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Italia & Estero

La manovra di bilancio e le pensioni: quota 41 o pensione minima a 1000 euro?

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Con il rientro dalle vacanze, la politica si pone la domanda: “Cosa fare sulle pensioni?” Non ci sono risorse nuove e, quindi, il problema diventa attuale.

La Lega rilancia quota 41 e stoppa l’ipotesi di ritardare i pensionamenti anticipati, attraverso un allungamento delle finestre, per chi volesse lasciare il lavoro dopo 42 anni e 10 mesi di contributi.

Forza Italia insiste per portare le minime a 1.000,00 euro. Fratelli d’Italia dovrà, giocoforza, trovare la mediazione. I Sindacati si oppongono a nuovi tagli e chiedono un  tavolo di confronto immediato.

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La materia pensionistica è argomento sensibile per la politica, che si basa sulla ricerca del consenso.

Ho già trattato il tema sulla Rivista Filodiritto, “La riforma della previdenza” del 24.06.20024 alla quale faccio riferimento.  Oggi, aggiorno il tutto con la Figura 7: Rapporto tra pensionati (over 67) e occupati (18 – 66 anni):

Alla luce della situazione sopra visualizzata, mi pare evidente che ogni uscita anticipata in pensione, comporterà un aggravio di spesa che dovrà essere adeguatamente finanziata.

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Poiché, a detta di tutti, le risorse non ci sono, la soluzione tecnicamente è una sola: introdurre misure che scoraggino i pensionamenti anticipati, così da incentivare i lavoratori a restare più a lungo in servizio.

È ovvio che questa soluzione non porterà voti ma non dissesterà i conti pubblici.

L’osservatorio dell’INPS, in questi giorni, ha pubblicato dei dati che non dovrebbero lasciare spazio a dubbi di sorta : dal 1.1.2024  ci sono oltre 157 mila  persone che fruiscono di una pensione di vecchiaia anticipata da almeno 40 anni, dopo aver corrisposto contributi per soli 14 anni 6 mesi e un giorno!

Se vogliamo insistere in queste scelte folli non dobbiamo poi lamentarci  se l’Italia è un paese strutturalmente debole sul piano dei conti pubblici e delle politiche economiche.

Intelligenti pauca come scrivevano gli antichi !

 a cura di Paolo Rosa

 

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