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Alto Adige

La nuova legge sulla pesca protegge l’habitat acquatico

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L’attuale legge sulla pesca ha ormai 44 anni. Giuridicamente, ma anche economicamente, le condizioni quadro del settore si sono sviluppate e sono cambiate, aspetto di cui la nuova legge tiene conto. Già il nome dice molto sull’orientamento. “Tutela degli habitat acquatici ed esercizio sostenibile della pesca” è infatti il titolo del disegno di legge, che la Giunta provinciale ha approvato nella seduta odierna (6 dicembre).

Registro delle acque da pesca disponibile online in futuro

L’Ufficio caccia e  pesca ha sempre tenuto il registro delle acque da pesca. Queste vengono trasferite alla cartografia provinciale e pubblicate. Questi dati vengono aggiornati annualmente. In futuro queste importanti informazioni saranno accessibili anche a tutti i cittadini.

Semina di pesce solo in acque  non caratterizzate da uno stato ecologico soddisfacente

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La nuova legge si applica a tutte le acque da pesca pubbliche i cui diritti di pesca sono di proprietà provinciale o privata. Un punto importante della nuova legge è la gestione delle acque da pesca. Questa si è sempre basata sul piano di gestione annuale, che viene approvato dall’Ufficio caccia e pesca, dove il gestore ha la possibilità di emanare regolamenti più specifici nell’ambito dei requisiti di legge. La massima semina di pesce possibile è stata finora effettuata secondo il principio dell’annaffiatoio, indipendentemente dalla funzionalità del corpo idrico.

“La novità è che non ci saranno più ripopolamenti in acque in cui la riproduzione funziona in modo naturale e in cui sono presenti tutti gli stadi di età dei pesci“, spiega l’assessore competente, Arnold Schuler. Inoltre, possono essere utilizzate solo specie autoctone secondo la classificazione dell’Autorità Superiore per la Protezione dell’Ambiente e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Le eccezioni si applicano se si ottiene l’autorizzazione preventiva del Ministero per il ripopolamento con specie esotiche invasive.

Lavorare in acque da pesca – Inoltre, la compensazione dei diritti di pesca esistenti in caso di deviazione dell’acqua e di rinnovo delle concessioni idriche è stata recentemente regolamentata. Si distingue tra scarichi idrici di interesse pubblico e privato. La legge definisce i criteri precisi per la procedura di risarcimento. “Da un lato ci sono misure di edilizia pubblica, come quelle dell’Agenzia per la Protezione Civile, e dall’altro progetti di edilizia privata sulle acque da pesca“, sottolinea l’assessore Schuler. Per le istituzioni pubbliche dell’Amministrazione provinciale, in futuro sarà sufficiente una semplice notifica all’Ufficio provinciale competente. I committenti privati devono richiedere una perizia a questo proposito. “Nella perizia, così come nella semplice notifica, possono essere emanate norme per la protezione dell’habitat acquatico e possono essere prescritte misure di compensazione. Se i requisiti dell’Ufficio non sono soddisfatti, sarà possibile interrompere la costruzione in futuro”, spiega Schuler. La supervisione dei lavori nelle acque da pesca è assicurata da un lato dal Corpo forestale provinciale e dall’altro dai guardiapesca.

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Regolamentata la composizione delle specie nei laghetti per la pesca – Per la prima volta sono state introdotte norme anche per le acque chiuse, comunemente note come laghetti per la pesca. “Finora vi si potevano utilizzare tutte le specie ittiche, ma la nuova legge regolamenta anche la composizione delle specie in queste acque“, informa Schuler.

Promozione dei giovani pescatori – Completamente nuovo è anche il sostegno ai giovani pescatori. Finora ai minori sprovvisti di licenza di pesca era vietato pescare nelle acque pubbliche. “Ora un pescatore che rispetta le regole può portare con sé un minore a pescare e lasciargli usare la canna da pesca sotto la sua supervisione senza incorrere in alcuna sanzione”, spiega Schuler.

Contesto – In linea di principio, l’Alto Adige ha una competenza legislativa primaria in materia di pesca; tuttavia, questa è limitata alle specie autoctone. Queste specie ittiche sono state recentemente definite in modo indipendente dall’ISPRA. I pesci di cui si può dimostrare l’esistenza in Alto Adige prima del 1492, come la trota marmorata, il temolo adriatico, la carpa e diversi piccoli pesci, sono stati classificati come autoctoni o naturalizzati. In Alto Adige, la trota di fiume è attualmente classificata come autoctona solo nel bacino idrografico della Drava, che scarica a Nord. Nel resto della provincia la trota di fiume è classificata come specie esotica invasiva. La trota di fiume abita l’80% delle acque altoatesine. La trota iridea è presente nelle acque locali solo da pochi secoli, pertanto è classificata come specie ittica invasiva. Tutte le specie ittiche non classificate come autoctone o naturalizzate non possono essere introdotte nelle acque pubbliche.

Pertanto, nella primavera del 2021 è stato emanato un divieto di ripopolamento a livello nazionale per queste specie ittiche. Parallelamente al nuovo progetto di legge, l’Ufficio caccia e pesca è in attivo scambio con gli uffici competenti di Roma per cercare di modificare la classificazione della trota di fiume.

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