Bolzano
Inaugurata la mostra: “Israele 70 anni di storia – Un sogno diventa realtà”
Oggi, nella Galleria Civica di piazza Domenicani a Bolzano è stata inaugurata, alla presenza delle autorità cittadine, degli organizzatori e di un folto pubblico, la mostra: “Israele 70 anni di storia – Un sogno diventa realtà” promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune e dal’ associazione trentina “Italia-Israele” .
L’esposizione sino al 28 settembre con ingresso libero, curata da Federico Steinhaus con quadri e sculture di Tobia Ravà e allestimento di Albert Ortner, ripercorre attraverso documenti, immagini e oggetti vari, la storia della nascita e delle vicende di Israele nella loro complessità e nel loro significato più profondo.
All’iniziativa, che gode del patrocinio anche dell’Ambasciata di Israele, è stata conferita la Medaglia del Presidente della Repubblica.
Il Sindaco, parlando della mostra, ha detto che si tratta di un evento che parte dalla memoria del maggio 1948, nascita dello Stato di Israele come esito del sionismo laico e risposta della resistenza allo sterminio programmato della Shoah, per raccontare la dedizione ad un sogno del popolo ebraico.
«E’ una narrazione complicata, che pone in evidenza i problemi di chi, a seguito di una millenaria discriminazione, cercava un territorio ove la presenza ebraica avesse una sua storia: per attuare lì la propria speranza democratica, gli ebrei si sono trovati a dover affrontare una tragica guerra contro chi li considerava nemici e un corpo estraneo dal resto delle comunità arabe presenti. Conoscere le vicende – ha aggiunto il primo cittadino – fa comprendere la complessità dei conflitti arabo-palestino-israeliani.
Israele è stata la risposta di un popolo alla tragedia del proprio passato con un punto interrogativo, costante e ancora oggi irrisolto, sul futuro proprio e degli altri. La speranza di promuovere i valori di giustizia e di ricerca della pace di quei padri fondatori che, per parafrasare le parole dello scrittore David Grossman, cercavano in Israele una casa e non la fortezza dei nostri giorni».
Anche l’Assessore alla Cultura ha sottolineato l’importanza dell’evento e la scelta del luogo in cui rappresentarlo: la Galleria Civica, spazio non solo dedicato alle esposizioni ma teatro così come il Museo Civico per l’approfondimento ed il confronto culturale.
Il curatore Federico Steinhaus ha ricordato invece che l’allestimento di una mostra comporta inevitabilmente la necessità di fare delle scelte. «Quando, poi, la mostra ha come tema la storia di uno stato come Israele, da un secolo al centro di guerre, terrorismo e strategie di potere, il compito diventa ancora più difficile e delicato. Israele compie 70 anni, ma è da oltre cento anni che il problema della realizzazione di uno stato ebraico ha coinvolto praticamente tutte le potenze del passato e del presente.
Gli accordi segreti di Francia e Gran Bretagna a spese dell’Impero Ottomano alla fine della prima guerra mondiale, la rivalità della guerra fredda tra Stati Uniti ed Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale, con in mezzo la Shoah e la nascita di una coscienza unitaria del mondo arabo: il destino di Israele non si può comprendere senza tener conto anche delle guerre che ha dovuto combattere per poter continuare ad esistere e del terrorismo di cui è ancora vittima, ma tutto ciò non è sufficiente.
Pregiudizi, odio ancestrale, fanatismo religioso, ideologie perdenti e squallide traspaiono nelle due definizioni di antisionismo ed antisemitismo, che spesso indicano esattamente il medesimo fenomeno.
Questo allestimento, dunque, ha comportato molte scelte e molte decisioni, prima di tutte quella sull’impostazione storiografica. Ho deciso – ha detto Steinhaus – di privilegiare la parte meno nota della storia d’Israele, quella relativa alla nascita del sionismo, e di lasciare ai margini guerre e terrorismo, che pure hanno forgiato il carattere del popolo israeliano e del suo stato nazionale; ho scelto anche di evitare la retorica sulle grandi conquiste scientifiche e tecnologiche che pongono il piccolo Israele ai primissimi posti nel mondo.
Questi sono temi che, spero, troveranno spazio nei colloqui col pubblico e con le scuole. Questa è una mostra celebrativa di un’idea, di un ideale, di una forte volontà di opporsi ad un destino di bimillenarie persecuzioni; senza vittimismo ma con profondo coinvolgimento emotivo, che spero di riuscire a trasmettere ai visitatori“.
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