Italia & Estero
Imposta di soggiorno, le novità ed i possibili aumenti
In prospettiva la tassa di soggiorno potrebbe diventare un balzello applicato da tutti i comuni italiani senza distinzione alcuna, ma su adesione volontaria.
Attualmente a richiederla possono essere unicamente i Comuni riconosciuti come “turistici”, ma se la legge di Bilancio in corso di discussione in discussione, dovesse diventare operativa , il quadro cambierebbe radicalmente.
Al momento l’imposta di soggiorno è richiesta dagli hotel, B&B, agriturismi ed appartamenti locati attraverso piattaforme digitali. Non solo però balzello diffuso, ma anche possibile aumento.
Attualmente la tassa è da pagare in 1200 Comuni sui 7900 totali e varia da 1 a 8 euro a notte e lo scorso anno ha fruttato 702 milioni di euro. Ma in Comuni tipo Roma che applica un prelievo medio di 5,50 euro che diventa 10 per le strutture di lusso, si parla di più di 100 milioni all’anno.
Cifre importanti che come sempre succede in Italia non subiranno ribassi, ma solo aumenti. Al Mit l’idea è quella di farla diventare imposta di scopo per restituire i soldi al settore del turismo. L’Anci si spinge oltre e chiede che gli incassi della tassa di soggiorno siano destinati a finanziare decoro urbano e sicurezza.
La posizione del ministro Santanchè è quella di riconoscere l’importanza del settore turistico nella composizione del Pil e quindi l’incassato dovrebbe essere rilasciato sul settore stesso.
Insomma è chiaro che si intende cavalcare l’onda del successo turistico di gran parte delle città italiane per fare cassa, senza considerare che il turista deve già affrontare una spesa alberghiera tra le più alte di Europa per una qualità non sempre all’altezza.
La rimodulazione della tassa di soggiorno prevederebbe fino a 5 euro nel caso di costo del pernottamento inferiore a 100 euro, fino a 10 euro per una stanza tra i 100 ei 400 euro, fino a 15 euro per una sistemazione tra i 400 e i 750 euro, e si sale ad un massimo di 25 euro al giorno negli alberghi di extralusso (oltre 750 euro a notte).
Federalbereghi e Confindustria Alberghi sono contrari considerando che destinazioni d’uso diverse da quelle del comparto turistico, andrebbero a snaturare la natura della stessa tassa. In più a Roma in vista del Giubileo l’imposta di soggiorno ha già avuto un aumento del 40%.
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