Economia e Finanza
I mercati altoatesini hanno bisogno di marketing digitale

“Siamo a un bivio. Il mercato del futuro e il futuro del mercato in Alto Adige si decidono adesso“. Alessio Magris è il nuovo presidente della categoria degli ambulanti per Confesercenti. Eletto dal congresso è con lui che analizziamo in profondità lo stato attuale e le prospettive delle bancarelle altoatesine. Partendo da un lavoro sempre difficile e che per molti dovrebbe essere inserito tra quelli usuranti.
“Credo sarebbe doveroso. Non parliamo certo di un operaio in un cantiere ma la vita dell’ambulante è dura. Alle 4.30/5.00 siamo già sul posto e ci rimaniamo fino alle 14.30/15.00 con ogni tipo di condizione meteorologica. Niente che non sia noto ma questa professione meriterebbe maggiore considerazione in alcuni ambiti. Senza contare che questo lavoro ormai attira poco i giovani“
Non ce ne sono?
“Nemmeno uno. Gli unici, come me, sono figli di ambulanti che hanno ricevuto la concessione e la cultura dalla famiglia. Nessuno, però, parte da zero. Da un lato non si tratta più di un mestiere particolarmente prestigioso per le nuove generazioni e dall’altra è davvero durissima partire da zero in termini di investimento. Il mercato, va detto, non ha mai perso il suo fascino ma pensare di entrarci da zero è molto impegnativo economicamente“
Diamo qualche cifra…
“Per un furgone usato va preventivato un minimo di 10.000 euro. Almeno due ombrelloni da 750 euro, inoltre, vanno messi in conto. A quel punto dobbiamo aggiungere i costi di affitto della concessione (o di acquisto) e il reperimento della merce. Meno di 20.000 euro è impossibile ma è più ragionevole una stima che viri decisamente tra i 50.000 e i 100.000 euro chiavi in mano.
Il tutto con variabili future legate a calendari non sempre certi o intemperie meteorologiche. Aprire un negozio, per esempio, è certamente dura ma presenta maggiori garanzie e, a volte, minori esborsi. Difficile essere concorrenziali da un punto di vista del rischio d’impresa“
I giovani come clienti, invece, ci sono?
“Dipende da cosa intende per giovani“
Andiamo per gradi: i teenagers?
“No assolutamente. Per loro esiste il commercio online come ambiente naturale, poi il centro commerciale e, infine, il Centro storico come negozio fisso. Forse“
La fascia 20-35 anni invece?
“Solo se hanno famiglia e solo frequentando i mercati rionali vicini a casa. Oppure li vedi all’appuntamento del sabato perché si fanno un giro prima dell’aperitivo. Che un giovane di quell’età parta da casa propria per andare al mercato è molto difficile. Ad eccezione del pollo: per il pollo lo fanno“
Quindi il mercato è destinato a non avere futuro?
“Ma no, non credo. Ritengo che quando questi ragazzi diventeranno adulti o anziani prima o poi al mercato arriveranno. Magari tra dieci anni ma arriveranno. E’ sempre stato un settore commerciale abbastanza generazionale però la partita con loro dobbiamo giocarla su un altro piano e farlo adesso“
Quale?
“Quello del branding prima di tutto. Rendere il mercato un qualcosa di cui si ricordano anche senza frequentarlo con regolarità. Bisogna, in questo senso, lavorare sul marketing digitale in modo molto più sensibile rispetto ad ora (che è pressochè nullo) e Confesercenti si sta muovendo con progetti significativi in questa direzione. I Comuni, poi, possono fare molto di più e con più convinzione“
Facciamo anche qui degli esempi…
“Il mercato del sabato è quello che si presta maggiormente. Si potrebbe creare un logo identificativo, lavorare ad una disposizione più larga dei banchi e ad un calendario di eventi all’interno del mercato. Basterebbero le bande musicali, magari in collaborazione con l’Azienda di Soggiorno. In tutte le città il mercato è anche attrazione turistica: a Bolzano facciamo fatica a connetterlo con il Centro che si trova appena dall’altra parte del ponte.
Anche Merano, in questo senso, è molto più avanti con l’organizzazione sul piazzale antistante la stazione. Non a caso i turisti puntano dritti verso la città del Passirio se devono scegliere un mercato. Invertire questa tendenza non è impossibile.
Ci sono numerose città italiane che hanno puntato sulla valorizzazione del marketing turistico dei mercati, alcuni coperti. Le best practices non sono dall’altra parte del mondo: basterebbe prendere qualche esempio da loro. O semplicemente volerlo“.
Come stanno i mercati altoatesini in generale?
“Non male ma devono migliorare. I rionali sono a misura di famiglia mentre il sabato a Bolzano e il venerdì a Merano rappresentano gli appuntamenti di maggior appeal. Tutti, però, hanno margini di crescita. Ho spiegato di piazza Vittoria ma anche nel rione di Firmian al mercoledì possiamo crescere molto per esempio.
Ci sono tante famiglie, una bella piazza grande dove portare i bambini a giocare e un bar comodo. Si sono create tutte le condizioni per una giusta experience (e torniamo nel campo del marketing). Un mix che alla lunga funziona. Dobbiamo fare la nostra parte anche noi andando verso una maggiore flessibilità generale remando tutti nella stessa direzione. Dal piccolo al grande possiamo crescere ma è adesso che si fanno le scelte decisive“.
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