Politica
“L’incompetenza e la spocchia”: lettera del consigliere Puglisi Ghizzi a Kompatscher sulla mala gestione dell’emergenza
Sugli strafalcioni, gli impedimenti, la latitanza di alcuni servizi fondamentali per i cittadini in questo periodo di emergenza legato alla diffusione del contagio da Covid 19, forse non si è detto abbastanza. Riportiamo di seguito la lettera/segnalazione inviata alla notra redazione dal consigliere comunale Maurizio Puglisi Ghizzi.
La segnalazione di un possibile caso di coronavirus, il grido inascoltato non di un politico, ma di un cittadino. Anche nel momento in cui stiamo scrivendo. Senza volere aggiungere altro.
“Ho letto le dichiarazioni di Arno Kompatscher sulla sua volontà di portare in tribunale chi abbia da ridire sull’ormai celebre “operazione scaldacollo”, punta di diamante della dimostrazione di inadeguatezza dei vertici della giunta provinciale che delle istituzioni sanitarie altoatesine.
Per favore Arno portaci me in tribunale – già ci hai provato ma senza risultato – dammi la possibilità di parlare, dimmi cosa vuoi che scriva per farlo, tralasciando le ‘estorsioni’ ai pazienti in coma e la gestione più che discutibile della sanità altoatesina – una volta eccellenza, oggi scivolata di molto nella classifica nazionale (fonte Sole 24ore).
Scriverò sulla gestione quotidiana di questa emergenza.
Domenica 15 marzo inizio ad avere febbre a 38 e vari dolori alle ossa, mi metto a letto e vi rimango fino al 26 marzo sempre con febbre. Non mangio, bevo ma non riesco a muovermi dal letto.
Ovviamente il lunedi mattina chiamo il mio medico il quale si sincera che non abbia problemi respiratori e/o bruciore agli occhi e ricevendo assicurazione da me, mi ordina di tenere sotto controllo la febbre con della Tachipirina.
Le giornate (chiuso in casa con due figli) passano, non cosi febbre e dolori. Dopo una settimana la febbre sale arrivando a 39 ed a questo punto il medico, con cui ero in contatto, provvede alla segnalazione del caso ed alla richiesta di un tampone.
Ovviamente subentra la preoccupazione per i figli con me in casa, il pensiero con chi fossi entrato in contatto, non riesco a mangiare e la febbre è costante con piccole interruzioni dovute alla tachipirina. Preoccupazione che inizia a pesare sui miei figli ‘ma – ho pensato – domani faranno il tampone e vedremo’.
Il giorno dopo nessuna chiamata, visita o notizia dal “centro provinciale per il coronavirus” (nome di fantasia visto che nessuno capisce a chi e chi debba rispondere al medico il quale resta in contatto con noi e ripete la segnalazione).
Segnalazione che, evidentemente, si deve essere persa nelle scatole dei scaldacollo… Chiamo il numero messo a disposizione dalla Provincia e risponde un’impiegata che non sa dire altro che lei non sa a chi sono fatte le segnalazioni, che posso inviare una mail all’indirizzo sul sito e “state in casa e non andate in ospedale”.
Anche il mio medico non sa che dire. Venissero con il tampone, si potrebbe capire cosa fare. E cosi arrivo a giovedi scorso (nel frattempo ho la conferma di essere entrato in contatto con una persona ricoverata per Covid 19 due settimane fa circa) e, per fortuna la febbre non si presenta più (12/13 giorni comunque non sono pochi) e, seppur debole, mi alzo e riprendo una vita “normale”…
E la segnalazione? E il tampone? Niente, nessuno si è fatto vivo e voglio vedere se lo faranno la prossima settimana.
Ora caro Arno, assessore Widmann, ing. Zerzer cosa dovrei pensare, cosa dovrei dire? Che la gestione dell’emergenza è al top, che per fortuna in Alto Adige ci avete fornito gli scaldacollo per la favolosa cifra di 700mila euro sottratti alla sanità vera che ne ha bisogno? Che siete il modello dell’efficenza teutonica nella gestione dell’emergenza sanitaria?
Se invece di migliorare, la situazione fosse trascesa? Se durate la notte non fossi riuscito a respirare ? Erano 14 giorni di febbre e dolori, forse una “visita” ci poteva stare.
Purtroppo per l’ennesima volta ho avuto prova della vostra inadeguatezza. Mi auguro con tutto il cuore che finisca al piu presto e spero veniate chiamati a chiudere i conti“.
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