Italia ed estero
Le piste sull’attentato a Mosca: chi ha organizzato il massacro?
Il quotidiano “Il Giornale” solleva interrogativi e propone riflessioni sulla matrice dell’attacco terroristico che ha scosso Mosca ieri sera. Questa mattina, sabato 23 marzo, il bilancio (forse ancora provvisorio) parla di 115 vittime. Un confronto viene immediatamente tracciato con precedenti attacchi, come quello del teatro Dubrovka nel 2002 e del Bataclan a Parigi nel 2015. Il Crocus City Hall, luogo dell’attuale tragedia, è ora al centro di congetture e analisi mentre si teme il rischio di ulteriori attacchi.
La situazione attuale getta un’ombra inquietante sul futuro della Russia, soprattutto dopo le recenti elezioni. La ricerca dei responsabili procede e ci si interroga sui possibili mandanti di un’azione così sofisticata e simbolicamente carica, capace di risvegliare memorie collettive dolorose e di inserirsi nel contesto politico attuale, compreso il recente decesso di Alexei Navalny e l’esito delle elezioni.
La “pista cecena” torna prepotentemente alla ribalta, vista la storia e le recenti tensioni nazionaliste. Ramzan Kadyrov, leader ceceno, pur essendo tra i sospetti, ha espresso condoglianze e condannato l’attacco tramite il suo canale Telegram, lasciando intendere che le forze russe agiranno con severità contro i terroristi.
Tuttavia, il conflitto in Ucraina introduce altre possibili direzioni investigative. Consiglieri di Volodymyr Zelensky hanno categoricamente escluso ogni coinvolgimento di Kiev, sottolineando la non appartenenza dell’Ucraina a strategie di guerra terroristiche. La situazione ucraina porta però alla luce la resistenza anti-Putin, con gruppi come Legion Libertà e Corpo dei volontari russi che hanno guadagnato visibilità per le loro azioni contro il regime.
Un’altra ipotesi, quella interna alla Russia, evoca il fantasma di complotti orchestrati dalle stesse autorità russe, una teoria oscura che trova echi nell’incidente dello “zucchero di Ryazan” del 1999 e nelle affermazioni dell’intelligence ucraina, che vede l’attacco come una provocazione di Putin. Anche l’allarme emesso dall’ambasciata americana circa possibili attentati nelle sale da concerto aggiunge complessità alla situazione, con la Russia che chiede agli Stati Uniti di condividere eventuali informazioni in loro possesso.
In questo clima di incertezza e sospetto, l’indagine sulla strage procede mentre il mondo osserva con apprensione la risposta di Mosca e l’evolversi della situazione.
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