Benessere e Salute
Il lutto ai tempi del Coronavirus: quei cari deceduti che non possiamo salutare
In questi giorni strani, irreali, impauriti e spaesati c’è un gruppo di persone che, forse più di altri, rimane privato della possibilità di dar voce alle proprie emozioni e alla propria interiorità in maniera consona e adeguata.
Il riferimento è a tutte quelle persone che hanno dovuto prendere atto del decesso di un loro congiunto e che, per gli effetti riconducibili al contenimento del virus COVID 19, non hanno potuto essergli vicino. Immaginiamo una persona infettata, che viene allontanata dai propri cari, a loro volta isolati e messi in quarantena, e che poi purtroppo decede. Difficile, quasi impossibile, diventa ora poter procedere ad un normale funerale.
In diverse città d’Italia sono infatti sospesi i rosari e strettamente contingentati i funerali in chiesa. Abolite le cerimonie di commiato e di consegna delle ceneri, ostacolate le esequie civili e religiose, rese ardue le benedizioni presso gli Ospedali e le Strutture sanitarie.
Ora, non sono molti quelli che tra noi non hanno mai fatto esperienza del dolore che segue il decesso di una persona cara; è un dolore che fa parte della natura umana, un dolore che nonostante le singole particolari declinazioni che ognuno di noi può darvi, è da sempre gestito e spesso reso più lieve e comprensibile attraverso l’utilizzo dei riti funebri.
Le cerimonie funebri rappresentano infatti uno dei riti che scandiscono il lutto e la sua elaborazione nella psiche degli individui ed è per questo che la loro pesante modificazione, causata della diffusione di questo maledetto virus, può costituirsi come un fattore traumatico e psicolesivo per chi ne deve fare esperienza.
Un funerale, con tutti i suoi dettagli e significati sociali, è infatti un rito di passaggio che consente di dare una svolta a livello emotivo, di accommiatarsi e di iniziare ognuno con i suoi tempi la rielaborazione del lutto. Un funerale è utile, a livello simbolico, anche a condividere il dolore della perdita tra tutte le persone collegate al defunto, a rendere più sopportabile il dolore per i singoli e sublimare la perdita nel ricordo.
In mancanza di esso, e al peggio in associazione all’impossibilità non legata alla nostra volontà di assistere i cari malati durante i loro ultimi giorni, aumentano purtroppo i fattori di rischio per sviluppare condizioni di lutto complicato.
Dette condizioni richiedono a maggior ragione un aiuto psicologico professionale per rielaborare la sofferenza e le difficoltà che un decesso porta con sé. Un aiuto che, nel rispetto delle specificità di ognuno, cerchi di riaprire la strada alla vita, alla forza e alla gioia, individuando una serie di accorgimenti per elaborare il lutto e manifestare le emozioni che esso suscita.
Il contributo per La Voce di Bolzano è del dottor Michele Piccolin, psicologo, perfezionato in psicologia e neuropsicologia forense e consigliere Ordine degli Psicologi della Provincia di Bolzano.
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