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Manifesti shock, Maglione: “Per me nel 2018 la gogna mediatica. Ora il Comune intervenga”

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Ci risiamo. Ancora una volta gli esponenti di Süd Tiroler Freiheit propongono una campagna pubblicitaria offensiva verso tutti gli italiani. Esposti, querele, interrogazioni parlamentari e condanne bipartisan non si sono fatti attendere per quei manifesti ritenuti lesivi della dignità professionale di un’intera categoria, quella dei medici.  E il caso è diventato nazionale.

Poster affissi negli spazi antistanti l’ospedale di Bolzano, proprio alle fermate dei bus. Non uno ma quasi una decina. “Il medico non sapeva parlare tedesco“, recita lo slogan che accompagna l’immagine di un cadavere.

Spazi che, come è noto, sono di proprietà del Comune ma in appalto alla ditta First Avenue.

Quello che è successo in questi giorni a Bolzano è certamente materiale interessante per la commissione Segre, ma evidentemente non abbastanza per quella comunale istituita nel 2018, quando l’assessora Lorenzini montò un caso mediatico per due natiche che comparivano su un cartellone esposto in zona industriale.

Il sindaco Renzo Caramaschi lo ha subito sottolineato, che quei rettangoli pubblicitari non sono gestiti dalla sua amministrazione ma il problema, a sentire Max Maglione, titolare dell’omonima agenzia di comunicazione bolzanina, sarebbe un altro.

Non è certo sulla scelta del messaggio di STF che voglio sindacare, ma sulle motivazioni per le quali ancora nessun esponente politico del Comune di Bolzano, almeno di quelli che puntarono il dito contro la mia agenzia lo scorso anno, abbia chiesto l’immediata rimozione dei manifesti affissi in spazi comunque di proprietà del Comune stesso e dati solamente in concessione ad un’agenzia pubblicitaria – protesta Maglione – . Dico questo perché per un episodio assai meno rilevante, in passato la mia agenzia è stata accusata di sessismo“.

La polemica montata allora (era l’autunno del 2018) era riferita proprio all’immagine di cui sopra, quell’anonimo “lato B” che campeggiava su un cartellone issato sulla struttura portante di un camion vela parcheggiato in via Siemens (noi l’avevamo commentata qui Sessismi, femminismi e bucce di banana: il caso Lorenzini).

La dura presa di posizione riguardo al manifesto commerciale ha portato l’assessora a segnalare la pubblicità all’organo di vigilanza, chiedendone la immediata rimozione e valutando anche la possibilità di presentare una denuncia.

Maglione è arrabbiato? In fondo, a quel tempo, fu l’assessora a uscirne peggio, con l’attacco femminista a un cartellone che raffigurava due anonime chxxppe, mentre nel frattempo proprio l’amministrazione comunale di cui fa parte stava finanziando e patrocinando un Festival del Porno in città. Ricorda?

Ricordo. La segnalazione di Lorenzini scatenò però una gogna mediatica durata una settimana anche nei confronti della mia persona, in qualità di titolare dell’agenzia. Nessun riferimento al cliente che espressamente aveva richiesto quel tipo di messaggio pubblicitario. Come pensa che mi possa sentire oggi, constatando che alla vista di questi manifesti scandalosi, in quanto non si tratta di arte comunicativa ma solamente di odio e razzismo, nessuno si sta muovendo?

Addirittura era stata creata allora una commissione comunale per la vigilanza sui messaggi pubblicitari nel capoluogo altoatesino, che però, in questo caso specifico non ho sentito esprimersi. Che fine ha fatto oggi quel fantomatico organo regolatore?

Il messaggio veicolato dal suo cartellone non era certo leggero. Lei allora è stato davvero accusato di sfiorare il becero sessismo.

Io ho fatto solamente ciò che il mio cliente mi ha richiesto, non intendendo nella maniera più assoluta risultare offensivo nei confronti delle donne. Discutere sulla bontà o meno di un certo tipo di messaggio ci sta. Fa parte del gioco e siamo in democrazia. Ma il metodo e il metro di giudizio, quelli si che devono essere uguali per tutti.

Riprendiamo dunque la sua domanda: che fine ha fatto la commissione e come mai nessuno interviene?

Giriamo il quesito a chi l’ha istituita. Qualora tale organo sia ancora operante, e a questo punto mi chiedo se lo sia mai stato, domando pubblicamente se in Municipio abbiano intenzione di intervenire, per trasparenza, per principio di equità e con lo stesso sdegno, anche su questa questione.



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