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Alto Adige

Lavoratori del turismo in rivolta in Val Gardena: denunciano ore extra non pagate

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La quiete della Val Gardena è stata recentemente squarciata dal grido di protesta dei lavoratori del settore turistico. In una mossa che riflette una crescente tensione nel settore, dipendenti di alberghi e ristoranti si sono radunati, armati di cartelli e determinazione, per denunciare una prassi inquietante: la mancata retribuzione delle ore di lavoro straordinario, nonostante gli accordi presi con i datori di lavoro.

Antonella Costanzo, rappresentante della Filcams Cgil, non sembra sorpresa da questa escalation. La sindacalista riferisce di una denuncia presentata settimane fa, che metteva in luce non solo la questione delle ore lavorative eccessive, ma anche la pratica controversa di omettere dal salario variabili chiave quali gli straordinari – parte integrante dei contratti collettivi. Le buste paga sono spesso elaborate al netto e, in questa versione distorta del netto, vengono inseriti elementi che dovrebbero essere calcolati separatamente, come le mensilità aggiuntive e gli assegni familiari.

Il “Camper dei diritti” della Cgil si muove attraverso la regione come un faro di speranza per chi cerca assistenza e giustizia. Costanzo riferisce di un’affluenza di 80-100 persone in soli due giorni, un segno che il servizio sta guadagnando importanza come punto di riferimento per i lavoratori che lottano per ottenere una retribuzione equa di fronte a orari di lavoro estenuanti.






La stagione invernale si avvicina al termine, e i lavoratori hanno scelto questo momento per far sentire la loro voce, stanchi di turni massacranti da 12 a 14 ore, spesso senza il giusto compenso. La situazione è particolarmente grave nelle cucine degli alberghi e dei ristoranti, dove lo staff ridotto spesso si traduce in carichi di lavoro insostenibili per i pochi dipendenti rimasti.

La protesta di Ortisei diventa così un simbolo potente di una malcontento diffuso in tutta la provincia. Oltre a sollevare questioni di salute e sicurezza, la lunghezza delle giornate lavorative, e la mancanza di una remunerazione adeguata, rappresentano una flagrante violazione di diritti fondamentali.

La soluzione proposta da Costanzo è inequivocabile: i datori di lavoro devono regolarizzare le posizioni dei dipendenti e garantire una retribuzione completa e trasparente. I lavoratori, dal canto loro, devono evitare accordi su retribuzioni nette, che possono sembrare allettanti all’inizio ma che a lungo termine possono nascondere insidie finanziarie. Invece, dovrebbero insistere su contratti espliciti al lordo, che riflettano tutti gli aspetti della remunerazione, inclusi tfr, tredicesima e quattordicesima, e copertura per malattia.

In questa lotta per la giustizia salariale, la Cgil si trova di fronte a un panorama di contenziosi retributivi che non sembra affatto nuovo. Il lavoro svolto dal “Camper dei diritti” ha già portato alla ricostruzione di buste paga e all’apertura di vertenze, dimostrando che i lavoratori sono pronti a lottare per i loro diritti, anche a costo di affrontare la giustizia formale. Resta chiaro che il settore ha un disperato bisogno di lavoratori, ma questi lavoratori hanno altrettanto bisogno di essere trattati con equità e rispetto.

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