L’ayatollah Khamenei accusa Usa e Israele

La caduta del regime di Bashar al-Assad va attribuita, secondo l’ayatollah Ali Khamenei, a un “piano congiunto” tra Stati Uniti, Israele e Turchia, volto a disgregare l’Asse della Resistenza che coinvolge Gaza, Libano e Siria.

Khamenei ha accusato Israele e gli Stati Uniti di essere i responsabili di questo esito, mentre il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha rivendicato il successo nel contrastare l’influenza iraniana nella regione. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha invece imputato a Khamenei il fallimento, a causa dell’investimento in gruppi armati per combattere Israele.

 

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Katz, durante una visita al confine giordano, ha accusato l’Iran di voler creare un “fronte orientale” contro Israele, mentre le incursioni israeliane in Siria preoccupano le cancellerie occidentali. La Francia ha chiesto il rispetto degli accordi del 1974 sul disimpegno militare tra Israele e Siria, e Germania e Cremlino hanno invitato alla moderazione per evitare ulteriori destabilizzazioni.

Mosca, che ha offerto asilo ad Assad, ha confermato il suo ritiro strategico, sottolineando la complessità della situazione. La Russia ha dichiarato di non essere vincolata alla Corte penale internazionale, chiudendo così la porta a un eventuale processo contro Assad.

Intanto, il segretario di Stato americano uscente, Antony Blinken, si prepara a visitare Giordania e Turchia per discutere la crisi siriana e la transizione di potere. Al G7, l’attenzione sarà rivolta alla nuova leadership di Muhammad Bashir, che ha già suscitato controversie per l’esposizione della bandiera jihadista accanto a quella siriana. I leader mondiali chiedono garanzie sulla lotta al terrorismo e il rispetto dei diritti civili per assicurare il sostegno internazionale al nuovo governo.