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Alto Adige

Lavoratori germanici, austriaci e svizzeri: in Alto Adige sono 3.000

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Lavorano come medici, all’università e come ricercatori. Sono attivi nelle aziende altoatesine, nell’amministrazione e negli uffici, nelle scuole come insegnanti, nel settore alberghiero come camerieri e cuochi, nella logistica e nei trasporti come autisti: stiamo parlando dei circa 3.000 dipendenti con passaporto austriaco, tedesco e svizzero che lavorano in Alto Adige.

Su questo tema è incentrato il nuovo numero del bollettino Mercato del lavoro news.  Secondo la pubblicazione dell’Osservatorio del mercato del lavoro la cifra di 3.000 occupati corrisponde a circa l’1,5% di tutti i dipendenti del nostro territorio e una quota dell’11% di tutti gli occupati dipendenti stranieri. Con quasi 3.300 dipendenti, l‘anno 2008 ha registrato il livello più alto finora. Sono circa 2.000 i lavoratori tedeschi, 1.000 i lavoratori austriaci, mentre è particolarmente esiguo il numero dei lavoratori svizzeri presenti in Alto Adige. “Anche se le cifre non sono molto elevate, i lavoratori dipendenti austriaci e tedeschi sono una parte essenziale del mercato del lavoro altoatesino“, conclude l’assessore Philipp Achammer.

Lavoratori in professioni qualificate

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Una caratteristica speciale dei dipendenti austriaci e tedeschi è che, a differenza di quasi tutti gli altri dipendenti stranieri, lavorano negli stessi settori come i cittadini italiani. Il settore pubblico gioca un ruolo importante: negli anni dal 2009 al 2019, una media del 30% dei cittadini italiani era impiegato nel settore pubblico, rispetto al 27% degli austriaci e al 23% dei tedeschi. “È interessante notare che i dipendenti austriaci e tedeschi lavorino principalmente in professioni altamente qualificate.

Questo vale in particolare per le persone residenti: più del 40% degli austriaci (46%) e dei tedeschi (44%) è impiegato come dirigenti, con professioni altamente specializzati o in professioni tecniche. Per fare un paragone: tra i cittadini italiani questa quota è poco meno di un terzo (29%)”, spiega Stefan Luther, direttore della Ripartizione lavoro. La situazione è diversa per gli altri dipendenti: Tra gli stranieri senza cittadinanza tedesca e austriaca dominano le cosiddette “professioni non qualificate“.

Settore pubblico principale datore di lavoro

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Il datore di lavoro più importante per i cittadini austriaci e tedeschi è l’amministrazione provinciale. Questa impiega una media annuale di 159 austriaci (17% di tutti gli austriaci occupati nel mercato del lavoro territoriale) e 224 tedeschi (10% di tutti i cittadini tedeschi occupati). Per entrambi i gruppi segue l’Azienda sanitaria con 30 cittadini austriaci e 88 tedeschi, la Libera Università di Bolzano (rispettivamente 44 e 9) ed Eurac Research (rispettivamente 36 e 12). Seguono i datori di lavoro privati: tra gli austriaci si tratta di Leitner (15) e Prinoth (9); tra i tedeschi i fornitori di servizi logistici Fercam (36) e Autotransporte Günther (25) nonché le aziende Fielmann (22) e Alupress (17). Gli austriaci e i tedeschi rappresentano il 6% di tutte le persone impiegate con contratti parasubordinati, rispetto a solo l’1,5% dei dipendenti. Questo è dovuto principalmente al settore dell’istruzione.

Maggiore concentrazione a Bolzano e nelle zone di confine

Circa un quarto degli austriaci e dei tedeschi sono impiegati a Bolzano. Per il resto, questi lavoratori sono distribuiti in tutto il territorio provinciale come i lavoratori residenti con cittadinanza italiana. Fanno eccezione le vallate ladine, dove la percentuale di austriaci e tedeschi risulta essere più bassa. Nelle regioni di confine di Vipiteno e San Candido invece, la percentuale di lavoratori austriaci e tedeschi è relativamente alta: è del 2,5% nella zona di Vipiteno e addirittura del 2,9% nella zona di San Candido. Ciò è dovuto anche ai movimenti dei pendolari su entrambi i lati del confine.

Alto Adige sede di lavoro per i lavoratori dei Paesi DACH

I dati pubblicati dall’Osservatorio del mercato del lavoro forniscono indicazioni indirette sulla funzione dei lavoratori provenienti da questi paesi in Alto Adige. “Non si tratta tanto di un afflusso generale di manodopera: mentre negli anni dal 2009 al 2019 il numero di lavoratori con cittadinanza italiana è aumentato dell’1,5% media annua, i lavoratori austriaci sono aumentati moderatamente (+0,4%) nonostante le fluttuazioni, mentre quelli tedeschi (-0,4%) sono diminuiti leggermente. Questo dimostra che abbiamo a che fare con due gruppi molto speciali”, analizza il direttore Luther. A differenza di 10-12 anni fa, quando c’era un’eccedenza di lavoratori soprattutto in Germania, ora ci sarebbe una domanda stabile in questi due Paesi d’origine, soprattutto per i lavoratori altamente qualificati. “Oggi giocano un ruolo soprattutto fattori come la richiesta di questi lavoratori altamente qualificati in Alto Adige”, sottolinea Luther. Una certa mobilità naturale tra lavoratori austriaci e sudtirolesi esiste nelle regioni di confine settentrionali e orientali dell’Alto Adige. Nell’Alta Val Isarco e nell’Alta Pusteria si sono già sviluppati mercati del lavoro transfrontalieri su piccola scala; sia per l’Alta Val Venosta che per l’Oberland tirolese, la Svizzera costituisce la principale attrazione di manodopera.

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