Politica
Legge fase 2, Urzì: “Un capolavoro di marketing politico, impugnato dal governo”
“Una colossale arma di distrazione di massa dalla pressoché totale assenza della Provincia sulle sfide vere, non quelle di immagine. Davvero divertente che il governo abbia impugnato la legge provinciale sulle riaperture ma che i consiglieri di Pd E M5S non abbiano votato in consiglio contro questa legge. Si chiariscano fra di loro e smettano di fare solo teatro“.
Così il consigliere provinciale di Fratelli d’Italia/AANC Alessandro Urzì, a poche ore dall’annuncio dell’approvazione del dlp sulla gestione locale per la fase 2 subito impugnata da Roma per evidenti incongruenze con quanto dettato a livello nazionale dal governo in materia di sicurezza sul lavoro (Fase 2: il governo impugna la legge provinciale. Boccia: “Inevitabile per sicurezza sul lavoro”).
“La Provincia fa una legge (che non potrebbe fare perché la competenza, dice la Costituzione, non è sua ma dello Stato, ma intanto la fa lo stesso ma pare non gliene freghi niente a nessuno) che autorizza tutte le attività a ripartire. Evviva! Strepitoso! Una settimana prima che nel resto d’Italia, non due mesi prima. Ma il delirio collettivo fa perdere di vista il calendario e sembra una rivoluzione.
Ma il bello arriva dopo: siccome ‘ti faccio ripartire’ io Provincia ho esaurito i miei doveri nei tuoi confronti. Quindi non chiedermi soldi e aiuti. ‘Ti faccio ripartire, mica come lo Stato, cosa vuoi di più?’ Ossia? Il costo (economico) della crisi sarebbe stato tutto scaricato sulle imprese, i piccoli commercianti, gli artigiani. ‘Adesso potete lavorare!’ spiega Kompatscher e compagni. A costo zero per la Provincia e a costo totale sulle imprese mandate a combattere in prima linea (contro il virus e fra mille limitazioni) con le scarpe di cartone.
I 4 miliardi di aiuti promessi dalla Provincia li avete visti? No, ma per non farci pensare hanno pensato alla geniale idea della legge sulla ripartenza sette (dico sette, non 170) giorni prima del resto d’Italia. Così al posto che chiedere una mano alla Provincia i commercianti e poi tutti gli altri dovranno fare scontrini. E non si pensi che riaperta la saracinesca gli affari siano quelli di gennaio… Ma questo non lo dice nessuno. Affari loro.
Così con un colpo solo il geniale governo provinciale è riuscito a fare dimenticare di non avere messo più che quattro soldi sul piatto del sostegno all’economia ma in compenso porta a casa l’entusiasmo di chi voleva tornare alla normalità che normalità non sarà. A spese sue.
Sinora gli aiuti sono consistiti nel rinvio (non annullamento, rinvio) delle tasse e tributi locali (che si pagheranno da fine anno, quindi non sono stati cancellati), nelle garanzie sui prestiti delle banche (che potrai restituire in comodo rate che ti impiccheranno per i prossimi anni) e sui mini prestiti a fondo perduto (tassati, quindi dimezzati) sino a 10.000 euro (ma devi essere una bella azienda se no aspettati magari 3000 o 4000 euro, non di più, ovviamente tassati, per pagarci una mini frazione delle spese vive che hai avuto in questi mesi, ma solo se dimostrerai un calo di fatturato, quindi che se guadagnerai troppo perché va incredibilmente bene dovrai restituire i soldi – con gli interessi, ovviamente – , se no ti spingono magari a fare del nero – e speriamo non accada mai – per stare nei margini richiesti e non perdere due lire che per te sono ossigeno).
Un vero successo come piano di sostegno provinciale alla economia locale… Se si aggiunge il disastro della cassa integrazione in deroga ed i ritardi nell’erogazione dei 600 euro dello Stato la frittata è fatta“.
Solo due giorni fa Urzì si era già posto sul piede di guerra annunciando di procedere (cosa che poi ha fatto) con la stesura di una relazione di minoranza (Kompatscher contro Roma vuole lo scudo della legge provinciale. Urzì: “No al metodo catalano” e Lettera di Urzì a Boccia: “Aperture differenziate non diventino la scusa per volontà separatiste”).
Conclude il consigliere: “Cosa volevamo noi? Avviare la ripartenza con un minimo di prudenza e non solo per arrivare prima di tutta Italia per l’operazione di marketing e di distrazione sopra esposta, favorire aiuti economici alle aziende per sopportare almeno questi dieci giorni e gli investimenti per i costi della ripartenza, aiutarle con liquidità che non si è vista a sopportare i costi sopportati (ci riempiamo sempre la bocca della nostra autonomia ricchissima, poi quando ce n’è bisogno pare che non ce ne sia mai per nessuno…).
Un po’ di arroganza in meno ed un po’ di concretezza in più.
In sintesi, la legge sulla ripartenza avrebbe aperto tutto mentre l’Alto Adige mostra un tasso R0 (quello di contagio) fra i più alti d’Italia e questo non sarebbe avvenuto sulla base di uno studio epidemiologico perché la Commissione che farà lo studio nascerà solo dopo la riapertura.
Lo avrebbe fatto costo zero per le casse della Provincia, ma questo trasforma in quello che non può che essere definito un delirio collettivo la Provincia in una paladina della economia (su cui viene scaricato l’onere di risolversi i problemi da sola).
Fa dimenticare d’un tratto che solo un mese fa la giunta provinciale parlava di investimenti per 4 miliardi; dichiarava la indipendenza della Provincia di Bolzano su scelte di natura costituzionale dall’Italia repubblicana (ingaggiando uno scontro istituzionale alla catalana), mandando tutti allo sbaraglio. Ma è un grande successo. Sì, di marketing“.
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