesta di intervento, dalla quale effettivamente ancora provenivano grida d’aiuto di una donna, gli operatori suonavano al campanello.

All’apertura dell’uscio, si presentava una scena drammatica: un uomo a torso nudo, con due coltelli da cucina di grosse dimensioni in mano e ferite da taglio sanguinanti al petto da autolesionismo, visibilmente alterato in seguito all’abuso di alcol, minacciava gli Agenti di ucciderli e poi di suicidarsi se non se ne fossero andati.

I poliziotti, addestrati a fronteggiare queste situazioni, arretravano nel giroscale, avviando nel contempo un colloquio con l’uomo che li inseguiva, senza tuttavia mai gettare i coltelli che impugnava.

Dall’abitazione, approfittando dello spazio creatosi, scappava di corsa ed urlando una giovane donna, che, grazie alla protezione degli operatori, riusciva a raggiungere il cortile condominiale.

Anche all’esterno, continuava l’azione inconsulta dell’esagitato, che puntando le lame, minacciava la compagna e gli Agenti che lo tenevano sotto controllo.

Veniva nuovamente tentata la dissuasione verbale, ma, vista la situazione critica, l’operatore abilitato estraeva l’arma ad impulsi elettrici, avvertendo l’uomo che, in caso non avesse interrotto il suo comportamento, l’avrebbe utilizzata.

Il soggetto, per nulla intimorito, al contrario incitava l’agente ad usarla, altrimenti avrebbe ammazzato tutti i presenti.

A quel punto, a fronte di un nuovo e minaccioso tentativo di avvicinamento dell’uomo, venivano esplosi i dardi: l’azione causava, per la contrazione dei muscoli, il rilascio delle lame e la caduta al suolo dell’esagitato.

Benché colpito, l’uomo, parzialmente ripresosi, tentava un’ultima reazione, tanto che si rendevano necessarie altre scariche elettriche per costringerlo alla definitiva resa e bloccarlo.

Parlando con la convivente, ancora terrorizzata ma rinfrancata dai poliziotti, si appurava che nelle settimane precedenti aveva subito, senza denunciare i fatti, ripetuti episodi di violenza fisica e verbale; anche pochi minuti prima dell’intervento risolutivo da parte della Polizia, era stata colpita con il coltello dal compagno, che le aveva causato ferite da taglio alla mano destra ed alla parte posteriore della coscia, lesioni che venivano medicate e suturate in ospedale, con una prognosi di dieci giorni salvo complicazioni.

L’uomo veniva quindi tratto in arresto, contestandogli in flagranza i reati di resistenza a pubblico ufficiale, maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate dall’uso dell’arma.

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