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Italia & Estero

Il mercato dell’arte perde il 28%

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Il dubbio di molti di neofiti che si approcciavano al mercato dell’arte era quello di trovare o meno un acquirente al momento della vendita.

Dubbio lecito, oggi supportato da un dato certo: il mercato dell’arte rallenta e perde il 28%. A certificarlo il report di Deloitte Private “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” tra fiere e aste.

Ed è un calo che arriva dopo il boom del 2022 e l’assestamento fisiologico dello scorso anno. Il mercato più attivo è quello degli Stati Uniti, New York in particolare, a condizionare il mercato sono le scelte più conservative dei collezionisti.

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I cataloghi hanno proposte di ottimo livello, ma ad essere latitanti sono le offerte e comincia a farsi sentire anche la tendenza all’acquisto di opere di giovani artisti che vengono trattate direttamente in galleria e non più nelle fiere e case d’asta. L’obiettivo è quello della rivalutazione dell’opera negli anni.

Nel dettaglio il segmento pittura perde il 26,8%; i passion assets come vino, gioielli e auto recuperano rispetto alla decrescita del -5,4% del  2022 grazie ad un’offerta molto animata chiudendo con un -3%.

A registrare il maggior rallentamento è la fascia alta del mercato che si muove con maggiore prudenza anche in considerazione della normativa tutta italiana che applica un’aliquota Iva del 22%, mentre in Germania e Francia è rispettivamente del 7 e del 5,5%.

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L’aliquota sull’importazione dei beni d’arte è del 10% che è la più alta a livello europeo e che di fatto scoraggia gli operatori ad importare opere attraverso le dogane italiane, favorendo le realtà estere. ArtBasel a Basilea, ad esempio, ha visto la partecipazione di 22 nuove gallerie con oltre 91mila visitatori per un aumento dell’11% rispetto al 2023.

La sorpresa del settore è data dagli acquirenti under 40 particolarmente sensibili al mercato digitale e che prediligono artisti millennial ultra contemporanei senza disdegnare la categoria del lusso tra cui design, borse e gioielli.     

 

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