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Il presidente della Provincia rappresenta l’Alto Adige a un evento Onu

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A margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che si è riunita ieri (mercoledì 21 settembre 2022) a New York, si è svolto un “High-level meeting” in occasione del 30° anniversario della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti delle minoranze al quale ha partecipato anche il presidente della Provincia.

Membri delle Nazioni Unite e rappresentanti di numerosi Stati hanno portato il loro contributo di idee ed esperienze sul tema dei diritti delle minoranze nel corso della parte introduttiva e del dibattito generale.

Fernand de Varennes, relatore speciale sulle questioni delle minoranze presso il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nel suo discorso di apertura ha parlato dei principali problemi a livello mondiale, citando un esempio che dimostra come sarebbe possibile l’efficace tutela delle minoranze: l’Alto Adige.






La soluzione della controversia in Alto Adige, 30 anni fa, è un buon esempio di come due Governi – Italia e Austria – siano riusciti a risolvere tensioni e conflitti in modo pacifico attraverso anni di negoziati e un processo di dialogo“, ha dichiarato de Varennes.

Il successo dell’Autonomia dell’Alto Adige dovrebbe essere condiviso con la comunità internazionale come un esempio luminoso. Perché oggi, in termini di pace e stabilità, ci troviamo di fronte a un numero ancora maggiore di sfide a livello mondiale rispetto a 30 anni fa“, ha dichiarato de Varennes, riferendosi alla crescente instabilità e alle tensioni in tutto il mondo. 

Nel suo intervento all’High-level meeting il presidente federale austriaco, Alexander Van der Bellen, ha fatto esplicito riferimento all’Alto Adige in Italia e alla minoranza slovena in Austria. “Dopo una storia lunga e difficile, l’Autonomia dell’Alto Adige è oggi un modello di successo per l’attuazione dei diritti delle minoranze“, ha detto Van der Bellen ricordando i progressi dalla fine della Prima guerra mondiale (1914 – 1918) ad oggi.

La promozione e la protezione dei diritti delle minoranze contribuiscono alla stabilità politica e sociale degli Stati, oltre a rafforzare l’amicizia e la cooperazione tra i popoli e gli Stati. Ma c’è ancora molto da fare, avverte il capo di Stato austriaco. “I diritti delle minoranze e le politiche delle minoranze non finiscono mai, devono sempre essere ulteriormente sviluppati, adattati alle condizioni di vita e ai bisogni attuali in ogni Paese del mondo“, ha affermato Van der Bellen. 

Come il presidente svizzero, Ignazio Cassis, che ha preso la parola dopo Van der Bellen e ha sottolineato in particolare il valore del multilinguismo, anche il primo ministro sloveno, Robert Golob, ha fatto riferimento all’Alto Adige nella sua dichiarazione e si è complimentato con Austria e Italia. L’Alto Adige era sulla bocca dei rappresentanti di tutti i 190 Stati presenti fin dall’inizio dell’evento, ha affermato con soddisfazione il presidente della Provincia di Bolzano.

La viceministra degli Esteri italiana, che ha preso la parola nel pomeriggio, dopo aver ringraziato de Varennes per il suo grande impegno in favore delle minoranze, ha a sua volta indicato l’Alto Adige come esempio di pacifica convivenza tra i diversi gruppi etnici tedesco, italiano e ladino, un modello autonomistico che, dopo i conflitti del passato, oggi sta dando i suoi frutti, tanto sotto il profilo del rispetto reciproco, del dialogo e dell’inclusione che per quanto concerne l’aspetto dello sviluppo economico e sociale.

La viceministra ha espressamente ringraziato il presidente della Provincia di Bolzano per la sua presenza a New York e ha ricordato il 50° anniversario del Secondo Statuto di Autonomia e i 30 anni della Dichiarazione sulla risoluzione delle controversie. “Nella situazione che viviamo attualmente a livello internazionale”, ha concluso la viceministra agli Esteri italiana, “l’Alto Adige costituisce un esempio per la risoluzione deli conflitti sulla base del dialogo e della comprensione reciproca”.

Il fatto che l’Alto Adige sia stato esplicitamente citato da diversi oratori come uno dei pochissimi esempi di successo a livello mondiale di soluzione pacifica di un conflitto etnico e di tutela delle minoranze non è solo un incentivo per la comunità degli Stati presenti a lavorare in questa direzione, ma rafforza anche la stessa Autonomia dell’Alto Adige“, ha detto convinto il presidente altoatesino.

Un insieme di regole internazionalmente riconosciute come positive, per le quali l’Italia e l’Austria hanno ricevuto il plauso e il riconoscimento dei rappresentanti delle Nazioni Unite e dei capi di Stato in occasione di questo importante evento nell’ambito dell’Assemblea Generale dell’ONU, grazie a questo riconoscimento ufficiale è ancora meno vulnerabile e ancora più garantito sulla scena internazionale“.

Anche l’invito al presidente altoatesino e la sua partecipazione, concordati in occasione dell’incontro dei ministri degli Esteri con il relatore speciale de Varennes a Bolzano l’11 giugno di quest’anno, erano intesi in questo spirito e con questo obiettivo. Inoltre, hanno dato al presidente della Provincia l’opportunità di promuovere una maggiore comprensione per l’Autonomia dell’Alto Adige in molti colloqui bilaterali (anche con alcuni degli oratori principali) e sulle varie piattaforme.

C’era sicuramente molto interesse“, conferma il president., che ha sempre sottolineato che l’Autonomia dell’Alto Adige non può mai essere considerata completa e deve essere costantemente sviluppata nel senso di un’Autonomia dinamica. “È sempre necessario per noi correggere, emendare e rettificare gli sviluppi indesiderati, come avviene ora a causa della giurisprudenza della Corte Costituzionale”. 

La Dichiarazione sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche è stata adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 1992. Tra le sue disposizioni più importanti vi è quella secondo la quale “le persone appartenenti a minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche hanno il diritto di godere della propria cultura, di professare e praticare la propria religione e di usare la propria lingua, privatamente e pubblicamente, liberamente e senza interferenze o qualsiasi forma di discriminazione” (articolo 2.1).

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