Italia & Estero
L’Italia del Lavoro: 1.000 vittime nel 2024, un bilancio tragico e preoccupante
Il 2024 si chiuderà con un dato drammatico: 1.000 morti sul lavoro registrati entro il mese di novembre, con un aumento rispetto ai 968 dello stesso periodo del 2023. A sottolineare la gravità di questa emergenza è Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, che evidenzia come i cantieri e i lavoratori stranieri restino tra i gruppi più colpiti. “Sono 147 le vittime nei cantieri, mentre i lavoratori stranieri continuano a registrare tassi di mortalità ben superiori alla media nazionale. È fondamentale migliorare la formazione per superare barriere linguistiche e culturali che compromettono la sicurezza”.
La fotografia più recente dell’Osservatorio mostra una mappatura del rischio di morte sul lavoro nelle regioni italiane, utilizzando una scala cromatica che richiama quella delle zone pandemiche. La “zona rossa”, con un’incidenza superiore al 125% della media nazionale (31 morti ogni milione di lavoratori), comprende Basilicata, Valle d’Aosta, Umbria, Trentino-Alto Adige, Campania, Sardegna e Sicilia. Veneto e Marche si distinguono invece come uniche regioni in “zona bianca”, con un’incidenza inferiore al 75% della media nazionale.
Un aspetto particolarmente allarmante riguarda i lavoratori stranieri: su 731 decessi in occasione di lavoro, ben 164 sono stranieri, con un’incidenza di 69,1 morti ogni milione di occupati, più del doppio rispetto ai lavoratori italiani (26,7). Questi numeri confermano una vulnerabilità strutturale che richiede interventi mirati e urgenti.
L’analisi per fasce d’età evidenzia come il rischio maggiore si concentri tra i lavoratori più anziani: gli ultrasessantacinquenni registrano l’incidenza più elevata (131,5 morti ogni milione di occupati), seguiti dai lavoratori tra i 55 e i 64 anni (49,7). Tuttavia, in termini numerici, la fascia 55-64 anni conta il maggior numero di vittime (254 su 731).
Il settore delle costruzioni si conferma il più pericoloso, con 147 decessi a novembre 2024. Seguono trasporti e magazzinaggio (99), attività manifatturiere (94) e commercio (51). A livello geografico, è la Lombardia a registrare il maggior numero di vittime in occasione di lavoro con 121 decessi, seguita da Campania (73), Emilia-Romagna (68) e Lazio (67).
Anche il fenomeno delle morti in itinere, legate agli spostamenti casa-lavoro, mostra un aumento significativo: 269 vittime nel 2024, 46 in più rispetto al 2023. Tra queste, 30 sono donne, portando il totale delle vittime femminili (tra lavoro e itinere) a 80. Il giorno più critico della settimana si conferma il martedì, con il 20,2% degli infortuni mortali registrati.
Nonostante l’aumento dei decessi, le denunce di infortunio in generale rimangono stabili: 543.039 nel 2024, contro le 542.568 del 2023 (+0,09%). Le attività manifatturiere si confermano il settore con il maggior numero di denunce totali (65.777), seguite da costruzioni (34.414), sanità (33.660) e trasporti (31.958). La fascia d’età più colpita da infortuni totali è quella tra i 45 e i 54 anni, con 120.258 denunce.
L’Osservatorio Vega utilizza un sistema di zonizzazione per rappresentare il rischio nelle diverse regioni italiane, aiutando a identificare le aree più critiche e favorendo interventi mirati. La mappa cromatica, con le zone bianca, gialla, arancione e rossa, permette un confronto chiaro tra le regioni, indipendentemente dalla loro popolazione lavorativa.
Dietro ogni numero c’è una tragedia umana, e i dati aggiornati al novembre 2024 rappresentano un monito per intensificare gli sforzi nella prevenzione, nella formazione e nella tutela dei lavoratori. “L’obiettivo – afferma Rossato – deve essere quello di invertire questa tragica rotta, riducendo gli infortuni e le morti sul lavoro con interventi concreti e coordinati a livello nazionale”.
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