Italia ed estero
Hollywood in lacrime: il clamoroso flop delle star pro-Kamala
Le stelle di Hollywood ci hanno provato fino all’ultimo, ma la loro battaglia contro Donald Trump e il suo ritorno alla Casa Bianca si è rivelata un fallimento. Da Beyoncé a Julia Roberts, passando per Lady Gaga e Ricky Martin, le celebrità si sono schierate apertamente a favore di Kamala Harris, cercando di contrastare quello che molti consideravano un “pericolo” per il futuro del Paese. Ma alla fine, il red wave ha travolto tutto e tutti.
Mentre l’Academy degli Oscar si affrettava a congratularsi con Trump per la vittoria elettorale, il mondo dello showbiz reagiva con rabbia e delusione. “Ci congratuliamo con il presidente eletto Trump e il nuovo Congresso”, ha dichiarato la Motion Picture Association in un comunicato, promettendo di collaborare su temi cruciali per l’industria cinematografica e televisiva, che sostiene milioni di posti di lavoro e miliardi di dollari in salari. Tuttavia, dietro le quinte, il clima era ben diverso. Le star, infatti, non riuscivano a nascondere la frustrazione e lo sconforto per una battaglia persa.
Jimmy Kimmel, uno dei volti più celebri della satira americana, non ha trattenuto le lacrime nel suo show notturno, definendo la vittoria di Trump “la vittoria di Putin e della polio”. Billie Eilish, simbolo della Generation Z, ha parlato di una “guerra contro le donne”, mentre Jeffrey Wright, candidato agli Oscar, ha seguito l’esempio di Bette Midler cancellandosi da X, la piattaforma social di Elon Musk, considerato un potente alleato di Trump.
Nonostante gli sforzi di star di primo piano come Beyoncé, Taylor Swift, George Clooney e Julia Roberts, che in uno spot invitava le donne repubblicane a votare in segreto per Kamala Harris, il loro impegno non è riuscito a influenzare l’elettorato in modo significativo. Anzi, alcuni analisti ritengono che l’apparizione di Kamala nello show “Saturday Night Live”, a pochi giorni dal voto, possa aver avuto un effetto controproducente, soprattutto se confrontata con la strategia mediatica di Trump. Il tycoon, infatti, ha sfruttato al massimo il potere dei podcast, come quello di Joe Rogan, in cui lui e il suo vice JD Vance hanno discusso per ore, convincendo gli elettori indecisi.
Nel giorno successivo ai risultati, il malcontento si è riversato sui vertici del Partito Democratico, considerati i veri responsabili del disastro elettorale. Adam McKay, regista satirico premiato con l’Oscar per film come “Vice” e “Don’t Look Up”, ha accusato il partito di aver “mentito per due anni e mezzo sul declino fisico e cognitivo di Joe Biden”, di aver evitato una convention aperta per scegliere un nuovo candidato e di aver ignorato temi fondamentali come la sanità e il fracking. McKay non ha risparmiato critiche nemmeno per l’alleanza con Dick e Liz Cheney e per l’indifferenza verso la situazione dei bambini a Gaza, concludendo amaramente: “Chi avrebbe mai pensato che questa potesse essere una strategia vincente?”
Hollywood, insomma, si lecca le ferite, mentre il mondo della politica americana si prepara a fare i conti con un nuovo mandato di Donald Trump.
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