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La nuova Europa cambia l’assetto politico. Ora i conti si fanno con Verdi, liberali e sovranisti

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La vecchia Europa regge l’ondata sovranista ma la nuova maggioranza di Bruxelles dovrà fare i conti nel prossimo quinquennio con forze nuove e con una prevedibile discontinuità, anche parziale, di quelle che saranno le politiche economiche europee e i nuovi assetti diplomatici.

Questa è solo una delle potenziali future dinamiche che saltano all’occhio all’indomani del voto europeo del 26 maggio.

Dopo un colpo iniziale subito dai popolari, si è appurato che, seppure con qualche difficoltà, una maggioranza all’interno del Parlamento europeo ci potrebbe essere, e molto ampia tra Partito popolare, socialdemocratici e gruppo Alde. Ma non basta.

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I voti persi dai popolari e dai socialdemocratici sono stati infatti presi dai Verdi e dai liberal democratici in ascesa. Lo dimostra la nuova proiezione in grafico del Parlamento europeo di oggi, dove per la prima volta nella sua storia il Partito popolare e i socialisti dovranno dunque fare i conti con queste due nuove forze, comprese le sovraniste diffuse soprattutto nel gruppo  antireuropeista di Visegrad (l’alleanza tra Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia porta avanti posizioni euroscettiche, sovraniste e rigide in tema di immigrazione), nella Francia di Marie Le Pen, l’Italia della Lega di Salvini.

Il segnale di vera novità si è comunque visto dal fronte giovanile e da parte dei governi di una maggiore attenzione all’agenda climatica (ascesa dei Verdi) e dal fronte liberale certamente aiutato dalla presenza al suo interno di En Marche (La République En Marche) di Macron, che pure ha perso la battaglia contro Le Pen in Francia.

Sotto, una proiezione delle ore 7 del mattino del 27 maggio:

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La nuova Europa:

Chiediamo questa sera lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale“, queste le prime parole di Le Pen in  sorpasso su Macron in Francia. Ovvero, la leader  della destra estrema francese ha affermato ieri a caldo di voler chiedere lo scioglimento del Parlamento.

Stavolta il distacco dal partito della maggioranza, La Republique en Marche, è più contenuto rispetto al primo vantaggio del 2014 (23-24% contro 22-23%) ma per Le Pen questa resta in ogni caso  una grande rivincita dopo la sconfitta alle ultime presidenziali.

Nel Regno Unito già dai primi exit poll il Brexit party, il neo nato partito di Nigel Farage sorto sulle ceneri del vecchio Ukip, si attestava intorno al 32 per cento. Primo partito.

Ma il risultato britannico parla di una polarizzazione intorno al principio di pro e anti Brexit: al secondo posto ci sono infatti i liberal-democratici pro Europa poco distanti a livello percentuale.

In Grecia vince la destra di Nea Demokatia, al secondo posto c’è Siriza di Tsipras. Qui si è annunciato il voto anticipato previsto per il 30 giugno. L’estrema destra di Alba dorata dimezza invece i voti rispetto al 2014.

In Ungheria viene confermato il trionfo di Viktor Orban con poco più del 52 per cento dei voti, esclusi quelli postali che sono circa 100mila.

Mancava la Polonia dove a vincere è l’ultraconservatore Pis – Diritto e Giustizia, che non ha arretrato ottenendo circa 24 seggi. Si tratta del partito polacco di destra, di ispirazione conservatrice, moderatamente euroscettico. Il PiS è stato fondato dai gemelli Lech e Jarosław Kaczyński.

22 seggi per l’opposizione Coalizione europea, a forte vocazione europeista, nata allo scopo di bloccare l’ondata populista, sovranista ed euroscettica. Il PiS si è detto pronto a discutere un’alleanza con la Lega di Matteo Salvini e con il partito di estrema destra spagnolo Vox, ma esclude un’alleanza al Parlamento europeo con Marine Le Pen, che è alleato dello stesso Salvini.

Nel frattempo in Finlandia, dove i seggi sono già stati scrutinati entro le 21 e lo spoglio completato (era stato annunciato che non si sarebbero aspettate le 23 per rendere pubblici i risultati) a trionfare sono stati i popolari. i conservatori del partito Kok sono in testa con il 20,9%, secondi i socialdemocratici con il 16,7, seguiti dai Verdi con il 14,4%. Stabile l’estrema destra al 13,1%.

Il sorpasso a sorpresa di Verdi e Liberali segna la vera novità di queste elezioni europee: i primi con circa 7o seggi (+18) in proiezione mentre i secondi, del gruppo Alde, dovrebbero avere conquistato 107 seggi (+38). Popolari giù: con 179 seggi scendono per la prima volta sotto quota 200.

La Danimarca vede ad esempio crollare i popolari a vantaggio dei socialdemocratici. In Romania testa a testa tra i socialdemocratici al governo (Psd) e il principale partito di opposizione, il Pnl (Partito nazionale liberale).

Ai socialisti va anche Malta, che vede avanti il partito di Muscat.

Non meno importante la Slovacchia, dove i socialdemocratici risultano sconfitti mentre la Lettonia euroscettica fa vincere Dombrovskis (l’uomo che aveva accusato l’Italia di essere la «lumaca d’Europa» per colpa del governo). In Belgio, dove si vota anche per il Parlamento federale, i Verdi sono dati in ascesa.

In Germania a essere in vantaggio è il Cdu di Angela Merkel con il 27,5 (-7% rispetto al 2014) ma il partito della cancelliera registra nel 2019 il tonfo più grosso della sua lunga storia.

In Spagna i socialisti del premier Pedro Sanchez sono in testa, crolla invece il Partito popolare inabissato al 17,3%. Non ce la fa l’estrema destra di Vox che dal 13% delle ultime elezioni scende al 6,5.

In Austria invece, dopo la caduta del governo si riprende alla grande il Partito popolare di Sebastian Kurz (Oevp al 34,9%) in vantaggio di addirittura 7 punti rispetto a cinque anni fa. Seguono i socialdemocratici dell’Spoe con il 23,4%. A sorpresa e nonostante lo scandalo che ha recentemente investito il suo leader Strache, l’estrema destra dell’Fpoe arriva al 17,2%, poco meno di quel 19,7 ottenuto nel 2014.

Il centrodestra di Nea Dimokatia (ND) con Kyriakos Mitsotakis sfonda in Grecia con il 36% mentre il presidente Viktor Orban in Ungheria, con il partito Fidesz, viene dato nelle stime  al 56%.

In Irlanda il centrodestra liberale di Fianna Fáil è in calo mentre sono in grande crescita i Verdi.

In Croazia i centristi HDZ e i socialdemocratici SDP, hanno entrambi perso più dieci punti rispetto alle precedenti elezioni europee, mentre il nuovo partito populista Scudo Umano (ŽZ), alleato del Movimento 5 Stelle, è riuscito a superare la soglia di sbarramento, fissata al 5 per cento.

In un’Unione sempre più divisa tra venti sovranisti e spinte europeiste La Voce di Bolzano ha presentato man mano i dati dello spoglio.

Al voto sono state chiamate più di 400 milioni di persone per decidere chi governerà la nuova Europa. Per essere precisi, 427 milioni i cittadini chiamati alle urne per eleggere 751 eurodeputati.

 

 

 

 

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