L’impertinente
Memorie di un esule, Puglisi Ghizzi: “Ridono? Gli eroici partigiani ci portavano a morire”

Le parole del consigliere comunale Maurizio Puglisi Ghizzi, a due giorni dalla polemica scoppiata in Municipio sulla questione foibe tra il consigliere Bonazza e il resto delle sinistre aggregate, tagliano la cortina fitta dell’ipocrisia sottile di chi, nelle ultime ore, utilizza lo spauracchio dei nuovi fascismi (e addirittura di una sorta di neonazismo galoppante in consiglio) per fare valere delle ragioni su quella che è stata considerata una tentata violazione del ricordo storico delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata.
Risatine in consiglio
Cuore della polemica, qualche ridolino di troppo scappato ad alcuni membri in aula durante l’intervento del consigliere Benussi sul dramma che coinvolse la sua famiglia, costretta all’esilio dall’Istria. Benussi (presidente dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia) aveva inoltre criticato il coinvolgimento dell’Anpi nell’organizzazione del Giorno del Ricordo, che si celebra il 10 febbraio di ogni anno, ovvero il coinvolgimento di chi negli anni si è prevalentemente impegnato a negare la tragedia, piuttosto che a riconoscerla.
Abbastanza per fare perdere la pazienza al coordinatore di CasaPound Andrea Bonazza, il quale, lo ha ribadito nel discorso in consiglio, aveva già avvertito Anpi e compagnia cantante che non avrebbero dovuto arrogarsi il diritto di entrare nelle scuole per indottrinare i ragazzi, con i soldi dei contribuenti, appropriandosi culturalmente di un pezzo di storia che hanno sempre tentato di oscurare, per la comodità di fornire alle giovani generazioni una versione consona alla propria personale visione ideologica. (Foibe, fuoco e fiamme in consiglio comunale. “Eventi revisionisti finanziati dal Comune per accontentare l’ANPI”).
“Inaccettabile qualsiasi tentativo di revisione o negazione. Soprattutto nelle scuole – aveva tuonato Bonazza – . Avete finanziato un convegno gestito da Anpi e Centro per la Pace dove l’argomento foibe viene insultato nella sua memoria storica. Fate Schifo“.
E lo aveva ripetuto più volte, quel ‘fate schifo’, urtando le fragili, pelose sensibilità della maggioranza. Una reazione sufficiente a mettere in moto, immediata, la macchina della controinvettiva. Il metodo è noto: al siluro della verità e al successivo imbarazzo generale corrispondono riorganizzazione delle idee, scannerizzazione profilo del soggetto da colpire, contrattacco con ‘riesumazione cadaveri’ per la distruzione del nemico politico.
“E’ un fascista, un nazista, partecipa a convegni neonazi in Ungheria“. Lorenzini ne chiede le dimissioni, il presidente dell’Anpi locale Guido Margheri, ancora profondamente offeso per essersi sentito dare bonariamente del “fregnone” in aula ha dichiarato l’intenzione di denunciare “chi ha partecipato alla manifestazione di Budapest” (Sinistre e stampa contro Bonazza. “Consigliere delle SS? Cavolate da campagna elettorale”).
“Cavolate da campagna elettorale. Una campagna che parte nel peggiore dei modi“, ha risposto il leader bolzanino delle tartarughe frecciate.
Nel peggiore. Perché al di là delle facili deviazioni dell’opinione pubblica sulla gaffe comunale e il presunto goffo tentativo di direzionamento ideologico sulla questione foibe, la verità della storia rimane.
Anche nelle memorie che Maurizio Puglisi Ghizzi, tra gli altri, ha affidato ad un post pubblicato sul suo profilo Facebook e che noi abbiamo raccolto, perché nulla venga dimenticato.
Ricordi di una famiglia dilaniata, come altre migliaia, dall’eroismo dei partigiani italiani e titini impegnati nelle operazioni di pulizia etnica a Fiume tra il ’43 e il ’45.
Non si scorda e non si ride.
Scrive Ghizzi: “30 anni aveva mia nonna, 30 soli. Il marito internato in Lituania come ufficiale italiano con due bimbe di 2 e 4 anni. Mia madre Marina (che perderà la vista quasi completamente da un occhio) e mia zia Maria Grazia (che morirà a 23 anni per una malattia contratta in questa situazione e ovviamente non curata).
Asserragliate in casa, in via Milano a Fiume. 30 anni. Una giovane donna che non dormiva la sera perchè bolliva olio che la notte gettava dal balcone sugli “eroici partigiani” italiani e titini che cercavano di arrampicarsi fino in casa. Operavano “rastrellamenti” e portavano via queste persone a morire nelle Foibe, o per appenderli – vivi – con i ganci da macelleria sulle soglie delle abitazioni.
30 anni aveva mia nonna, 2 e 4 mia madre e mia zia e chi pensate che rastrellassero “gli eroici partigiani”? Anziani, donne, bambini, persone deboli perchè, ovviamente, gli uomini validi che avrebbero potuto difenderle erano al fronte.
Erano al fronte gli eroi loro malgrado, erano nei campi di prigionia le persone con amor patrio e dignità. Purtroppo i vigliacci, gli imboscati e chi non aveva le palle usciva la notte, assieme ai macellai titini a rastrellare la persone inermi, concittadini, con il favore delle tenebre per trucidarle nel piu animalesco dei modi.
Due anni di questa vita, due anni passati da persone normali, donne bambini e anziani per poi, se eri sopravvissuto, venire cacciato, costretto a scappare lasciando tutta la tua vita, casa, ricordi. Persino i morti (forse non tutti sanno che Tito a Fiume asfaltò il cimitero storico con i morti sotto per farci la stazione delle autocorriere).
Quando la mia famiglia potè tornare in quella che nel frattempo con la forza e la pulizia etnica era diventata Jugoslavia, mia nonna, quella ragazza di 30 anni, ha trovato in casa sua e così tutti i miei familiari in casa loro gli “eroici partigiani” infoibatori, stupratori.
Voglio sottolineare che la mia famiglia era in Istria dal 1400. Ora questa è una piccola parte della mia vita vissuta, ma potrei scrivere pagine ancor più gravi e tristi.
La storia che viene negata è quella di circa 500.000 persone la cui unica colpa era essere Italiani. Perciò e concludo, mi sento più che autorizzato a definire ‘persone di mexxa’ questi vigliacchi assassini. Se poi queste parole indignano le “istituzioni”, i verdi, i rossi, l’Anpi, e chi volete voi, beh me ne farò una ragione“.
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