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Italia & Estero

Meglio le classi “ghetto” o quelle “pollaio”?

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Il caso della classe di scuola primaria denominata “ghetto” in  Alto Adige ove sono stati destinati alunni di madrelingua italiana e figli di immigrati (QUI link) ha fatto scalpore.

La motivazione però data dalla dirigente scolastica è – a parere di chi scrive – apparentemente convincente e pare dettata dall’esigenza pratica: la collocazione di un soggetto totalmente digiuno della lingua tedesca in mezzo ad alunni già bilingui inesorabilmente rischia di rallentare l’apprendimento ella classe. Tanto vale differenziare la formazione finché la differenza non viene colmata. Ma potrebbero anche venire presi in considerazione anche dei corsi extra e/o propedeutici per coloro che lo necessitano.

Ai miei tempi, quando le “primarie” erano le scuole elementari della Riforma Gentile, in casi simili erano previste le classi differenziali che erano, appunto, destinate non tanto alla ghettizzazione come si è detto invece ora, ma al recupero di situazioni difficili, senza rallentare l’apprendimento di tutti gli altri.

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La scuola, però, negli anni è stata soggetta a ideologie, “18 politico“, tagli e problematiche che hanno portato il livello della preparazione della gioventù ad abbassarsi in modo evidente. Ed i risultati li ritengo evidenti. 

Quindi – a mio personale parere – bene alle classi differenziate, denominate “ghetto” ma che tali non le ritengo, e male per le classi invece “pollaio”, dove per portare avanti tutti a tutti i costi, si mortifica chi eccelle o semplicemente vuole studiare senza intoppi e rimanere al passo del programma.

a cura di Stefano Sforzellini

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